Il Regno Unito nel 2025

C’era una volta un impero e c’è chi crede e si comporta come se questo l’impero continuasse ad esistere. Il Regno Unito mantiene basi militari un po’ in tutto il mondo. I lettori più vecchi ricorderanno la guerra con l’Argentina per mantenere il possesso delle isole Falkland nell’oceano Atlantico, e tutti sicuramente sanno dello “scoglio” di Gibilterra, punto chiave per mantenere il controllo di uno dei punti più importanti della navigazione mondiale. Ma ci sono altre basi meno note, a partire dall’arcipelago delle Bermuda, anche questo nell’Atlantico (nella parte nord). Ovviamente non manca il Medio Oriente con la base di Sultan Qaboos nell’Oman e quella moderna nel Bahrein. Da aggiungere la base di Diego Garcia, spesso ricordata perché ospita anche e soprattutto militari USA, ma in realtà di proprietà della corona Britannica.
Infine ci sono ben due basi a Cipro: Akrotiri e Dhekelia. Quando ci fu la rivolta per l’indipendenza nel 1960, i britannici riuscirono a mantenere il controllo e ancora di più il possesso di due zone piccole, ma molto importanti.
Dhkelia, all’interno dell’isola, contiene la punta del monte Olimpo (quello cipriota) alto quasi 2000 metri e da cui è possibile controllare (leggi spiare) tutto il Medio Oriente, l’Egitto e volendo Turchia e Grecia – perché limitarsi? – Akrotiri è invece un ottimo avamposto per far atterrare e decollare aerei e prendere il sole (è sul mare). Uso della medesima: è stato abbondantemente confermato che centinaia di voli sono partiti da Akrotiri da quando è iniziato il massacro dei Palestinesi (Gaza è distante appena 200 miglia in linea d’aria). Tipicamente, piccoli aerei da ricognizione decollavano da Akrotiri, spegnendo il transponder in vicinanza di Israele per poi riaccenderlo qualche ora dopo al rientro. Da inchieste fatte da Declassified UK, risulta che tali voli spesso precedessero di poco bombardamenti mirati fatti dall’aviazione israeliana su Gaza. Il governo UK si è sempre rifiutato di fornire informazioni e spiegazioni a fronte di domande di qualche (pochi) giornalisti e perfino ai genitori di un cittadino inglese a Gaza per motivi umanitari, ucciso da bombe israeliane.
In pratica, la RAF operava fornendo informazioni in tempo reale all’esercito israeliano in modo da permette operazioni mirate: in uno dei rarissimi casi in cui l’aereo di ricognizione non ha spento il transponder si è potuto verificare che abbia ripetutamente volato sopra un edificio bombardato un’ora dopo causando 34 morti. Questo ovviamente non è un caso isolato: è un caso è stato possibile ottenere evidenza di un modus operandi generale.
Sto usando un tempo passato, perché a partire dall’agosto del 2025, i britannici hanno appaltato il servizio ad una compagnia privata americana, la Sierra Nevada Corporation, in modo da ripulire la propria fedina penale. Comunque, la base di Akrotiri viene usata anche per altro: c’è evidenza che un paio di volte aerei partiti da Akrotiri sono andati a bombardare lo Yemen e pure in Iraq, in ossequio alla vecchia politica di Blair. Il governo inglese deve essere orgoglioso di questo supporto genocidario, tanto che il primo ministro ha visitato la base per congratularsi con i militari.

La politica inglese verso l’Ucraina

Questo è quanto per quello che riguarda la politica inglese verso Israele. In relazione all’Ucraina è sufficiente ricordare la visita di cortesia di Boris Johnson fatta all’orchetto verde nel 2022. E se qualcuno osasse pensare che il laburista Starmer possa rappresentare qualcosa di diverso, è utile ricordare che in UK tutto l’establishment è appiattito sulla narrazione che l’Ucraina è l’Eden della democrazia e va sostenuta con le unghie e i denti (degli ucraini). Per esempio, la vecchia conoscenza di Farage ha recentemente nominato come responsabile della politica estera del suo partito Reform Mendoza, uno dei più fanatici neocon (tipo Lindsey Graham nell’USA), cancellando (meglio, cercando di far dimenticare) la passata vicinanza di Farage a posizioni pro Russia. Considerando che sondaggi recenti danno a Reform circa lo stesso peso dei laburisti e conservatori messi insieme, tirate voi le conclusioni. E se qualcuno ricorda che ci sono i liberali, oppure i verdi: dimenticatelo e ricordatevi di Annalena Baerbock in Germania. In altre parole nel Regno Unito affermare che i russi hanno avuto qualche ragionevole motivo per fare quello che stanno facendo è peggio di una bestemmia.
Quindi nessuno stupore quando si scopre che il Regno Unito vuole fare la sua parte nel rubare asset russi congelati nel loro paese. Pare ce ne siano per 8 miliardi di sterline (oltre ad altri 28 miliardi di privati) e vogliono usarli come supporto per sostenere un prestito all’Ucraina, in attesa di vincere la guerra e dei fondi che la Russia sarà costretta a pagare per la ricostruzione dell’Ucraina.
Stesso copione della signora von der Layen, che appunto ignora leggi e raccomandazioni fornite dalla Banca Europea e dal fondo monetario internazionale e, nel caso di Starmer, anche dalla banca di Inghilterra. La Banca di Inghilterra ha ricordato che un’operazione di questo tipo non è mai stata fatta nel passato: chissà perché: uno va in banca chiede un prestito e offre soldi altrui come garanzia; roba di tutti i giorni. Da notare che eventuali e molto probabili cause internazionali possono essere aggiudicate in posti tipo Singapore dove vivono e prosperano sulla sicurezza dei finanziamenti portati dai gruppi finanziari.
Altro da aggiungere?

La politica interna

E veniamo finalmente alla politica interna, ricordando il nomignolo con cui Starmer viene spesso ricordato, Never here, Keir, a ribadire la sua totale assenza in madrepatria al pari degli altri due zanzarieri Macron e Merz (moschettieri sarebbe troppo nobilitante), Starmer é sempre e solo interessato ad abbracciare l’orchetto verde ed a fornirgli o promettergli il sostegno, senza curarsi del fatto che la situazione economica inglese non è esattamente brillante. Nel 2008, con il collasso bancario, il deficit di bilancio passò dal 35% a sopra il 70% del PIL, e poi è progressivamente salito al 94% (evidentemente vogliono raggiungere l’Italia). A nessuno viene in mente che le spese per sostenere l’Ucraina abbiano contribuito a peggiorare la situazione (ufficialmente 5 miliardi all’anno, ma si sa come vanno queste cose e poi ci sono anche le spese per l’attività delle basi estere a partire da Cipro).
Chi è Starmer e come ha fatto ad arrivare lì? Ha vinto le ultime elezioni, ottenendo un diluvio di deputati (ma non di voti, dato il sistema britannico), ma è utile ricordare alcuni fatti. C’era una volta un giovane rampante, tale Morgan McSweeney che ambiva a fare carriera politica. Aveva (ed ha) posizioni che sono decisamente in contrasto con l’ipotetica collocazione socialdemocratica dei laburisti e che forse sono anche radicali per i tories: totalmente, anti-welfare, anti-migranti, etc.
In UK, soprattutto in ambito Labour, si sa che in certi collegi elettorali, il partito vince le elezioni locali a prescindere. Quindi perché non iscriversi e poi operare dall’interno per fare quello che si vuole, creando una fazione e confrontandosi con le altre sempre all’interno del Labour (una qualche somiglianza con il PD in Italia). Il nostro inizia così fondando un gruppetto, ma si ritrova di fronte ad un problema. Corbyn era asceso al comando del Labour nel 2015 con un’agenda lontanissima dai desiderata di McSweeney (da alcune affermazioni si evince che consideri Corbyn come il male assoluto) e però Mc Sweney si sentiva tranquillo, convinto che un politico con tale programma (diciamo di sinistra) sarebbe stato punito dall’elettorato e sarebbe rapidamente scomparso. Purtroppo per McSweeney, Corbyn nelle elezioni del 2017 arriva al 40% e quasi ce la fa. Dramma: è necessario mettere a punto una strategia di contenimento.
L’idea sarà quella di lavorare contro Corbyn per fargli perdere le elezioni successive: unico modo per farlo fuori.
Invece della piccola fazione iniziale diventa preferibile scegliere una piattaforma più appropriata con altri personaggi assetati dello stesso furore: Labour Together diventerà il think tank di riferimento che sta dietro all’attuale successo dei laburisti ed al suo programma.
Il tutto inizia con una raccolta (illegale perché non dichiarata) di 500mila sterline usate per fare sondaggi dettagliati fra gli aderenti al partito e capire il modo migliore per manipolarli, definire programmi che potessero essere considerati appetibili e allo stesso tempo procedere con operazioni mediatiche per demolire il male assoluto.
In questa fase, il rapporto con Peter Mandelson è essenziale nella messa a punto della strategia (fra poco ritroviamo Mandelson). Vengono creati gruppi Facebook dove si fanno circolare falsità combinate con pettegolezzi di bassa lega (giornali come il Sun molto utili) e così nasce la leggenda di un Corbyn antisemita. Nel frattempo, viene
incrociato l’ambizioso di nome Keir Starmer che sembra punti alla segreteria già dal 2015: Starmer è perfetto, non ha idee, non segue ideologie di un qualche tipo (come ad esempio Blair o Thatcher) ed è pronto a fare quello che gli viene suggerito se questo lo porta avanti verso il raggiungimento della poltrona.
Nel 2022 inizia anche la trasformazione della burocrazia del Labour: la struttura burocratica del partito inizialmente serviva a far scorrere l’attività nazionale in modo liscio, regolando le dispute interne in modo relativamente oggettivo. La struttura viene trasformata in una specie di polizia interna agli ordini di poche persone e prende decisioni non sulla base di principi di giustizia, ma di obbedienza. Questo è reso possibile dalla completa assenza di controlli esterni, per esempio della stampa, incluso quella più liberal come The Guardian. McSweeney & co. ne sono coscienti ed infatti si arriva all’affermazione di un Senior advisor di Starmer che di fronte ad una richiesta di chiarificazioni su 10 promesse elettorali, afferma che nessuna di queste 10 promesse ci lega le mani. Sanno che si può promettere qualunque cosa: nessuno verrà a chiedere spiegazioni. Molti punti del programma e perfino dichiarazioni pubbliche ripetono passo passo pezzi di documenti prodotti da Together Labour. La malaugurata proposta di introdurre l’identità digitale viene da loro.
Starmer viene dunque eletto, ma il vero factotum è Morgan McSweeney e si nota bene l’incapacità del primo ministro, continuamente coinvolto in scandali. Uno degli ultimi riguarda Peter Mandelson che, in ricambio di aiuti passati, viene nominato ambasciatore negli USA. Mandelson è una vecchia volpe del partito, attivo dagli anni ’80 (come longevità politica si misura solo con Corbyn che peraltro è uscito dal partito), ma anche amico di Cameron. Mandelson gioca un ruolo cruciale nell’ascesa di Blair ed aiuta anche Starmer a crescere.
Peccato che il suo nome emerga anche nel caso Epstein nel contesto di messaggi email inequivocabilmente compromettenti. Starmer cerca di difendere l’indifendibile, ma alla fine deve cedere e lo fa rimuovere.

La politica interna di Starner

L’impegno in politica interna di Starmer (ma anche dei suoi predecessori) è minimale e soprattutto non ha idee (a parte la fissa dell’Ucraina). Le infrastrutture stanno decadendo (qui sembra di parlare degli USA): la linea ferroviaria da Londra ad Edimburgo che aveva sempre funzionato bene (velocità a parte) per il bene dei bene-abbienti che hanno bisogno/voglia di andare al proprio resort in Scozia viaggiando di notte, adesso soffre di continue interruzioni e richiede cambiamenti imprevisti di treno.
Così si arriva all’ultima legge di bilancio con decisioni che in pratica rimandano al futuro gli aggiustamenti più impegnativi (per fare cosa?). Al momento, la manovra cerca di raccattare 26 miliardi di sterline, aumentando le tasse sul gioco d’azzardo, le tasse su abitazioni di grosso valore (almeno loro colpiscono in qualche modo la proprietà) e in piccola parte le tasse su introiti da capitale. Una parte dei risparmi verranno dal fiscal drag: si impegnano fino al 2031 a tenere fissi gli scaglioni in modo da farsi aiutare dall’inflazione nel recupero di fondi.
Il problema è che la recessione economica aumenta i costi dell’welfare (sussidi di disoccupazione e similia) che a sua volta aumenta il deficit e produce la recessione. Nel frattempo il costo dell’elettricità è molto alto, 0,4€ per kWh, come in Germania (in Italia è 0,42€) e una recente decisione dell’UE richiede un pagamento extra all’UK per l’accesso alla rete europea dopo il Brexit. Saranno volenterosi?
Nel frattempo, per finanziare gli ultimi milioni di sterline all’Ucraina, il governo ha abolito il sussidio per le famiglie povere relativamente ai consumi elettrici. In queste condizioni è difficile provare a (re)industrializzare il paese, fosse anche solo per produrre armamenti.
Starmer è riuscito ad essere meno popolare di Lizz Truss (è al 15-16% e va ricordato che anni fa, quando un governo scendeva sotto al 30% veniva considerato a rischio), esattamente come Merz che è riuscito a peggiorare la performance di Scholz: c’è una linea comunque in Europa. Che sia l’Ucraina? No, la colpa è della recessione, è di aver investito troppo sulla green economy, come la Cina che è leader nei pannelli solari e nella produzione di energia eolica e tutti vedono come la Cina stia sprofondando nell’abisso dei debiti.

E dopo Starmer?

Quanto dura Starmer? Ma soprattutto chi lo sostituirà? Molto dipende da quando i laburisti troveranno qualcuno che possa vagamente essere decente. Di sicuro non possono permettersi di andare a nuove elezioni, perché scomparirebbero assieme ai cugini conservatori. Quindi aspettiamoci qualche altro clone di Starmer, dall’attuale organigramma dei laburisti.
Nel futuro prossimo incombe Farage. A parole si preoccupa più di quanto faccia Starmer (e i suoi predecessori conservatori) della qualità della vita della classe media, ma a differenza di Trump non pensa nemmeno a chiudere il capitolo Ucraina per liberare risorse interne. Il richiamo della foresta del grande capitale finanziario è troppo forte: troppo vicini alla City.

Antonio Politi