Con affrettata superficialità la politica estera di Trump su Ucraine e Medio Oriente è stata definita fallimentare: la sua promessa di porre fine ad ambedue i conflitti in un breve lasso di tempo è fallita. Putin e Netanyahu sarebbero riusciti ad imporre le loro scelte e i loro tempi. Ciò che sta avvenendo fa sorgere il dubbio che non sia affatto così e che a dare le carte sia proprio il tanto vituperato TACO (Trump Always Chicken Out). In altre parole Trump sarebbe un codardo, uno che si tira indietro di fronte alle difficoltà, che annuncia i dazi e poi li ritira alle prime ritorsioni; un pavido. Vale la pena di riflettere sulle dinamiche e le caratteristiche sia dell’operazione “Spider’s web” messa a segno dagli ucraini, che sull’operazione “Rising Lion” di attacco all’Iran. A ben guardare i punti di contatto, le modalità di esecuzione, un insieme di caratteristiche, e soprattutto gli effetti hanno decisamente molti punti in comune, benchè alla loro esecuzione il presidente americano si dica estraneo.
La verità è un’altra Trump è un bugiardo che mente sapendo di mentire, uno che dà il colpo e nasconde la mano, che conduce la politica estera negli Stati Uniti con una inedita spregiudicatezza, avendo ben appreso e interiorizzato l’utilizzazione dei proxy, né più e né meno di quanto per anni hanno fatto altri attori sul piano internazionale. Mentre offre stati hanno dato vita a movimenti di guerriglia, hanno alimentato partiti politici, hanno costituito quinta colonne all’interno degli Stati che intendevano destabilizzare, gli Stati Uniti e loro alleati utilizzavano modalità operative diverse di destabilizzazione: non si contano i movimenti di guerriglia organizzati in America Latina e in Africa e lautamente finanziati, bensì conoscono i colpi di Stato organizzati e sostenuti, sono note le cosiddette rivoluzioni arancioni che anche di recente rallegrano la vita democratica degli Stati europei, facendosi vessilliferi dei valori della democrazia occidentale.
Questo armamentario variegato è composito di strumenti della politica internazionale e di potenza si è recentemente arricchito di due ulteriori raffinati strumenti costituiti dalle operazioni summenzionate che a ben vedere presentano caratteristiche simili e utilizzano di fatto i medesimi strumenti operativi per conseguire il loro scopo che è quello di affiancare l’azione ufficiale dello Stato, la sua politica internazionale, con strumenti ibridi di pressione che fanno parte dell’armamentario della guerra asimmetrica condotta con spregiudicatezza dagli Stati come elemento succedaneo alla loro
politica di potenza.
L’ultima di questa operazione in ordine di tempo, condotta tuttavia ancora con metodi tradizionali è stata costituita dall’azione svolta dalla Turchia che ha sostenuto e fomentato i movimenti di guerriglia operandi in territorio siriano sostenendoli fino al punto da produrre la massa critica necessaria di potenza per rovesciare il regime di Assad, complice anche il tradimento dei vertici militari, la stanchezza delle popolazioni, il mutare dei rapporti di forza a livello internazionale e l’indebolimento del sostegno russo a regime siriano, impegnato in modo diretto e prioritario nella guerra d’Ucraina.
L’ operazione “Spider’s web”
L’operazione “Ragnatela” messa a segno dai servizi segreti ucraini rappresenta indubbiamente un salto di qualità nella capacità operativa di un servizio segreto impegnato in azioni di guerra ibrida nei confronti di una superpotenza nucleare. Mentre il committente della guerra, gli Stati Uniti, conducevano un’azione di apparente mediazione tra le parti finalizzata alla composizione del conflitto, benché fossero essi i principali attori e committenti dell’azione di guerra, lungamente preparata con i fatti di piazza Maidan e una insurrezione arancione, i servizi segreti dello Stato vassallo, mettono a punto una azione terroristica che ha per obiettivo i bombardieri strategici facenti parte della triade di risposta nucleare della superpotenza russa.
L’azione viene preparata attraverso un’operazione di infiltrazione nel territorio nemico, l’utilizzo di armi di offesa, i droni, che per la loro versatilità possono essere utilizzati come strumenti di un’azione terroristica, ma ad alta intensità. Il fine dell’operazione è dimostrare al nemico l’imprevedibilità dell’azione di guerra, l’impossibilità di contenere e controllare l’iniziativa del nemico, che agisce con una variabile impazzita, senza porsi alcun limite sulle conseguenze della propria azione, dimostrando che la disperazione derivante dalla sconfitta sul campo di battaglia di una guerra tradizionale, lo pone nella condizione di non avere nulla da perdere e di non porsi alcun limite di azione, con la
minaccia, nemmeno tanto velata, di durare nel tempo, indipendentemente dalla persistenza del conflitto tra Stati. Il messaggio che l’operazione “Spider’s web” intende trasmettere è che anche se sconfitta sul campo di battaglia l’Ucraina, fino a quando esiste come entità politica, sarà sempre in grado di condurre azioni di aggressione nei confronti della Russia, minacciandone la sua integrità e la sua pace sociale, con una guerra senza quartiere, nel tempo e nello spazio.
Conviene perciò che al tavolo delle trattative la Russia addivenga a più miti consigli, accettando la mediazione di Trump, il quale al tavolo delle trattative si offre come il solo garante in grado di tenere a bada il suo proxy. ma per farlo ha bisogno di poter offrire una soluzione di compromesso del conflitto.
Mentre al tavolo delle trattative gli americani appaiono quiescenti, lasciano di fatto agli inglesi e agli ucraini ovvero ai loro proxy, il compito di svolgere e sviluppare quell’azione di contrasto necessaria a piegare il nemico alla trattativa. Si spiega così ciò che Trump dice e non dice, quando si riferisce all’operazione messa in campo dagli ucraini della quale dichiara di non essere a conoscenza, mentre non è credibile che questa sia avvenuta senza che i servizi segreti degli Stati Uniti e lui stesso ne fossero a conoscenza e l’approvassero.
L’operazione “Rising Lion
A ben guardare l’operazione “Rising Lion” presenta le stesse caratteristiche. Concepita come un’azione terroristica si serve come soggetto agente del proxy israeliano, che utilizza infiltrazioni in campo nemico attraverso l’organizzazione di azioni di sabotaggio, di omicidi mirati, di destabilizzazione delle strutture di difesa aerea, di informazione sugli obiettivi, di debilitazione dei sistemi di allerta e utilizza la forza e l’intervento militare diretto come azione conclusiva e suggello operativo dell’azione terroristica messa in atto, che ha fini di prevenzione e dissuasivi.
Anche in questo caso, apparentemente, il mandante, gli Stati Uniti, appaiono all’oscuro di tutto, addirittura sui offrono come mediatori tra le parti, salvo poi definire l’azione svolta come eccellente, a cose fatte. In questo caso il ruolo rispettivo dei proxy e del mandante è scoperto ed evidente, perché già mentre l’attacco è in corso gli Stati Uniti offrono all’Iran di riprendere le trattative in corso, interrotte dall’azione di guerra, dichiarando in modo palese che ciò eviterà loro di subire danni maggiori e più gravi dall’azione di guerra ibrida messe in atto contro di loro, peraltro palesemente sostenuta dall’azione militare di sostegno sviluppata durante le azioni di guerra israeliane nei confronti dell’Iran da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati, mossi dal senso di colpa verso Israele, al quale il nome dell’olocausto perpetrato ai danni degli ebrei, si perdona tutto, compreso il genocidio nei confronti degli abitanti di Gaza come dei palestinesi. In
realtà i motivi del sostegno di Israele da parte degli Stati Uniti sono costituiti dai profondi legami economici che legano i due Stati, dal ruolo strategico svolto da Israele a presidia di un’area il cui controllo è essenziale per perpetuare il ruolo imperiale degli Stati Uniti.
I due scenari
La risposta a quanto è avvenuto e sta avvenendo non è ancora chiara, perché gli eventi sono troppo recenti, ma se per quanto riguarda la guerra d’Ucraina una prima risposta russa viene dal campo di battaglia, dove l’esercito della Federazione continua ad avanzare come un rullo compressore inesorabile, ha aperto un’ulteriore fronte nella provincia di Sumy, minaccia di porre sotto assedio la città e, baypassandola di scendere nella nuova direttrice di operazioni fino al Dnipro, tagliando in due l’Ucraina. Il fronte del Donbass è sul punto di collassare, Костянтинівка, assediata da tre direzioni è sul punto di cadere e ciò determinerebbe l’arretramento generale del fronte. L’attavvo a Kramators’k e Sloviansk non è lontano. Questi successi sul campo di battaglia spiegano le ragioni del ricorso da parte Ucraina al terrorismo che rischia di produrre come risposta una reazione da parte russa. Vi è chi ipotizza nel futuro l’eliminazione fisica, attraverso una guerra ibrida e senza quartiere, delle cellule dei servizi ucraini, che avrebbe l’effetto di produrre una guerra endemica, proiettata nel tempo, che rischia di costituire un tratto caratteristico delle condizioni di vita dei popoli europei in quanto li coinvolge direttamente. In altre parole la guerra sul campo in Ucraina potrà anche finire con un armistizio e una pace ma i nazionalisti ucraini saranno eliminati uno ad uno dall’antiterrorismo russo e a loro volta condurranno una guerra senza quartiere che insanguinerà le contrade d’Europa e del mondo negli anni a venire.
Non molto diverso lo scenario che si profila per quanto riguarda il confronto tra Israele e l’Iran. La scelta di Israele di puntare ad un sovvertimento del regime politico vigente in Iran, sostenuto dalle armi israeliane ,appare del tutto irrealistica e destinata a fallire, e non costituisce comunque la “soluzione finale” del problema, per quanto possa contare
su quinte colonne ipoteticamente presenti nel paese. L’intervento d’Israele giunge ormai troppo tardi e non tanto rispetto al progetto iraniano, del tutto ipotetico di dotarsi di un’arma atomica, ma a fronte della capacità maturata dall’apparato militare iraniano di difendersi, anche se con armamenti che escludono l’utilizzo dell’arma nucleare.
I bombardamenti con armi convenzionali come i missili balistici, prontamente oscurati dal governo israeliano per quanto riguarda i loro effetti devastanti, hanno dimostrato che l’Iran ha maturato la capacità di saturare il sistema difensivo israeliano penetrandolo e producendo significative distruzioni e non poche vittime fra la popolazione. È emersa evidente la capacità di sostenere una guerra costante e distruttiva, difficile per Israele da supportare sia per il costo che comporta ma ancor più per la costante minaccia che rappresenta.. Per quanto Israele possa progettare di costruire la grande Israele l’Iran è un paese di 90 milioni di abitanti, con un territorio immenso, soprattutto se paragonato a quello israeliano, e pertanto la soluzione dei problemi sta solo nella coesistenza pacifica e nella ricerca di un accordo di convivenza che tuteli contemporaneamente i diritti di tutti i popoli della regione. I diritti inalienabili del popolo palestinese sono ineludibili: se non si vuole accettare l’idea dell’esistenza dei due Stati e due popoli che si spartiscono il territorio sul quale vivere, l’unica altra soluzione è dare vita a un’entità interconfessionale che consenta a tutti gli abitanti
della regione di vivere pacificamente. Ma questa sarebbe la fine del sionismo come dottrina politica e come aspirazione del nazionalismo ebraico e al tempo stesso Costringerebbe gli islamici a rivedere la loro visione di convivenza pacifica e libertà religiosa, magari ritornando al sistema dei Millet, come ai tempi dell’impero ottomano o all’origine dello Stato ebreico. Nella base attuale l’obiettivo dell’amministrazione americana sembra essere quello di gestire un modus vedenti tra le parti coinvolgendo in funzione di garanzia la Russia di Putin, in quanto alleata dell’Iran ma al tempo stesso titolare di un rapporto speciale, storico, con lo Stato israeliano, con ciò legittimando il ruolo di gestore di un equilibrio multipolare della Russia, a tutto discapito e discreto del ruolo dell’Europa, considerata un’accozzaglia di servi sciocchi, privi di qualsiasi soggettività e capacità di rappresentare i propri interessi. Inutile constatare che chi esce è umiliato da questa crisi è l’Ue nella persona di Ursula fon der Stupid e di cretina Kaia Kallas che hanno dimostrato ancora una volta la loro sostanziale inconsistenza.
G. C.