Le elezioni per il Parlamento europeo hanno visto l’affermarsi in molti paesi d’Europa di partiti e formazioni politiche di destra che erano già comparse nei rispettivi paesi, in alcuni casi riuscendo a formare la maggioranza di governo. Attualmente sono 6 gli Stati europei governati dalle destre: l’Italia, l’Ungheria, la Slovacchia, la Croazia, la Finlandia e i Paesi Bassi; affermazioni consistenti hanno avuto partiti dallo stesso orientamento in Germania, in Austria, in Spagna, in Portogallo, in Francia. Ma malgrado il successo elettorale i voti raccolti non sono stati sufficienti a consentire a questi partiti di raggiungere la maggioranza al Parlamento europeo e o a consentire loro di assumere una forza tale da condizionare la maggioranza che dovrà eleggere la nuova Commissione ed orientare i lavori del Parlamento. Tuttavia, quando è successo, costituisce un fenomeno che va indagato e capito perché, benché questi partiti si richiamino al fascismo e al nazismo e ne ripropongano molte delle proposte e ne rispecchino le caratteristiche, i loro programmi presentano peculiari elementi di novità e nei loro confronti sembra essere caduta ogni
preclusione da parte delle forze democratiche e liberali. Dopo ottant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, nella memoria dei popoli, sembra essersi cancellato il ricordo e la conoscenza degli orrori che fascismo e nazismo hanno seminato e una nuova narrazione sembra imporsi, accompagnata dall’ignoranza di ciò che è stato e sostenuta dall’oblio della memoria, edulcorato dalle narrazioni e dai ricordi.
A causa degli effetti di quel meccanismo che induce le generazioni a ricercare la propria identità e a sentirsi titolari del diritto di riscrivere la storia, le nuove generazioni d’Europa pensano di essere liberi di accettare una narrazione di ciò che è stato, riscritto dai vinti e, sfruttando le simpatie che i perdenti suscitano e gli errori che i vincitori commettono, sembrano voler accettare l’idea che sia possibile che ciò che in passato fascismo e nazismo propugnavano, forse la soluzione migliore anche per i problemi del presente.
Perciò, forti di questi meccanismi, si sdogana il passato, perfino nella mente degli eredi di quelli che furono le principali vittime di quella stagione della storia, e il fascismo e il nazismo si fanno strada nelle classi subalterne, negli appartenenti alle minoranze etniche, perfino negli appartenenti al popolo ebraico.
In realtà si tratta di un fenomeno non nuovo perché l’adesione al fascismo e nazismo, allora come oggi, ha alla base la falsa coscienza della propria collocazione di classe, l’appartenenza alle classi dominanti, ha come carattere distintivo la vicinanza al potere e al denaro e tutto ciò non esclude gli ebrei come nessun altro; e perciò non stupisce che
tra i nuovi fascisti e nazisti vi siano, come in passato, appartenenti alle comunità ebraiche, spaventati e sospinti verso queste ideologie dai conflitti in atto in Palestina e dallo scontro in corso, che vede due popolazioni semite, quella ebraica e quella palestinese, contendersi il dominio su un unico territorio che si vuole come esclusivo, dal quale escludere l’altro, con metodi e comportamenti dall’uno e dell’altra parte, che ripercorrono la ferocia indiscriminata di nazismo e fascismo e non hanno remore di fronte alla messa in atto di un genocidio.
Una destra cangiante
La rinascita della destra è stata tenuta a battesimo dalla cecità della politica dell’establishment democratico dei partiti sedicenti democratici e liberali, sostenuti dai partiti della sinistra riformista, ormai privi di qualsiasi ideologia e di qualsiasi progetto di società futura. Non possedendo più strumenti di analisi dei rapporti di classe e degli assetti di potere, ovvero essendo convinti che non vi sia alternativa al dominio assoluto del capitale economico e finanziario, questi partiti hanno accettato la sconfitta dei valori di uguaglianza e solidarietà e hanno scelto di collocarsi all’interno dello scontro inter – imperialistico, impegnandosi in conflitti come quello per il controllo dell’Ucraina, senza rendersi conto di essere chiamati a prendere parte ad uno scontro che è contrario ai loro interessi materiali e a quelli dei popoli che abitano. Il territorio europeo.
La guerra, questa guerra, si risolve e si sviluppa nel conflitto fra due autocrazie, egualmente oligarchiche, che difendono interessi contrapposti e che in nome di questi mandano al massacro interi popoli, nel caso di specie sia quello ucraino che quello russo, in nome di un patriottismo e un nazionalismo ricostruito, sfruttando l’odio il dolore e la violenza per praticare la persecuzione religiosa e negare quegli stessi principi per i quali dicono di battersi. Su questi morti banchettano, ingrassando i loro portafogli di ordini per spese militari e per la ricostruzione di un paese distrutto che ha visto la sua popolazione dispersa, ricostruzione limitata ai beni materiali e perciò solo in parte possibile, di ciò che hanno distrutto, trasformando il conflitto in un’occasione ghiotta di profitti futuri.
I partiti della destra si sono fatti furbescamente carico di raccogliere lo sconcerto e la protesta nei confronti di quanto sta avvenendo, la contrarietà dei popoli a vedere dissipate le risorse proprie per spese militari, per la produzione di armi, per una politica della morte e sono inopinatamente divenuti sostenitori della pace, facendo tesoro del fatto che i partiti progressisti e della sinistra – che per loro natura avrebbero dovuto farsi carico del rifiuto della guerra – tacciono quando non partecipano attivamente, alla mobilitazione bellica e al banchetto sui morti.
In tal modo i partiti della destra hanno acquisito una rendita di posizione della quale approfittano per introdurre, mediante la gestione del potere, modifiche profonde alle tutele dei diritti delle persone, aumentando le disuguaglianze, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla donna, reintroducendo valori, modi di pensare, come quelli che caratterizzano il patriarcato, reintroducendo la religione in funzione di controllo delle masse, legittimando la persecuzione della religione, quando le confessioni che gestiscono i credenti non sostengono le loro posizioni, e soprattutto introducendo una distribuzione della ricchezza, caratterizzata dalla disuguaglianza e dagli squilibri, che esalta le condizioni di vita e di benessere di pochi a danno del tenore di vita di molti.
Il risultato è la riprogettazione della società e dei rapporti sociali tra le classi secondo un modello autoritario, che nega i diritti, che esalta l’arbitrio, che favorisce i più forti, coloro che dispongono di maggiori risorse economiche e materiali, e quindi sono in grado di esercitare il potere, imponendo agli altri le proprie scelte e di vivere in un mondo diseguale dove la differenza delle opportunità la fa da padrona, dove l’egoismo, il nazionalismo, l’odio prevalgono sulla solidarietà.
Questa riprogettazione della società regressiva può essere superata solo mettendo a punto e progettando un nuovo inizio che ha bisogno di un’estrema chiarezza nella visione dei rapporti tra le classi. poché nulla sarà risparmiato, ogni errore peserà come un macigno, sopportando un prezzo altissimo che dovrà essere pagato per riconquistare le libertà conculcate. Sperare ancora che, come è avvenuto in passato in Francia, funzioni a garanzia del mantenimento delle libertà democratiche il principio ad escludendum volto ad espellere dal potere fascisti e nazisti, pensare che possa esistere una destra “democratica” e una fascista, è un’illusione, e questo perché la memoria fallace ha cancellato la vergogna di quello che è stato, al punto che gli interessi scaturenti dalla collocazione di classe di chi è a destra dello schieramento politico ed è espressione di ben definiti interessi, permette di superare ogni pregiudiziale verso una destra che sempre più si sente capace di vincere, a fronte dei suoi oppositori sempre più deboli, privi di idee, di consapevolezza, di coscienza di classe, sempre più privi di un progetto politico alternativo, solidale e tendenzialmente unitario, costruito sulla base di valori e obiettivi comuni.
Perché le masse possano aggregarsi intorno ad un progetto politico, dare la loro partecipazione, il loro consenso alla mobilitazione in difesa dei loro interessi. occorre che chi propone soluzioni alternative a quelle del nemico di classe sia reputato credibile e onesto, lavori con umiltà e costanza nel sostenere le proprie idee, dimostri con i comportamenti il proprio solidarismo e il proprio amore per l’uguaglianza e per la libertà, che non possono essere concetti vuoti, ma hanno bisogno di riscontri concreti che si traducano in proposte reali e percorribili, in grado di dare soluzione ai problemi posti
dalla disuguaglianza, dal malessere sociale, dall’assenza di libertà, dalla mancanza di tutela dei diritti dei più deboli e disagiati. Una Rifondazione della sinistra non solo è possibile, ma necessaria e costituisce l’unica seria risposta alla destra che avanza, senza fare distinzione tra destra democratica e compatibile e destra estrema, perché la convivenza con i progetti politici che ambedue queste componenti politiche sostengono, porta all’inevitabile inquinamento di una gestione alternativa e credibile della società, in una direzione egualitaria e di progresso sociale e da spazio a discriminazioni e diseguaglianze sia economiche che sul piano dei diritti e delle libertà.
Insistere sui diritti e sull’uguaglianza
Perciò si impone la messa a punto di un nuovo contratto sociale che tenga conto delle caratteristiche che l’Europa dei prossimi decenni assumerà, un contratto sociale che tuteli i più deboli, che offra opportunità ai giovani, che permetta un razionale utilizzo delle risorse, un’economia solidale, una distribuzione della ricchezza equa, nella consapevolezza che il percorso di vita presenta varie fasi che richiedono il sostegno delle generazioni tra loro e che i più forti e capaci aiutino e sostengano i più deboli e i più bisognosi.
In questa prospettiva la massima cura va dedicata all’accudimento ai minori, all’istruzione dei giovani, prevedendo anche una formazione permanente che possa consentire di meglio affrontare l’innovazione, mentre la massima attenzione va dedicata al sistema di welfare per permettere una distribuzione e quanto più paritaria possibile delle risorse e il funzionamento di un sistema sanitario e solidaristico di assistenza e cura che consenta di
affrontare la disabilità e la malattia senza essere condizionati e gravemente penalizzati dalle disponibilità economiche, consentendo a tutti l’accesso alle cure e ai farmaci.
La cura per le persone non può prescindere da quella per l’ambiente il cui deterioramento progressivo minaccia di rendere invivibili e impraticabili aree e territori sempre più ampi, costringendo le popolazioni alla migrazione e alla fuga, a fronte del ridursi delle possibilità di vita sul territorio. Si tratta di sviluppare una strategia per realizzare un programma
immenso che coinvolga tutti i popoli della terra all’insegna di un nuovo inevitabile e necessario internazionalismo, caratterizzato dalla solidarietà tra i popoli.
G.C.