Dall’1 al 3 agosto 2025 si sono tenuti a Reggio Calabria gli Stati generali di Forza Italia sul Sud, iniziativa politica del partito di Tajani per mettere a punto i programmi del partito il meridione e in particolare per la Calabria anche in vista delle elezioni regionali e della ricandidatura del Governatore inquisito, dimissionario e candidato. Inopinatamente la kermesse si è aperta con la celebrazione di una messa Don Nuccio Cannizzaro, titolare della parrocchia di San Giorgio al Corso, la Chiesa del Santo Patrono della città di Reggio Calabria. Nell’ambiente don Nuccio è personaggio noto, tanto per aver raccolto l’eredita di do Stilo parroco di Africo.
Come il suo predecessore, che intratteneva rapporti con la ‘ndrangheta e fungeva da intermediatore tra le famiglie mafiose calabresi come Nirta, Morabito, Palamara, Barbaro, Papalia e gli ambienti deviati delle istituzioni clericali, delle forze dell’ordine e della massoneria, ponendosi nel solco della tradizione Don Nuccio, suo degno erede, ama avere lo stesso tipo di frequentazioni. Ciò malgrado è stato assolto con sentenza della Corte d’appello di Reggio Calabria dall’accusa di aver agevolato con proprie dichiarazioni una famiglia legata alla ‘ndrangheta. La sentenza ha riformato una precedente sentenza di condanna del Tribunale che lo aveva condannato con l’accusa di «associazione mafiosa con l’aggravante mafiosa per aver agito agevolando la ndrangheta».
Il dato di fatto è che il titolare della chiesa più importante del capoluogo calabrese non è nuovo a dichiarazioni sorprendenti come: «A noi preti ci dovrebbero autorizzare almeno una volta nella vita a mettere incinta una donna, per vedere che effetto fa», dichiarazione registrata in un verbale di polizia relativo a intercettazioni disposte dai magistrati inquirenti. Il fatto è che don Cannizzaro ha una personale del messaggio
evangelico tanto da sostenere che: «Gesù è stato il primo ad andare contro la rigida legge ebraica».
Non stupisce perciò che durante una partecipata omelia il Sacerdote abbia affermato «Basta con la cultura della legalità che tanti danni ha fatto”; “Va ripristinata l’immunità parlamentare, il potere scelto con il voto dagli italiani deve avere la supremazia”. Allineandosi all’idea trumpiana, data propria dal governatore Occhiuto, che il voto degli elettori costituisce il supremo tribunale, incaricato di valutare e giudicare i politici che si sottraggono al principio di legalità e si affidano le tutele delle maggioranze.
Questa commistione tra politica e religione, in sé oscena, è perversa all’origine nel momento in cui inserisce un rito religioso all’interno di un evento politico, con la finalità di conferire autorevolezza e carisma ad un’azione politica che ha l’obiettivo manifesto di canalizzare il consenso elettorale utilizzando l’appartenenza religiosa nell’ottica di uno scambio di favori che percorre strade proprie del malaffare e segna il livello del degrado della vita politica in una vasta area del paese, nella quale dominano clientelismo e alleanze tra comitati d’affare, politica, religione e associazionismo criminale.