All’indomani del 1991 sembrava che il mondo fosse stato consegnato al dominio assoluto e incontrastato degli Stati Uniti. Oggi, 34 anni dopo, prendiamo atto che quella egemonia è giunta al tramonto. Nuovi attori globali si sono imposti sulla scena mondiale mentre gli Stati Uniti si ritirano bel continente americano. Assurgono a potenze di pari grado la Russia, rinata dopo la crisi che ha rischiato di distruggerla, ridivenuta potenza globale, la Cina che si è imposta non solo economicamente ma anche per un robusto riarmo, l’India, potenza in fieri, mentre all’ombra dei Brics crescono potenze regionali come il Brasile, il Sudafrica ed altri. Il mondo è diventato multipolare. Lo scorso 2 luglio, il Presidente russo Vladimir Putin ha firmato la nuova Strategia di Sicurezza Nazionale, della Federazione Russa, che sostituisce quella varata nel 2015.
Vengono ridefiniti gli interessi nazionali, le priorità strategiche e la percezione delle minacce al paese indicando quale sia la percezione che ha la Russia del sistema di relazioni internazionali. Questo documento fa da guida alla politica estera russa tracciandone gli obiettivi e gli strumenti prioritari; vengono descritte le linee guida e gli obiettivi di medio e lungo periodo dell’azione internazionale del paese.
A differenza degli Stati Uniti che si dotano di un nuovo documento di strategia Nazionale al mutare di ogni amministrazione la Russia adotta una programmazione strategica di più lungo periodo (2009, 2015, 2021) provvedendo tuttavia ad aggiornate i “Concetti di politica estera” e le diverse “Dottrine di sicurezza nazionale”, che descrivono più nel dettaglio la politica perseguita dalla Russia sui diversi dossier. Varando lo scorso anno la Basic Principles of State Policy of the Russian Federation on Nuclear Deterrence, sulle modalità di impiego delle armi nucleari era evidente che fosse necessario un completamento della visione strategica che prendesse atto dei significativi cambiamenti avvenuti nei rapporti internazionali anche a seguito del conflitto in Ucraina.
La Federazione russa prende atto del tentativo dell’Occidente anglosassone di smembrare la Federazione russa e perciò adotta un’accezione estremamente ampia del concetto di sicurezza che coinvolge anche la sfera politica interna, il cyberspazio, la dimensione informativa, i valori, la storia e lo stile di vita e le istituzioni del popolo russo, integrando al suo interno lo sviluppo economico e la sicurezza sanitaria. Per tutta la risposta la Russia prende atto nel profondo mutamento del sistema internazionale che ha ormai assunto una struttura multipolare e pertanto procede ai necessari adeguamenti.
Una volta considerate le intenzioni dell’Occidente la Russia si ripropone di contrastare il tentativo di disintegrazione del sistema di relazione con i suoi alleati opponendosi a questi piani mediante strumenti militari e non.
Per contrastare questi piani la Russia dichiara di voler adottare misure ”simmetriche e asimmetriche“ per prevenire ogni minaccia alla sua sovranità e gli attacchi alla sua economia finalizzati ad alimentare proteste interne con ripercussioni sulla sua stabilità politica. Desta particolare preoccupazione “la riabilitazione del fascismo e l’incitamento a conflitti interetnici e interconfessionali”; a fronte di ciò la Russia fa appello ai suoi “valori tradizionali, culturali e storici“ che sono sotto attacco da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati, come pure dei gruppi di pressione internazionali, delle organizzazioni non governative e delle organizzazioni estremiste e terroriste, pertanto dichiarano finita ogni collaborazione: le relazioni competitive sono ormai l’unica forma di dialogo. Per i russi il sistema internazionale si privo di “un’autorità morale in grado di rifondare un nuovo ordine globale”.
La risposta che la Russia intende dare sul piano internazionale prevede il rafforzamento dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai e dei BRICS, sviluppando i rapporti di collaborazione con il resto del mondo estraneo all’influenza statunitense e in particolare con l’India e Cina, al fine di creare meccanismi di sicurezza regionali nel Sud-est asiatico e nell’Asia-Pacifico. L’aspirazione dei BRICS è instaurare rapporti più equilibrate tra le diverse aree produttive affrancandosi, sia pur con prudenza e gradualmente dall’egemonia del dollaro e dalla rendita dei posizione agli USA.
La risposta statunitense
La risposta degli Stati Uniti a questo programma è contenuta nel documento di National Security Strategy, [1] messo a punto dall’amministrazione Trump, ma largamente ispirato da Vance, con il rilevante contributo della Heritage Foundation [2] è un influente think tank conservatore statunitense, costituisce in realtà il manifesto per il dopo Trump che dovrà essere gestito da Vance che in tal modo si candida a succedere a Trump.
Per garantire che l’America rimanga il Paese più forte, ricco, potente e di successo al mondo per i decenni a venire, ha bisogno di una strategia coerente e mirata su come interagire con il mondo. Le élite statunitensi hanno sopravvalutato la capacità dell’America di finanziare contemporaneamente un enorme Stato assistenziale, normativo e amministrativo e un imponente complesso militare, diplomatico, di intelligence e di aiuti esteri, hanno scommesso in modo estremamente errato e distruttivo sul globalismo e sul cosiddetto “libero scambio”, che hanno svuotato i redditi della classe media e la base industriale su cui si fondava la supremazia economica e militare americana, hanno permesso agli alleati e ai partner di scaricare il costo della loro difesa sul popolo americano, hanno legato la politica americana a una rete di istituzioni internazionali, alcune delle quali guidate da un antiamericanismo dichiarato e molte da un transnazionalismo che cerca di dissolvere la sovranità dei singoli Stati.
Le domande che il documento sono: 1) Cosa dovrebbero volere gli Stati Uniti? 2) Quali sono i mezzi a loro disposizione per ottenerle? e 3) Come possono collegare fini e mezzi in una strategia di sicurezza nazionale praticabile? Il fine del Governo è proteggere il Paese, la sua popolazione, il suo territorio, la sua economia e il suo stile di vita dagli attacchi militari e dalle influenze straniere ostili, che si tratti di spionaggio, pratiche commerciali predatorie, traffico di droga e di esseri umani, propaganda distruttiva e operazioni di influenza, sovversione culturale o qualsiasi altra minaccia alla nazione. Perciò occorre fermare i flussi migratori, disporre dell’esercito più potente al mondo dotato di armi nucleari, di un’economia forte e innovativa, del primato tecnologico, di una solida base produttiva, della autosufficienza energetica e soprattutto mantenere l’ineguagliabile “soft power” degli Stati Uniti, attraverso il quale esercitiamo un’influenza positiva in tutto il mondo che promuove i nostri interessi e ciò al fine di promuovere la salute spirituale e culturale americana, senza la quale la sicurezza a lungo termine è impossibile.
A tal fine gli Stati Uniti adottano la dottrina Monroe allargata all’emisfero occidentale, mantenere libero e aperto l’Indo-Pacifico e aperte le rotte per garantirsi l’approvvigionamento di ogni merce e bene, mantenere il primato nell’intelligenza artificiale, nelle biotecnologie e nell’informatica che quantistica, guidino il progresso mondiale. Tutti questi obiettivi potranno essere raggiunti rafforzando l’economia, reindustrializzando il paese, rafforzando la struttura finanziaria, primeggiando in tutti i campi compreso quello militare ed imponendo anche agli alleati il rispetto degli
interessi degli Stati Uniti.
Pertanto l’”America First” ispirerà la politica estera statunitense perseguendo la definizione mirata dell’interesse nazionale, la pace attraverso la forza, il non interventismo, il realismo flessibile, il primate delle nazioni e il rispetto della sovranità, l’equilibrio di potere valorizzando l’equità, il lavoro, la competenza e il merito.
Il Presidente degli Stati Uniti dichiara finita l’era della migrazione di massa, I diritti e le libertà fondamentali sono riservati ai cittadini americani e gli oneri per la difesa vanno divisi tra gli Stati Uniti e i suoi alleati, riorganizzando i rapporti attraverso la pace, la sicurezza economica, il commercio equilibrato, ‘accesso alle catene di approvvigionamento e ai materiali critici, la re-industrializzazione degli Stati Uniti, e il rilancio della loro base industriale della difesa, il loro dominio energetico per preservare e accrescere il dominio del settore finanziario americano – lo scopo della politica di sicurezza nazionale è la protezione degli interessi nazionali, fondamentali: alcune priorità trascendono i confini regionali.
Il “corollario di Trump” alla Dottrina Monroe e i rapporti con l’Europa
Dopo anni di abbandono(?), gli Stati Uniti riaffermeranno e applicheranno la Dottrina Monroe per ripristinare la preminenza americana nell’emisfero occidentale e per proteggere la patria e il nostro accesso alle aree geografiche chiave in tutta la regione. Saranno negati ai concorrenti non appartenenti all’emisfero la possibilità di posizionare forze o altre capacità minacciose, o di possedere o controllare risorse strategicamente vitali nel nostro emisfero. Ciò avverrà coinvolgendo i partner e espandendosi per assicurare e mantenere il primato USA.
Di conseguenza vengono descritti minutamente i provvedimenti di carattere economico fiscale e monetario che sono finalizzati a perpetuare il dominio degli Stati Uniti nell’area di competenza da essi tracciata. Particolare attenzione viene dedicata ai rapporti con l’Africa e con l’Asia che sono considerate zone di influenza degli Stati Uniti.
A pagina 25 il punto C viene dedicato a promuovere la grandezza dell’Europa “corollario di Trump” alla Dottrina Monroe. Ciò è stato causato, a parere di Trump dall’attività dell’Unione europea e di altri organismi internazionali che minano la libertà politica e la sovranità, ”dalle politiche migratorie che stanno trasformando il continente creando conflitti, dalla censura della libertà di parole e di oppressione dell’opposizione politica, dal crollo dei tassi di natalità e dalla perdita dell’identità nazionale e della fiducia in se stessi”. E qui Trump si diverte e imputa agli europei e ai suoi dirigenti politici il deterioramento dei rapporti con la Russia e le cause della guerra in Ucraina, omettendo di dire che legavano l’Europa alla Russia, consentendole di disporre di energia a basso costo e dichiara, bontà sua, che dovranno sono stati gli Stati Uniti a provocare il conflitto con l’obiettivo di recidere i rapporti economici e commerciali che essere gli Stati Uniti a ripristinare i rapporti tra Russia ed Europa deteriorati ad opera di una classe politica inefficiente e incapace. Gli Stati Uniti vi porranno rimedio facendo da mediatori e ricavandone il dovuto e meritato guadagno.
Questo perché “l’Europa rimane strategicamente e culturalmente vitale per gli Stati Uniti. Il commercio transatlantico rimane uno dei pilastri dell’economia globale e della prosperità americana. I settori europei, dall’industria manifatturiera alla tecnologia all’energia, rimangono tra i più solidi al mondo. L’Europa è sede di ricerca scientifica
all’avanguardia e di istituzioni culturali leader a livello mondiale. Non solo non possiamo permetterci di cancellare l’Europa, ma farlo sarebbe controproducente per gli obiettivi che questa strategia si propone di raggiungere”.
Per raggiungere questo scopo gli Stati Uniti devono intrattenere rapporti esclusivamente con quei partiti patriottici che garantiscono un legame effettivo con i paesi che essi rappresentano e ribadisce che gli Stati Uniti sono sentimentalmente legati alla Gran Bretagna e all’Irlanda. Inoltre sarà compito degli Stati Uniti assicurare il ripristino delle condizioni di stabilità all’interno dell’Europa e della stabilità strategica con la Russia. Per raggiungere questo risultato la NATO deve impegnarsi a non espandersi ulteriormente e al tempo stesso incoraggiare l’Europa ad agire per combattere la sua sovraccapacità mercantilistica aprendo i mercati europei ai beni e ai servizi statunitensi, garantire un trattamento equo ai lavoratori e alle imprese statunitensi, provvedendo ad acquistare armi e a sviluppare le rivelazioni commerciali con gli Stati Uniti.
L’abbandono del Medio Oriente
Per almeno mezzo secolo, la politica estera americana ha dato priorità al Medio Oriente rispetto a tutte le altre regioni perché è stato per decenni il più importante fornitore mondiale di energia, è stato il teatro principale della competizione tra superpotenze ed era teatro di conflitti che minacciavano di estendersi al resto del mondo. Oggi, almeno
due di queste dinamiche non sono più valide. L’approvvigionamento energetico si è notevolmente diversificato e gli Stati Uniti sono tornati ad essere esportatori netti di energia. La competizione tra superpotenze ha lasciato il posto a un gioco di potere tra grandi potenze. Tuttavia “l’America avrà sempre interessi fondamentali nel garantire che le forniture energetiche del Golfo non cadano nelle mani di un nemico dichiarato, che lo Stretto di Hormuz rimanga aperto, che il Mar Rosso rimanga navigabile, che la regione non sia un incubatore o un esportatore di terrore contro gli interessi americani o la patria americana e che Israele rimanga sicuro. Possiamo e dobbiamo affrontare questa minaccia ideologicamente e militarmente.”
Infine il documento rivolge alla sua attenzione all’Africa rilevando che “per troppo tempo la politica americana in Africa si è concentrata sulla diffusione dell’ideologia liberale. Gli Stati Uniti dovrebbero invece cercare di collaborare con paesi selezionati per migliorare i conflitti, promuovere relazioni commerciali reciprocamente vantaggiose e passare da un paradigma di aiuti esteri a un paradigma di investimenti e crescita in grado di sfruttare le abbondanti risorse naturali e il potenziale economico latente dell’Africa” stabilire accordi commerciali con i paesi più floridi per far sì che essi diventino acquirenti di beni e servizi forniti dagli Stati Uniti.
In conclusione
Come si evince in modo molto chiaro dalle strategie messe a confronto, l’egemone statunitense ridimensiona e circoscrive la sua area di potere, rendendosi conto di non avere le risorse e di conseguenza la forza per esercitare una egemonia globale, restringe perciò la sua sfera di dominio al continente americano, visto come l’orto di casa nel quale non ci consente alcuna interferenza. Valuta le provincie dell’impero, costituite dall’Europa, e la considera come vacche da mungere fino a quando è possibile e da utilizzare per sfruttarne i mercati e le potenzialità dei consumatori, costretti ad acquistare prioritariamente beni e servizi statunitensi e ad investire i loro risparmi sul mercato statunitense per sostenere un dollaro sempre più traballante. Non menziona nemmeno una volta Unione europea, segno del disprezzo che prova per questa istituzione e per i suoi leader, mentre è dichiarato l’intento di stabilire relazioni differenziate con ognuno degli Stati, concepiti come tributari diretti dell’impero morente. Sembra voler definitivamente liquidare l’asse dell’alleanza dellacomunità anglosassone dominata di fatto dalla City di Londra, liquidando le politiche della Gran Bretagna che attraverso tali strumenti ha creduto di perpetuare il proprio impero ormai defunto, conseguendo qualche successo in questa direzione.
L’apertura del tavolo di trattativa diretta di Trump con la Russia costituisce la plastica conseguenza di questa politica e certifica la riduzione dell’Inghilterra ad una dissestata provincia dell’impero da ricondurre all’obbedienza non sorprende quindi che attenzione ben maggiore è dedicata alla Russia, considerata come un partner necessario di quell’insieme di aggregati economici e politici che gestiscono le diverse aree del mondo e che sono destinati a dividersi la supremazia sui territori. Da questo scacchiere l’Europa non viene solo espulsa ma nemmeno considerata degna di accedervi.
Sembra di assistere alla riedizione della crisi dell’Impero Romano che portò alla divisione tra impero d’occidente e d’oriente dove, e non a caso, quest’ultimo si trasformo in teocrazia.
[1] Strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America, https://italiaeilmondo.com/wp-content/uploads/2025/12/2025-National-Security-
Strategy-it.pdf.
[2] Fondata nel 1973 a Washington, D.C., la fondazione promuove politiche basate su principi di libero mercato, ruolo limitato del governo, potenziamento militare, valori tradizionali americani, rafforzamento della libertà individuale, valori tradizionali americani. Punta di diamante del conservatorismo fornisce consulenza politica all’amministrazione Trump, con progetti come “Project 2025” per una radicale riforma governativa per ridurre spesa pubblica e l’inflazione, rafforzare i confini, combattere il “deep state“, promuovere la sovranità energetica e la libertà di educazione,
potenziando la scuola privata e parentale.
G. L.