LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME…

Non passa giorno che i giornali di tutto il mondo ci raccontino di un nuovo caso di pedofilia. Improvvisamente dagli Stati Uniti all’Irlanda, dall’India a Malta scopriamo con quanto amore ecclesiastici e religiosi riversino le loro attenzioni ai bambini e alle bambine. Non si tratta di un’attività nuova per il clero, il quale da sempre nutre
un particolare interesse per i giovani e non solo per motivi sessuali, perché se relativamente pochi quelli che ricercano un contatto fisico, tutti cercano di stabilire rapporti per inculcare la nozione di peccato e il senso di colpa come base delle dinamiche di relazione. Sulla vergogna per il peccato originale si costruisce un’idea di sé che finisce per produrre scompensi della personalità, turbe nelle relazioni interpersonali, senso di inadeguatezza della propria persona e quindi bisogni di subordinazione e di delega.
Ciò detto non ci stupisce il comportamento di chi sposta le proprie attenzioni sul piano fisico ed esercita il proprio bisogno di sopraffazione e di dominio sulla carne, con la violenza, l’inganno, l’affabulazione. E allora perché parlarne e dove sta la notizia?
Per rispondere occorre domandarsi perché ora e perché con queste modalità e obiettivi.

Il cambio della guardia

Per rispondere a queste domande bisogna rendersi conto che veniamo da un lungo e complesso papato, quello di Giovanni Paolo II che aveva dato luogo alla formazione di forti e ramificati centri di potere dentro la Chiesa cattolica. La finanza vaticana era come non mai asservita agli obiettivi del Pontefice che l’ha usata per finanziare la lotta contro il blocco sovietico un po’ per l’avversione atavica verso il bolscevismo, ma soprattutto
in omaggio al nazionalismo polacco e all’odio di questi verso i russi. Ciò era stato possibile attraverso l’Opus Dei, che in cambio si era vista riconosciuta la prelatura personale (creando così un “esercito” svincolato dai vescovi all’interno della Chiesa) e la canonizzazione del fondatore Echevarria de Balaguer. In uno scambio di favori l’Opus aveva ricapitalizzato l’Istituto Opere di Religione (IOR) il cui bilancio era stato disastrato dalle speculazioni (affare Calvi-Marcinkus) e dai finanziamenti a Solidarność.
Il nuovo papa innovava il suo staff e trasferiva ai suoi sponsor – primo dei quali la potente (economicamente) conferenza episcopale tedesca – il controllo delle finanze Vaticane. Sconcerto nel Dipartimento di Stato, ormai da tempo abituato a lavorare di concerto con la Chiesa cattolica e le sue ramificazioni nel mondo; sconcerto ancora più grande in alcuni gruppi di ecclesiastici, convinti della possibilità di resistere, in attesa che l’età avanzata del pontefice consentisse un nuovo e forse più favorevole cambio della guardia. Ma a 5 anni dall’ascesa al pontificato di Benedetto XVI il suo potere si è consolidato e perciò è giunto il tempo d’eliminare le sacche di resistenza al cambiamento, ancora presenti nella Chiesa.
Nasce in questo scenario l’attacco al gruppo di Poletti attraverso la defenestrazione di Boffo (direttore dell’Avvenire) infamato con l’accusa di essere un molestatore omosessuale, accusa rivelatasi poi falsa. Boffo si dimette e la manovra, ispirata da ambienti curiali, sembra aver avuto successo.

Un volgare regolamento di conti

Quello che succede in Italia nella Chiesa suscita l’interesse del mondo e i gruppi di potere e di influenza ecclesiastici nati durante il lungo regno di Giovanni Paolo II decidono di reagire. Così dal seno stesso della Chiesa cattolica, dai suoi Tribunali ecclesiastici periferici, escono i documenti di accusa che al di la’ dei casi specifici di pedofilia colpiscono, guarda caso, due “soci in affari”: il Cardinale Ratzinger, in passato preposto alla direzione del Santo Uffizio e il suo vice Cardinal Bertone, accusati di connivenza per aver occultato casi di pedofilia fin troppo evidenti.
L’attacco non solo colpisce al vertice la Chiesa cattolica, ma immobilizza l’attività dello staff di Benedetto XVI, costretto a porsi sulla difensiva, nel tentativo di difendere l’immagine dell’istituzione, indotto a cercare alleanze e solidarietà nella Chiesa in nome di interessi comuni. Bisogna interrompere la guerra interna, far scoppiare la pace. I cattolici vengono chiamati a stringersi intorno al papa, a ricercare l’unità perduta: una
motivazione vocazionale di appartenenza ormai perduta. E’ l’ultima spiaggia sulla quale si è arenata una Chiesa incapace di motivazione, in crisi perenne di vocazione, travolta dai maneggi economici e oggi anche dagli scandali. Nel mondo della comunicazione quando si addenta un boccone lo si divora fino all’osso!

La nostra indignazione e il nostro disinteresse

Siamo certamente indignati per i casi di pedofilia supportati attraverso l’impunità e coperti dall’anonimato garantito il più delle volte ai colpevoli, dalla loro impunità non solo di fronte alla legge penale ma spessissimo anche di fronte alle condanne al risarcimento civile. La Chiesa non paga, dichiara di essere povera (ma è ricca,
ricchissima!), dichiara che i suoi ministri di culto hanno fatto voto di povertà e sfugge così al pagamento dei danni.
In fondo – se ci pensate bene – Berlusconi ha ragione. Non è solo lui a non poter essere punito, a non volere i processi e a sfuggire ai rigori della legge civile e penale: è in buona compagnia, insieme ai suoi naturali alleati. Perciò non siamo scandalizzati della pedofilia, perché lo sapevamo, non siamo scandalizzati dell’impunità per gli stessi motivi.
Siamo però indignati e ancora capaci di distinguere tra tanti uomini e donne che praticano la solidarietà sociale e l’aiuto ai senza lavoro, ai migranti e ai poveri e chi esercita nel mercato e negli affari, nelle stanze del potere e sulla pelle delle donne alle quali impone il dolore, sui malati che costringe a una morte non dignitosa, il proprio magistero.

Giovanni Cimbalo