La Meloni nei salotti buoni

Da quando è divenuta primo ministro la Meloni ha preso a frequentare i salotti buoni di Bruxelles. e sempre più spesso viene inquadrata in affabile conversazione con Ursula von der Leyen e Roberta Metsola. La premier italiana è entrata nell’agone politico comunitario, sgomitando e facendo capire di poter essere molto utile come mediatrice nelle relazioni con le ali estreme (di destra) dello schieramento politico: significative le sue buone relazioni con Orban che abbiamo visto recentemente alla prova. Forte di questi primi cimenti la premier italiana manovra per introdurre altri suoi sodali e usa come biglietto da visita la fatidica frase: “è con me”, per accreditare Éric Justin Léon Zemmour e Marion Jeanne Caroline Maréchal, leaders del partito nazifascista francese Reconquête, nonché i neonazisti di Alternative for Deutscheland preparando il loro ingresso nei Conservatori e riformisti europei, con l’obiettivo di sdoganarli e chiamarli a far parte della nuova alleanza che dopo le elezioni europee eleggerà la nuova Commissione.
A farle concorrenza il suo alleato-competitors in Italia Salvini, non tanto perché sembra essere quello che mantiene i migliori rapporti con Marie Le Pen, possibile candidata alle elezioni presidenziali in Francia, ma perché sembra essere quello che ha i migliori rapporti con il vincitore delle elezioni olandesi, Wilders. l suo obiettivo, non a caso, è saldare le relazioni con i partiti degli agricoltori che stanno nascendo un po’ in tutta Europa, pericolo che da tempo segnaliamo come frutto avvelenato della politica di sostegno alla guerra, ad un ingresso senza condizioni dell’Ucraina nell’Unione europea, senza valutarne le conseguenze economiche di questa scelta per gli altri paesi dell’Unione.
I contadini sono consapevoli di essere stati individuati dalla burocrazia di Bruxelles come il gruppo sociale sul quale attingere, facendo gravare principalmente su di esso sia il peso della politica green che i costi della guerra, muovendo dalla convinzione che fino ad ora questo settore è stato largamente privilegiato dal bilancio e dalla politica
comunitaria. Perciò si mobilitano e si ribellano, forti del fatto che è difficile mettersi davanti ad una persona alla guida di un trattore e cercare di convincerlo a recedere: contro i trattori non si fanno cariche di polizia facili! Con la loro mobilizzazione i contadini sono andati ad incidere sul cuore del problema, colpendo il bilancio comunitario e rendendo chiaro che nell’attuale fase economica congiunturale il ruolo dei diversi fattori produttivi va rivisto se si vuole continuare a perseguire la realizzazione di un’economia green; che tempi e modi del programma vanno rimodulati e che, in ogni
caso, la conduzione, in contemporanea, della guerra con l’obiettivo di realizzare una riconversione del modello produttivo sono ovviamente economicamente incompatibili.
Questa evidente verità non appare condivisa nel dibattito politico dei partiti che stanno andando alle elezioni europee con il risultato che la nuova Commissione sarà priva di un mandato su questo tema essenziale e che quindi tutto si risolverà in una delega in bianco ai burocrati di Bruxelles, senza che i cittadini dell’Unione assumano le decisioni
necessarie a traghettare la politica europea verso sbocchi positivi.

I riflessi interni del voto europeo

Accantonati quelli che sarebbero i temi reali del dibattito le elezioni europee verranno utilizzate in Italia per misurare la tenuta del consenso verso il Governo ma soprattutto per verificare la consistenza dei rapporti di forza tra i partiti della coalizione e risolvere un contenzioso che agita in forme diverse i due schieramenti. All’interno di quello di
destra serviranno a misurare quanto consenso la Meloni è riuscita ad erodere alla Lega e a Forza Italia e viceversa; all’interno della sinistra serviranno a sanzionare la distanza tra 5 Stelle a PD o, se si preferisce, tra Conti e Schlein.
Le premesse per una scarsa partecipazione elettorale ci sono tutte ma come dar colpa agli elettori di essere stati scientemente espropriati di ogni possibilità di esprimersi sui temi veri del contenzioso, pronunciandosi sui passi futuri della politica comunitaria se nessuno dei contendenti si è presentato con un programma chiaro è l’equivoco su questi temi cruciali per il futuro dell’Europa.

La Redazione