El Essequibo conteso

Un nuovo conflitto sembra affacciarsi sulla scena mondiale: questa volta ad essere coinvolti sono la Repubblica bolivariana del Venezuela e una parte del cascame di quello che fu l’Impero britannico, costituito dalla Repubblica cooperativa di Guyana. Su una parte di quest’ultimo territorio di 159.542 kmq, denominato Guayana Esequiba, meglio conosciuto come El Essequibo, il Venezuela rivendica la sovranità, definendo la Repubblica cooperativa di Guyana una costruzione artificiosa frutto del dominio coloniale dell’America Latina. Dietro il riaccendersi dello scontro ci sono immense risorse minerarie e ambientali, il petrolio e il gas offshore, le prospezioni della Exxon Mobil al largo delle coste dell’El Essequibo. La contesa territoriale viene da lontano: secondo il Venezuela la Guayana Esequiba ha fatto parte del territorio venezuelano sin dalla sua formazione come Capitanía General del Reino de España nel 1777 e l’ha mantenuta quando è nato come Repubblica, conquistando l’indipendenza nel 1811.
Bisogna premettere che la colonizzazione della Guynea, inizia alla fine del 16° sec., quando gli Olandesi si stabilirono sulle rive dell’Essequibo, consolidando dal 1621 la loro presenza a opera della Compagnia olandese delle Indie Occidentali. Durante le guerre napoleoniche i possedimenti olandesi furono occupati dagli inglesi e definitivamente assegnati dal Congresso di Vienna alla Gran Bretagna, la quale nel 1831 li unì ai suoi possedimenti in quell’area, sviluppandovi la coltivazione della canna da zucchero, grandi piantagioni costiere, impiegando schiavi neri. Dopo l’abolizione della schiavitù e l’abbandono delle piantagioni da parte dei neri, gli inglesi provvidero ad importare mano d’opera indiana; nell’arco di un secolo la popolazione di origine indiana divenne maggioritaria.

In conseguenza delle migrazioni da varie parti del mondo, la popolazione è oggi composita: accanto agli indiani (43,5%) vi sono i neri (30,2%), i meticci (16,7), gli amerindi (9,2%) che abitano lungo i fiumi all’interno del paese, i portoghesi discendenti dai maderesi reclutati nell’Ottocento, i cinesi e altri europei. L’eterogeneità etnica si riflette nella varietà delle religioni, dove gli induisti sono in maggioranza (28,8%), accanto ai numerosi protestanti (18,7%), cattolici (8,1%), e musulmani (7,3%). Circa il 90% della popolazione vive, concentrata nella fascia costiera, fra gli estuari dei
fiumi Essequibo e del Courantyne. Il paese possiede la più elevata quota di popolazione rurale dell’America Meridionale, e nel 2008 solo il 28% degli abitanti viveva nelle aree urbane. La città di gran lunga più importante è Georgetown, seguita, a distanza, da Linden e New Amsterdam.
Solo nel 1899 il Venezuela è stato in grado di opporsi al Lodo Arbitrale, che aveva sancito l’afferenza del territorio all’amministrazione britannica, sostenendo che questa soluzione era stata assunta in maniera fraudolenta e grazie alla complicità tra i delegati britannici e il Giudice russo Fyodor Martens. Da allora è iniziata una controversia,
parzialmente risolta in occasione dell’indipendenza concessa alla Guyana nel 1966, quando prima dell’indipendenza è stato firmato a Ginevra il 17 febbraio 1966 da Venezuela e Regno Unito, insieme alla Guyana britannica, un accordo che stabiliva che l’Essequibo sarebbe stato amministrato dalla Guyana; la questione della sovranità, contesa dal Venezuela, sarebbe stata risolta da un nuovo Trattato da stipularsi entro 4 anni, ma mai sottoscritto. L’accordo di Ginevra fissava gli attuali confini tra la Repubblica cooperativa di Guyana e la Repubblica bolivariana del Venezuela.
Il governo della Guyana ritiene quello di Ginevra «Un accordo internazionale vincolante tra le Parti», del tutto esaustivo del problema, mentre il Venezuela ne contesta la validità al punto che il 22 novembre 2022, la vicepresidente esecutiva del Venezuela, Delcy Rodríguez, ha presentato alla Corte internazionale di giustizia, con sede a L’Aia, indicato come foro competente dall’ONU; nel formulare obiezioni preliminari alla richiesta della Repubblica cooperativa della Guyana i venezuelani rivendicano i diritti sulla Guyana Esequiba in quanto «Il lodo arbitrale di Parigi del 1899 è illegale, perché il Venezuela non era presente quando è stato concluso e la Guyana non esisteva come soggetto di diritto internazionale. Pertanto il lodo è nullo». Tuttavia da parte venezuelana si propende per una soluzione amichevole. ll governo di Georgetown, rivendica la validità dell’Accordo di Ginevra e, guidato dal People’s Progressive Party/Civic (che aderisce all’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai), si oppone al governo “socialista” di Caracas.
Il Venezuela considera la Guyana poco più di un’invenzione coloniale britannica e afferma «La Guyana sa bene che sebbene fino al 1966 non sognasse nemmeno di nascere come Stato indipendente; lVenezuela ha nvece degli indiscutibili titoli storici e giuridici che dimostrano che Guayana Esequiba le appartiene. L’unico obiettivo dell’impero britannico era quello di spogliare il Venezuela del suo territorio, rubare e saccheggiare le sue risorse.
Georgetown ha tentato unilateralmente di sottrarsi all’Accordo di Ginevra, con un’interpretazione giuridica nata e finanziata dalle multinazionali del petrolio. Esortiamo la Guyana ad assumersi seriamente le proprie responsabilità internazionali».
Storicamente, i veri padroni di quei territori sarebbero i popoli indigeni che li abitavano (e li abitano) prima dell’arrivo degli invasori spagnoli, britannici, olandesi e francesi e che certamente nessuno parlerebbe della Guayana Esequiba – El Essequibo – se non fosse piena di risorse minerarie e forestali e soprattutto non vi fossero i promettenti
giacimenti di gas e petrolio. Inoltre la posizione strategica del paese e il conflitto che oppone il Venezuela agli Stati Uniti ha già suscitato gli interessi di questi ultimi, i quali di fronte alle possibilità d’esplosione della crisi, hanno inviato due missioni militari per studiare la possibilità di impiantare proprie basi nel paese, aprendo così un nuovo fronte con il Venezuela, notoriamente con solidi rapporti con la Russia e che si appresta ad entrare nei Brics, forte del fatto di appartenere al cartello internazionale dei paesi produttori che fanno il prezzo del petrolio e del gas.

G. L.