Papa pappone

Ha destato molto scalpore la notizia diffusa, attraverso talk show e articoli di molti giornali, sulle abitudini i Karol Wojtyla, eletto papa ad appena 58 anni, il quale ancora a 64 anni, quando la sedicenne Emanuela Orlandi scomparve, rapita da ignoti, aveva l’abitudine di uscire spesso nottetempo, accompagnato (pardon, scortato) da due monsignori polacchi, per godersi le notti romane, naturalmente quando non avveniva che invitasse qualcuno in Vaticano.
Quanto si dice getterebbe un’ombra sulla vita del Pontefice, proclamato santo nel 2014, e tuttavia quanto si afferma appare verisimile, riferito ad un prelato relativamente giovane, notoriamente un atleta vigoroso, che ha afflitto il mondo sedendo sul soglio pontificio per ben 26 anni.
Non sappiamo ovviamente nulla su cosa c’è di vero sul suo coinvolgimento, in una qualunque forma, nell’affaire Orlandi: non siamo investigatori ,poliziotti o giudici, ma francamente non ce ne è bisogno per pensare di costui tutto il male possibile. E ciò a causa delle sue azioni più che dei suoi gusti sessuali e dei suoi stili di vita, anche se anche i papi, come la loro storia dimostra, sono spesso stati indulgenti, perfino verso l’incesto, come fece Alessandro VI, dedicando le proprie attenzioni a Lucrezia Borgia, sua figlia.
Wojtyla avvallò e sostenne durante il suo pontificato una gestione “disinvolta” dell’IOR (Istituto Opere di Religione), coinvolto nel fallimento del Banco Ambrosiano e nell’omicidio di Roberto Calvi, procurò e canalizzo i finanziamenti occulti e di provenienza oscura a Solidarność, promosse la lotta contro la teologia della liberazione e il ritorno della Chiesa verso valori tradizionali e regressivi, plasmò le gerarchie ecclesiastiche a sua immagine e somiglianza nominando ben 231 Cardinali.
Durante il suo pontificato è cresciuta ed ha acquistato potere la lobbie degli omosessuali e dei pedofili nella Chiesa e soprattutto nel Sacro Collegio e nella Curia romana, producendo lo sconcerto e la disperazione tra le vittime, attestati da tante vicende processuali in tutto il mondo e comprovati da pubblici pentimenti, prodotto dei seri condizionamenti all’attività dei suoi successori, guasti nel corpo stesso della Chiesa di Roma, al punto da farla precipitare in una crisi profonda dalla quale sta cercando di condurla fuori un Pontefice, abile e paterno, venuto dalla periferia del mondo. (si vedano le ricostruzioni che ne ha fatto in più riprese la rivista Left).
Si, Wojtyla andrebbe processato, attingendo per le procedure alla storia della Chiesa, e operando come essa fece per papa Formoso, morto nell’896, che una volta morto venne esumato, vestito dei paramenti pontifici e collocato su un trono, in modo da consentire la presenza del corpus delicti: potrebbe così rispondere anch’egli a tutte le accuse che gli dovrebbero essere fatte. Così Wojtyla, senz’altro indegno del pontificato, andrebbe deposto, e tutti i suoi atti e le sue misure dovrebbero essere annullati e gli ordini da lui conferiti dichiarati non validi.
Come al suo predecessore potrebbero essergli strappati i paramenti, tagliate le tre dita della mano destra, usate per le benedizioni, magari evitando di gettarne il cadavere nel Tevere, se non altro che per non aumentare l’inquinamento.

La Redazione