Il Governo dei “Ce l’ho duro”

Tra le misure identitarie assunte dal Governo neofascista la politica contro l’emigrazione ricopre un ruolo centrale. Affidata al clone tecnocrate dell’ex capitano, la repressione marcia spedita e colpisce le ONG mentre si grida alla vittoria verso la Francia. Eppure i dati diffusi dal Viminale, sede del Ministero degli interni, ci dicono che dei 90 mila immigrati irregolari giunti quest’anno in Italia quelli sbarcati dalle Ong sono stati appena 11mila. Rimane perciò da capire perché la politica della destra si accanisce contro un effetto molto marginale del fenomeno.
Per rispondere al quesito occorre innanzi tutto vedere come arrivano gli altri: con ogni mezzo, con barche e barchini, messi a disposizione dai trafficanti di esseri umani che su questo traffico costruiscono i loro patrimoni, come a volte le inchieste di magistrati e le indagini di polizia hanno dimostrato. Questo traffico “fai da te” ha, in genere, successo e gli sbarcati vengono presi in carico senza troppi problemi e stipati negli hot spot a Lampedusa e poi in terra ferma.
È noto che la maggior parte dei migranti, appena può, prende la strada della Francia o della Germania, paesi dove sperano di trovare lavoro o dove si dirigono per ricongiungimento familiare. In Italia ne restano pochi che vanno a rimpinguare quell’esercito di circa mezzo milione di lavoratori in nero, schiavi, alloggiati nelle baraccopoli come quella di San Ferdinando in Calabria, e le altre simili del foggiano o dell’agro pontino, ma la loro presenza è diffusa ovunque nelle cascine lombarde e venete, in Emilia Romagna, dove forniscono le braccia essenziali all’agricoltura. [1] D’altra parte la fuga verso l’estero è comprensibile perché al 57 % dei 90 mila richiedenti asilo è stata rifiutata la protezione internazionale e quindi devono lasciare il suolo italiano o vivere in clandestinità, essendo di fatto inesistenti i rimpatri.
Tuttavia lo Stato italiano ha accettato di accogliere il 43 % dei migranti, riconoscendo loro la protezione internazionale dopo aver vagliato la loro posizione personale, cosa che – si badi bene – non può fare se non li fa sbarcare sul territorio nazionale, mentre invece il ministro vorrebbe trattenerli sulle navi o lasciarli alla deriva.

I migranti di scarto

Rimane da capire chi sono i migranti salvati dalle ONG: sono quelli di scarto, gli ultimi, i più poveri, i più diseredati, quelli che sono stati catturati in Libia dai mercanti di schiavi, pagati dal Governo italiano per controllare il flusso dei migranti e tenerli lontani dall’Italia, i quali se ne liberano o quando sono troppo malati o quando le hanno stuprate se sono donne, o quando i loro parenti hanno pagato il riscatto. Ebbene costoro sono abbandonati in canotti malmessi, lasciati alla deriva. Ed è verso costoro che si dirigono le navi delle ONG in funzione di ambulanze del mare che raccolgono le vittime di questo ignobile traffico ed è contro le ONG – che si occupano degli ultimi degli ultimi – che si accanisce il Governo e l’opinione pubblica. aizzata da una propaganda che crea l’idea di una invasione inesistente, facendo si che tutti siano convinti che il 31% dei residenti in Italia è straniero, mentre invece il dato reale è il 9% (di immigrati sia regolari che irregolari), il che rappresenta una percentuale di gran lunga inferiore a quella di ogni grande paese europeo.
L’accanimento del Governo verso le ONG è dunque una scelta di classe, è una scelta politica, contro la sinistra solidale, è una scelta razzista, perché discrimina gli ultimi, i più poveri. Le ONG vengono accusate dal Governo di essere collusi con i mercanti libici di schiavi, ma nessuna inchiesta di polizia o della magistratura è riuscita a provare questa accusa; anzi le risultanze delle indagini hanno dimostrato il contrario. Risulta dai documenti parlamentari che lo Stato italiano finanzia questi ignobili mercanti, travestiti da guardia costiera libica, li arma e li sostiene, donando loro delle motovedette e finanziandoli. Inoltre le ONG avvisano sempre la guardia costiera italiana in caso di avvistamento di naufraghi, onorando poi la legge del mare che obbliga ogni nave a soccorrere le persone in pericolo.
Sembra che l’inquilino del Viminale, a caccia di pretesti, si sia inventato che le ONG utilizzano navi inadatte al trasporto passeggeri e quindi a salvare i migranti, ma dimentica che le loro navi sono sostenute da scarse risorse frutto della solidarietà e che cercano di supplire a una carenza che è dello Stato italiano, come di tutti gli Stati rivieraschi.

La mancata definizione dei flussi

Guardando il problema migratorio nella sua oggettività e a prescindere dalla speculazione politica l’Italia, a causa del suo declino demografico, necessita invece di una politica migratoria, non solo ma anche per compensare l’emigrazione degli italiani all’estero (sono infatti più numerosi gli italiani che vanno all’estero che quelli che vengono nel paese). Occorre inoltre porre riparo alle carenze di manodopera del sistema produttivo e sostenere con lavoro regolare e il pagamento dei contributi il sistema pensionistico per cui occorrerebbe un decreto, questo si con carattere di urgenza, che fissasse il numero dei migranti richiesti almeno a 100.000, contribuendo così anche al ridimensionamento dell’emigrazione clandestina.

La Redazione

[1] Schiavi in Italia – La questione bracciantile, Ucadi in Newsletter, Numero 147 – Giugno 2021, Anno 2021. Agricoltura, lavoro, emigrazione, Ucadi in Newsletter, Numero 148 – Luglio 2021, Anno 2021, Agricoltura, città e territorio, Ucadi in Newsletter, Numero 149 – Agosto 2021, Anno 2021. La scelta di un’agricoltura “alternativa”, Ucadi in Newsletter, Numero 152 – Novembre 2021, Anno 2021