Informazione di regime e libertà

Lo scoppio della guerra in Ucraina ha trasformato il controllo sulla stampa e sul dibattito pubblico. Questo controllo veniva prima esercitato attraverso quello finanziario dei gruppi editoriali, della carta stampata, delle aziende televisive e lottizzando la TV pubblica tra i vari partiti. Oggi prevale una informazione e un dibattito militarizzato, supportato da una censura che si ispira a idee ed opinioni giudicate politicamente corrette
e quindi lecite, mentre tutte le altre opinioni vengono messe all’indice e additate come riprovevoli, da condannare, perseguendo e mettendo all’indice chi le ha formulate e chi le condivide, compilando liste di prescrizione, esibendo le foto di chi vi viene inserito sulle prime pagine dei giornali. Si va a caccia delle opinioni espresse pubblicamente o sul web per rinfacciarle, additando alla gogna mediatica la persona che le ha formulate, privando di
legittimazione posizioni politiche ed etiche che hanno invece tutta la dignità per essere espresse, sostenute e condivise.
Quando avviene non stupisce considerando che nella classifica sulla libertà e obiettività dell’informazione la classifica di Reporters sans Frontières colloca l’Italia al 58 posto. ben lontana dagli altri paesi d’Europa.
Contro questa tecnica di costruzione del pensiero unico non esiste altra difesa che ribadire con forza le ragioni delle proprie opinioni e affermazioni: la lotta è impari perché la forza e la pervasività della comunicazione controllata ed eterodiretta è formidabile, sostenuta da un’opinione pubblica pesantemente manipolata.
Nel clima di maccartismo, di caccia alle streghe che è stato creato, non si può criticare Israele che espropria ogni giorno i palestinesi della loro terra, espellendoli dalle loro case, e che scatena improvvisi attacchi preventivi su una prigione a cielo aperto come la striscia di Gaza, dove sono costretti a vivere 1.645.500 abitanti, su appena 365 km², con una densità di 4570,83. A chi critica tutto ciò si ricorda la Shoah, sorvolando che è stata opera del nazismo e che quanto è avvenuto ai danni degli ebrei non dà comunque diritto di reprimere altri popoli.
Si condanna la Rivoluzione Russa, trascurando i crimini del regime zarista, si omette di distinguere tra ruolo dei bolscevichi nella repressione della rivoluzione, responsabilità e crimini dello stalinismo e aspirazioni del popolo russo a realizzare una società egualitaria; si mette all’indice la rivoluzione cubana, dimenticando gli orrori del regime di Fulgenzio Batista spodestato dalla Rivoluzione e la sua collusione con la mafia.
Si presenta la NATO come un’alleanza di pace e si omette di dire che “Gladio”, che organizzò la strage di Stato, era una struttura della NATO (come le inchieste della magistratura, dopo tanti anni, hanno dimostrato); che l’Alleanza ha fatto altrettanto in Belgio, organizzando stragi e attentati, come è stato dimostrato dalla magistratura di quel paese.
A proposito della guerra ucraina si omette di parlare della strategia degli oligarchi Ucraini e del governo di quel paese che hanno organizzato e finanziato il boicottaggio del gasdotto Nord Stream 2 per danneggiare l’economia dell’Europa occidentale, come provano i loro interventi lobbistici presso il Congresso degli Stati Uniti.[1] Che l’interventismo della Gran Bretagna in Ucraina costituisce uno degli effetti della Brexit e mira a destabilizzare l’Ue e a dividerla, creando rapporti privilegiati di alcuni paesi che ne fanno parte con la Gran
Bretagna.[2] E potremmo continuare all’infinito!                                                                    Si dirà che, come in ogni paese, durante la guerra scatta la censura, si usano le veline dei governi per fornire un’informazione pilotata e amica, ma il Governo nega lo stato di guerra, pur avendo portato il paese in guerra senza un voto parlamentare.

Una guerra sporca

Certo, si tratta di una guerra sporca, una guerra fatta per procura, inviando gli ucraini a combattere e usandoli come carne da cannoni, letteralmente e materialmente. Si dirà che le vittime sono consenzienti e si difendono da uno Stato invasore, il che risponde a un dato di fatto, ma si omette di ricordare la repressione della componente russofona del paese vietando l’uso della lingua russa, disdettando gli accordi di Minsk che prevedevano l’autonomia amministrativa per le popolazioni del Donbass sono tra le ragioni del conflitto.
Mentre si difendono gli ucraini aggrediti, si tace sugli interessi degli Stati Uniti a  isarticolare
l’economia europea, a spezzare le relazioni economiche tra la Russia e l’Ue. Se qualche politologo o commentatore osa prospettare dubbi, anche formulare ipotesi, lo si mette all’indice e lo si addita come collaboratore di Putin.
Pur dipingendo Putin come il male assoluto e Kirril – suo mentore – come sostenitori di valori oscurantisti e accusandoli di nazionalismo populista, l’informazione eterodiretta sostiene il regime ucraino che ha le stesse posizioni, condivide gli stessi valori e condanna l’occidente per la tutela delle minoranze, della donna e delle differenze di genere, facendo di un amico degli oligarchi ed oligarca egli stesso – Zelensky – un eroe celebrato dai media. Omette di dire degli interessi concorrenti di oligarchi e capitalisti occidentali sull’acquisto delle terre ucraine e sul controllo delle sue risorse minerarie, celando le ragioni economiche che il conflitto in corso sottende, soffermandosi solo sui motivi di equilibrio strategico.
Di fronte a tutto questo non ci stancheremo di ricordare e ricostruire i fatti e di invitare tutti a riflettere e a formarsi liberamente una propria opinione.

[1] Enrico Verga, Ucraina, è una questione di soldi e la guerra è già in corso a Washington, “il sole 24 ore”, 15 febbraio 2022.
[2] Guerra in Ucraina: la pista britannica, Newsletter Crescita Politica, Aprile 2022, N° 158

La Redazione