Le Marche alla destra

Il 28-29 settembre si sono svolte le elezioni regionali nelle Marche. Hanno partecipato al voto il 50,1% degli aventi diritto. Il candidato della coalizione di centro-destra Francesco Acquaroli, di Fratelli d’Italia, è stato riconfermato con il 52% dei voti, sostenuto dalla coalizione di destra al governo (e quindi oltre al suo partito da Lega, Forza Italia e Noi Moderati). Acquaroli ha ottenuto più del 52% dei voti, 8 punti in più del candidato del centrosinistra, Matteo Ricci del PD, ex sindaco di Pesaro ed europarlamentare, ex renziano di ferro e esponente della destra del partito, che ha affrontato la competizione elettorale senza dimettersi, conservandosi un posto al sole. È il caso comunque di segnalare che questa volta a votare sono andati il 10% in meno degli elettori delle precedenti elezioni regionali.
Il risultato del voto suggerisce almeno due considerazioni: se la coalizione di sinistra vuole presentare un candidato credibile deve evitare di ricorrere a candidati acchiappa posti. Ricci era appena stato eletto al Parlamento europeo, era un candidato poco credibile. Se la Schlein vuole rinnovare il partito deve liberarsi di questa zavorra. Se poi si aggiungono le chiacchiere relative al suo precedente mandato di sindaco, si comprende il perché della sua sconfitta. I risultati del voto dimostrano anche che i partiti che formano la coalizione di centrosinistra, prendono più voti quando vanno al voto divisi.
A nostro avviso ha anche pesato sul voto degli elettori di sinistra la disillusione per le politiche generali del partito maggioritario che tra le tante polemiche non è riuscito a formulare una proposta complessiva di governo lanciando parole d’ordine e tematiche pure giuste come quella della sanità, ma con discontinuità e soprattutto dimostrandosi incapaci di dire che la sottrazione di risorse per finanziare la guerra in Ucraina va a danno del welfare generale del paese, peggiorando le condizioni di vita delle classi meno agiate. Se non si è contro la guerra non si è credibili quando poi ci si oppone all’aumento delle spese militari, sostenendo con pervicacia le manifestazioni di russofobia di esponenti del partito come la Picierno.
Per quanto riguarda la destra il risultato ottenuto dimostra che nei 5 anni trascorsi al governo il governatore uscente è riuscito a formarsi una solida clientela, soprattutto nella parte sud della Regione, facendo perno su alcuni sindaci del suo partito che infatti hanno ottenuto un larghissimo numero di preferenze.
Non importa se la sanità pubblica va in malora basta che si favorisca la diffusione sul territorio in modo capillare sul territorio medicina privata delle strutture sanitarie private; che si faccia di tutto per permettere alle università telematiche private di invadere il territorio, anche se questo significherà quantomeno l’accorpamento delle sedi universitarie pubbliche esistenti e certamente la chiusura di quelle minori, privatizzando la formazione e facendo aumentare i costi delle famiglie, mettendo in gioco il futuro di antiche e prestigiose università pubbliche come l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Camerino, l’Università di Macerata e l’Università di Urbino “Carlo Bo”.
Con la gestione precedente della Regione, con la concessione clientelare di piccoli e grandi favori si è creata sul territorio una vasta rete di Padroni di voti che hanno orientato le scelte dei marchigiani che ancora vanno alle urne verso la destra. Così accade che a governare è un candidato che ha raccolto il 25% dei votanti del voto dei votanti aventi diritto.
Le clientele pagano!

La Redazione