IL GIORNO DELLA MARMOTTA TOSCANA

Lì tutto è permesso, lì tutto si può comprare
e ti conviene spendere senza pensare
e se non avrai più i soldi una mattina
ti troverai dall’altra parte della vetrina

(Edoardo Bennato, “Il mio nome e Franz”, 1976)

MARMOTTE

Siamo nuovamente alla tornata delle elezioni regionali. Come direbbe il comico della Gialappa’s “pare ieri e invece è oggi”.
Come nel film del 1993, con protagonista Bil Murray[1], si ripresenta ai nastri partenza, per la Toscana, Eugenio Giani.
Con un’alleanza composita che vede allo stesso tavolo soggetti che, teoricamente, non dovrebbero condividere alcunché.
Ma, si dice, la legge elettorale, impone queste scelte. Le leggi elettorali però non le scrive lo spirito santo e quella della Regione Toscana è una delle più antidemocratiche mai viste.[2]

LUDI CARTACEI?[3]

Chissà quanti dei cittadini che andranno a votare sono consapevoli che il loro segno sulla scheda, oltre ad essere rimasto l’ultima testimonianza del “fare politica”, non ha neppure il senso che loro avranno inteso dargli. Tra sbarramenti, listini bloccati, maggioritari. Ormai un ventennio orsono fa Colin Crouch scrisse un testo parzialmente distopico ma, in fondo, ottimista: “Postdemocrazia”[4] in cui si indicava il percorso compiuto negli ultimi decenni dalle democrazie occidentali, dove, le forme democratiche erano state svuotate dall’interno lasciando l’involucro apparentemente intatto. Guardando la situazione attuale, pare che si sia passati alla fase dove anche le forme esteriori vengono digerite dentro un percorso sostanzialmente ademocratico.

DEMOCRAZIA ALLA SBARRA

Chi volesse partecipare alle elezioni come candidato senza apparentarsi ormai deve attraversare un percorso burocratico completamente privo di ogni aspetto minimamente democratico. Numero di firme esorbitanti (cosa che non vale per i gruppi già presenti in Regione) e poi passare attraverso lo sbarramento del 5%. Vorrei solo ricordare che questi aspetti, che limitano la rappresentanza dei cittadini sarebbero anticostituzionali. Il sistema elettorale italiano è rimasto legato al proporzionale fino alla voglia di fare tabula rasa della partecipazione. Dagli anni ‘90 i maggiori quotidiani sponsor dei loro padroni, con il camuffamento dell’attacco alla “partitocrazia” incentivarono ad un vero e proprio golpe bianco che metteva in riga il nostro paese rispetto ai diktat neoliberisti ormai imperanti. Per di più con le modifiche al titolo V ogni Regione fa un po’ come gli pare, evidentemente approvando leggi elettorali pro domo sua.

NESSUN NEMICO A SINISTRA…

Il mandato precedente, quello che arrivava dopo la presidenza Rossi, proveniva da uno dei più grandi scandali avvenuti in Italia negli ultimi anni. Ovvero l’interramento del Keu sotto la nuova 429 (inaugurata in pompa magna dai sindaci della città metropolitana) che andava a sostituire il vecchio percorso, praticamente mantenendo la stessa pericolosità (2 corsie, senza spartitraffico ecc…). Questa vicenda, alla quale, a dire il vero la stampa locale dedicò poco spazio (considerata la gravità) e l’”opposizione” di destra in pratica tacque, aveva visto coinvolti sindaci, aziende e la ‘ndrangheta. La stessa Regione, per mano dell’allora presidente del Consiglio Giani (quando si dice il caso) aveva fatto passare “sottobanco” (e senza passare dalle commissioni) l’emendamento che doveva servire a sottrarre il consorzio Aquarno che gestisce l’impianto di depurazione di Santa Croce sull’Arno dall’obbligo di sottoporsi alla procedura di autorizzazione di integrazione ambientale (Aia), consentendo di fatto ai conciatori di smaltire i reflui del ciclo di produzione al di fuori delle regole (qui il video https://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/21_aprile_24/inchiesta-concerie-balletto-giani-sull-emendamento-tutto-regolare-era-qui-fin-dall-inizio-4efcf5e6-a540-11eb-9fae-9359a7b19c22.shtml).
Visto che in quell’occasione il consigliere Tommaso Fattori, per quanto assolutamente impotente dal punto di vista concreto, aveva comunque lavorato in maniera assidua e produttiva, per le elezioni del 2020 si pensò bene di far nascere una vera e propria lista civetta “Sinistra Civica Ecologista” inventata da quel Ledo Gori factotum di Rossi. In questo modo, molti cittadini, convinti di votare una lista di sinistra, ne votarono un’altra di appoggio a Giani (in cambio di un assessorato al sociale).

…MA MOLTI INDIFFERENTI A DESTRA

Così per la prima legislatura Giani nessuna opposizione di sinistra è stata presente in Regione. E, si sa, la destra, al di là delle solite boutade parafasciste, non è molto distante nella concezione del governo della Regione da quella di Giani.
Anche perché i suoi rappresentanti sanno benissimo che il PD è un garante formidabile per le classi dominanti.

ANCORA L’UOMO NERO?

Dopo l’accordo con i 5s (che, vista la loro specifica conformazione, potrebbero alla fine far girare davvero le scatole a Giani molto più che dell’opposizione) le liste di sinistra che si accingono a candidarsi (per adesso “Toscana Rossa” e il rinato “PCI”) non solo non hanno alcuna possibilità di superare lo sbarramento, ma rischiano anche di non raccogliere le firme necessarie. Tanto che viene da chiedersi se valga la pena, per realtà poco strutturate e prive di risorse, buttarsi in uno sforzo enorme che, come spesso accade, rischia di lasciare dietro di sé il deserto, le recriminazioni e tutta la bile degli sconfitti. Ma davvero partecipare alle elezioni, dati questi sistemi elettorali palesemente antidemocratici, sacrificando il lavoro politico concreto, ha un qualche senso?
Per quanto riguarda l’armata “de sinistra” che si presenterà (qualche piddino con problemi al fegato ha aggiunto l’etichetta “brancaleone” ma Brancaleone era un perdente, questi anche se si presentassero con la zia 90enne come candidato troverebbero tranquillamente chi li vota. Il parco buoi del PD, per quanto in crisi – ma sarebbe in crisi se fosse un partito – Il PD è un comitato d’affari diviso in bande sul territorio nazionale) è ancora enorme e ben garantito. Da questo punto di vista Chapeau. Non è proprio l’egemonia Gramsciana, ma possiamo dire che di egemonia si tratti comunque. Per quanto riguarda questa compagine, dicevo, quale sarà ancora la strategia comunicativa dell’onnipresente Giani? Lanceranno ancora una volta il “pericolo fascista” per compattare i propri fedeli?

È TUTTO DA RIFARE

Come sapete non abbiamo mai amato molto le alchimie elettorali, però bisogna anche essere consapevoli che, non vivendo in una società né anarchica né comunista, bisogna prendere il toro per le corna e difendere quello che c’era…
Ovvero la lotta fondamentale da fare, a tutti i livelli, sarebbe quella di una grande battaglia per il proporzionale, per eleggere il Parlamento, le Regioni, i Comuni. Uscire da questa trappola plebiscitaria ed autoritaria in cui ci siamo cacciati da più di trenta anni e che coincide con il periodo più nero della storia del capitale.
La globalizzazione è finita, la Ue implosa. Sappiamo che la rivoluzione non è dietro l’angolo e neppure in vista. Abbiamo classi dirigenti che, come il soldato giapponese (anche se pagati molto meglio) ancora credono di essere negli anni 2000.
Anche perché dietro e sopra di loto c’è una classe dominante che, invece, ha sempre saputo molto bene quali fossero i propri interessi. Tanto che lo avevano preannunciato fino dal 1975 (https://contropiano.org/documenti/2014/05/27/la-crisi-della-democrazia-di-ieri-per-capire-quella-di-oggi-uno-sguardo-sulla-commissione-trilaterale-024244).

FINALE

In ogni caso, per quanto il lavoro di presentazione delle liste a sinistra presenti le enormi difficoltà che abbiamo più sopra descritte, speriamo con l’ottimismo della volontà che il risultato permetta perlomeno di avere in Consiglio Regionale una voce, almeno una, dissonante.

[1] “Groundhog Day“ appunto il giorno della Marmotta, malamente tradotto in italiano con il bruttissimo titolo “Ricomincio da capo”.
[2] Per un accenno, ovviamente solo per un primissimo approccio https://ilreporter.it/sezioni/cronaca-e-politica/listino-bloccato-legge-elettorale-toscana/
[3] “Ludi cartacei” era la definizione che Mussolini dava delle elezioni. Il quale, da dittatore, eliminò le elezioni a colpi di leggi autoritarie. Oggi non serve l’autoritarismo. Basta raccontare la fandonia della “governance”.
[4] C. Crouch “Postdemocrazia”, Laterza, 2005.

Andrea Bellucci