Cosa c’è di nuovo – Stronzi galleggianti

Alle prossime elezioni si presenterà a chiedere i voti Matteo Renzi, un individuo che dovrebbe essere processato da un tribunale popolare per crimini contro i lavoratori per aver ideato e promosso il Job Act che ha flessibilizzato il rapporto di lavoro, di fatto privando di ogni tutela i lavoratori licenziati senza giusta causa o giustificato motivo. La Costituzione – che non a caso la destra si propone di modificare con la collusione del cosiddetto centro prevede la tutela del lavoratore ingiustamente licenziato e lo Statuto dei Lavoratori, frutto delle lotte degli anni ’70, faceva divieto espresso di questi tipi di licenziamento, disponendo il reintegro sul posto di lavoro del lavoratore ingiustamente licenziato.
Il decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 recante Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183 introduceva invece una nuova disciplina delle conseguenze dei licenziamenti illegittimi, individuali e collettivi, per i lavoratori assunti a tempo indeterminato: aboliva il diritto a riottenere il posto di lavoro, stabilendo che il giudice poteva fissare un’indennità
dell’importo pari a una mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio. Una miseria, che la Corte costituzionale ha ritenuto non sufficiente a compensare il lavoratore ingiustamente licenziato. Questo è ancor più vero quando l’indennità viene calcolata con un rapporto rigido e fisso rispetto all’anzianità di servizio e soprattutto quando l’anzianità di servizio è «assai modesta».
In questo caso – secondo la Corte – viene violato sia l’art. 3 Cost., facendo venire meno il principio di ragionevolezza, perché una indennità così determinata non rappresenta «una adeguata dissuasione del datore di lavoro dal licenziare ingiustamente (o comunque in violazione di legge)» e non garantisce neppure «un adeguato ristoro al pregiudizio concretamente arrecato». In alte parole il padrone può licenziare con costi irrisori e il
lavoratore licenziato riceve un indennizzo miserabile.
Vengono inoltre violati gli artt. 4, primo comma, e 35, primo comma, Cost., in quanto «un criterio di commisurazione dell’indennità automaticamente legato all’anzianità di servizio» va contro l’interesse del lavoratore che quindi vede aumentare il rischio di essere licenziato ingiustamente.
Per la Corte costituzionale occorrerebbe approvare un provvedimento legislativo che attribuisca «il doveroso rilievo al fatto, in sé sempre traumatico, dell’espulsione del lavoratore», attraverso il riconoscimento del giusto indennizzo e la salvaguardia di una efficace “funzione dissuasiva della tutela indennitaria. È bene perciò che quando e se lavoratrici e lavoratori andranno a votare riflettano molto bene su quello che fanno e si chiedano se Renzi e i suoi accoliti, che queste norme hanno voluto, siano i più adatti a porre rimedio al danno fatto.

Andare oltre

L’uso oculato del voto ovviamente non basta, anche perché l’offerta politica a tutela dei lavoratori è inesistente. È questo il motivo per cui una difesa reale del posto di lavoro è possibile solo attraverso la mobilitazione e l’azione diretta. Qualche esempio di reazioni positive e di mobilitazione capace di aggregare i lavoratori e di suscitare solidarietà e consenso sul territorio vi è stata se si guarda alla mobilitazione dei lavoratori della GKN, ma la lotta coraggiosa dei lavoratori di questa azienda è stata isolata e il silenzio mediatico è calato sulla loro lotta e sulle tante vertenze di crisi aziendale di delocalizzazione e di smantellamento dell’apparato produttivo.
Manca una iniziativa sindacale strategica capace di aggredire il padronato, impegnandosi in una battaglia per il salario e l’occupazione. È vero che l’impiego di manodopera cresce, ma con rapporti precari e sottopagati, con salari dichiarati che sono addirittura più bassi di quelli dei rapporti di lavoro nero, mentre continuano gli incidenti e le morti sul posto di lavoro, sui quali è calato un assordante silenzio, benché le morti continuino a ritmo costante e sostenuto.
La mobilitazione e la lotta sono la sola risposta possibile.