Cosa c’è di nuovo – Donne

L’otto Marzo 2024 le donne di tutto il mondo hanno celebrato una festa di lotta in un panorama di scarsi risultati se non di regresso delle loro condizioni di uguaglianza e parità nel mondo. Il solo segnale positivo sembra giungere dalla Francia dove l’Assemblea nazionale, a larghissima maggioranza, ha deciso di emendare la Costituzione, introducendovi il diritto all’aborto, in modo da rafforzare il diritto di ogni donna alla maternità responsabile, ad esercitare la scelta su se e come gestire una gravidanza. Da ora in poi sarà più difficile, in Francia, ostacolare l’esercizio di questo diritto, far passare interpretazioni restrittive della legge, inventare cavilli burocratici, per permettere agli obiettori di coscienza di nascondersi dietro l’esercizio della professione medica per esercitare il loro potere, e questo anche se il diritto, una volta conquistato, alla gestione del proprio corpo andrà sempre e comunque difeso, come tutti i diritti.
Ma questo sembra essere uno dei pochi, se non l’unico, segnale positivo che giunge dai diversi paesi perché, ad esempio, in Irlanda sono falliti i due referendum con i quali si voleva modificare il linguaggio della Costituzione del 1937 con uno meno maschilista e introdurre una nuova nozione di famiglia come società solidale basata sui rapporti affettivi e non sul matrimonio, eterosessuale o omosessuale che sia.
Ma non basta, nelle guerre che si combattono in tutto il mondo lo stupro viene usato a piene mani come arma di guerra: lo hanno fatto i militanti di Hamas il 7 ottobre nell’assalto a Israele, mentre l’esercito israeliano ha fatto prima, bombardando, mitragliando, uccidendo donne e bambini, indiscriminatamente e negando di stare mettendo in atto un genocidio.
Ma la violenza contro le donne si consuma anche a livello di “ordinari” omicidi, motivati dal bisogno di esercitare il potere, sotto forma di stupro, per ribadire la superiorità e il diritto dell’uomo a possedere il corpo della donna, secondo una cultura patriarcale che dura morire. L’odio e il timore nei confronti della donna è così forte da spingere un candidato di destra alle elezioni portoghesi a proporre per le donne che abortiscono l’esportazione chirurgica delle ovaie come sanzione accessoria; questo mentre negli Stati Uniti la legislazione sull’aborto è ormai balcanizzata ed ogni Stato procede a suo modo per restringerla e impedire alle donne di gestire il proprio corpo e cioè di esercitare il più elementare dei diritti.

Donna e bello

D’altra parte il movimento femminista e le donne devono riflettere sullo slogan che per tanto tempo ha caratterizzato il movimento. Donna può non essere bello: per rendersene conto basta pensare, non necessariamente nell’ordine alla Meloni, alla von der Leyen, alla Metsola, per concludere che quando delle donne raggiungono posizioni apicali e di comando non sempre sono meglio degli uomini: la verità è che, come ci sono donne e donne vi sono uomini e uomini, e non irrilevante la loro collocazione di classe, non sono ininfluenti e loro idee, la loro testimonianza di vita, per valutarne i comportamenti, che sono sempre personali e specifici, soggettivi.
I comportamenti, le idee come i diritti sono condizionati dalle proprie oggettive condizioni di vita e perciò la battaglia prioritaria per tutte le donne deve essere quella della parità, innanzitutto salariale, perché dalla libertà dal bisogno discendono tutte le altre libertà. A riprova di ciò ricordiamo che le condizioni di lavoro e i salari delle donne sono nettamente inferiori a quelli degli uomini e che questa differenza costituisce lo spartiacque che separa i due generi dall’esercizio dei diritti.
Più che mutamenti di costume e di mentalità che certamente aiutano, più dell’educazione sentimentale certamente necessaria, ciò che fa la differenza sono le condizioni materiali e non a caso sono queste quelle difficili da mutare. Questo cammino è certamente difficile ed arduo in un paese come il nostro che detiene uno dei record del peggiore trattamento normativo e salariale delle donne rispetto al lavoro nei paesi ad economia sviluppata, prova ne sia che a risentirle è il tasso di natalità.
C’è poco da inventarsi in quanto a politiche demografiche di incremento della natalità se non si predispone una legislazione sociale di sostegno alle donne, costruendo reti efficienti di asili nido, liberandole dal compito presso che esclusivo dell’accudienza agli anziani, rendendole economicamente autonome e libere di affermarsi sul lavoro, in modo da poter esprimere la loro personalità e le loro aspirazioni di vita nel modo più compiuto. È anche per questo motivo che le politiche demografiche propagandate dalla destra per risolvere i
problemi del paese sono miseramente destinate a naufragare. vittime dell’inefficienza per quanto riguarda gli effetti economici e sociali, ma anche a causa di una cultura relativa alla donna che la relega in un ruolo di subordinazione alle scelte dei maschi di casa, alle loro esigenze e alla struttura complessivamente maschilista dell’organizzazione sociale.