I governanti ucraini hanno promesso ai loro cittadini l’immediato ingresso nell’Unione Europea, ma il percorso per l’adesione è un procedimento complesso e articolato. Per ricostruirlo occorre fare riferimento agli artt. 49 e 2 del Trattato dell’Unione. Il primo fornisce la base giuridica per qualsiasi Stato europeo che intenda aderire all’U.E.; il secondo elenca i valori sui quali si fonda l’Unione.
La base giuridica
Il paese candidato deve far parte geograficamente dell’Europa, rispettare e impegnarsi fare propri i valori elencati nell’art. 2 del Trattato sull’Unione: rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dello Stato di diritto, dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze; il rispetto di una società caratterizzata dal pluralismo e dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità uomo-donna.
Il paese candidato deve inoltre soddisfare i criteri di ammissibilità dell’U. E. stabiliti dal Consiglio europeo svoltosi a Copenaghen nel 1993 che sono:
– possedere istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti dell’uomo, il rispetto delle minoranze e la loro tutela;
– un’economia di mercato affidabile e la capacità di far fronte alle forze del mercato e alla concorrenza all’interno dell’Unione;
– possedere la capacità di assumere e attuare efficacemente gli obblighi derivanti dall’adesione, compresi gli obiettivi principali relativi all’unione politica, economica, e monetaria.
Inoltre, il paese candidato deve essere in grado di applicare il diritto comunitario e deve essere in grado di garantire che il diritto comunitario recepito nella legislazione nazionale sia attuato in modo efficace, attraverso adeguate strutture amministrative e giudiziarie (decisione del Consiglio europeo di Madrid, dic. 1995) L’U. E, si riserva comunque, sempre, il diritto di decidere quando e se il paese candidato ha soddisfatto i criteri di adesione. Inoltre, la stessa Unione Europea deve essere in grado di integrare i nuovi membri.
Le promesse da marinaio della U. E.
Sulla scorta dell’emozione e trascinato dal discorso del Presidente ucraino che chiedeva aiuto e solidarietà per l’invasione subita, il Parlamento Europeo, impotente, ha consentito all’Ucraina di accelerare la procedura di adesione conferendole lo status di paese candidato.
Ma l’Ucraina rispetta le condizioni richieste dall’art. 2 del Trattato?
Certamente non rispetta il diritto delle minoranze, né tanto meno quelli di parità uomo-donna, (pur tralasciando gli altri). Ha infatti imposto per legge la lingua ucraina, anche se non c’è correlazione diretta tra l’uso della lingua nell’ambito scolastico e l’uso pratico al punto che la perecentuale è circa del 50% ed esistono aree dove l’una o l’altra lingua è maggioritaria. Il dato di fatto è che non rispettano le minoranze e le autonomie, prova ne sia che il governo centrale è in guerra da otto anni con le popolazioni del Donbass certamente russofone.
Su richiesta unanime delle confessioni religiose del paese l’Ucraina si è rifiutata di ratificare la Convenzione di Istanbul sulla parità uomo donna. È vero che anche altri paesi aderenti all’Unione, come Polonia e Ungheria, violano i principi segnalati e dunque l’Ucraina andrebbe a rinforzare queste posizioni, condannate dalla Corte di Giustizia europea, ma tant’è: in guerra si è di bocca buona e si fa di tutto. Ciò non toglie che molti problemi sorgerebbero dopo.
Saltato a piè pari il primo step della procedura – quello per ottenere la qualifica di paese candidato – ora bisognerebbe aprire i negoziati, previa una decisione unanime del Consiglio dell’U. E. Dopo di che possono iniziare le conferenze intergovernative tra i governi dei paesi dell’U. E. e quello del paese candidato.
E qui viene fuori il primo grosso problema: bisogna che il paese candidato accetti “l’acquis dell’U. E.”, ovvero l’insieme dei diritti e degli obblighi comuni che sono vincolanti per tutti i paesi dell’U. E., in quanto membri. L’ acquis è in continua evoluzione e comprende: il contenuto, i principi e gli obiettivi politici dei Trattati; la normativa adottata in applicazione dei Trattati e della giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’U. E.; le dichiarazioni e risoluzioni adottate dall’U. E.; le misure relative alla politica estera e di sicurezza comune; le misure relative alla giustizia e agli affari interni;
gli accordi internazionali conclusi dall’U. E. e quelli conclusi tra loro dai paesi dell’U. E. nel campo delle attività dell’Unione stessa. I paesi candidati sono tenuti, inoltre, ad accettare l’acquis prima di poter aderire all’U. E. Le deroghe all’acquis sono concesse solo in circostanze eccezionali e hanno portata limitata. L’acquis deve essere incorporato dai paesi candidati nel loro ordinamento giuridico nazionale entro la data della loro adesione all’U. E. e sono tenuti ad applicarlo a partire da tale data. L’acquis è diviso in settori politici in vista dell’organizzazione efficace dei negoziati. (Ci sono attualmente ben 35 aree politiche o «capitoli tematici».)
Su quanto detto sarebbe bene che il Governo ucraino e il suo Presidente riflettessero per evitare di creare facili aspettative e alimentare illusioni nei cittadini ucraini, rispetto ad un percorso politico che per la sua complessità non permette scorciatoie, a meno di non far saltare tutta l’impalcatura giuridico istituzionale ed economica dell’Unione.
Sarebbe cioè il caso di non illudere e prendere in giro nessuno!
Dopo di che non è finita: si procede per fasi successive. Il Consiglio dell’U. E. può stabilire parametri di riferimento per l’apertura o la chiusura per tutti i capitoli tematici o parametri di riferimento provvisori per determinati capitoli specifici. La decisione di stabilire parametri di riferimento si basa su un rapporto di indagine risultante dall’esercizio di screening per i singoli capitoli. Un capitolo può essere chiuso in via provvisoria solo quando il paese candidato dimostra di aver già attuato l’acquis di un determinato capitolo o che lo attuerà entro la data di adesione e avrà soddisfatto i parametri di riferimento laddove essi sono stati stabiliti.
Durante la fase di preadesione, la Commissione segue gli sforzi dei paesi candidati nell’attuazione dell’acquis.
Assiste altresì i paesi candidati nel corso del processo con strumenti di finanziamento di preadesione, ma come ben si comprende, si tratta di un processo lungo e complesso di non facile attuazione che richiede anni.
È vero che le parti discutono anche se (e come) alcune norme possono essere introdotte gradualmente per consentire al nuovo membro o ai paesi dell’U. E . esistenti di adattarsi, ma ciò viene discusso solo durante le fasi finali dei negoziati.
L’epilogo
Durante il negoziato la Commissione informa il Consiglio dell’U. E. e il Parlamento europeo mettendo a punto “pacchetti annuali” di provvedimenti sull’allargamento, composti da un documento di strategia orizzontale, sotto forma di comunicazione, sulla politica di allargamento e relazioni sui singoli paesi. Tali documenti vengono discussi al Parlamento europeo, che presenta le proprie osservazioni in risoluzioni adottate dalla Assemblea plenaria. Il paese candidato stila altresì dei programmi nazionali annuali in cui valuta il proprio stato di attuazione rispetto ai diversi capitoli dell’acquis.
Una volta conclusi i negoziati di adesione, dopo la chiusura definitiva di tutti i capitoli in un pacchetto unico, viene stilato un Trattato di adesione, finalizzato da una conferenza di redazione degli Stati membri dell’U. E. (Paesi).
L’adesione deve essere approvata dal Consiglio dell’U. E. all’unanimità, e deve ricevere l’approvazione del Parlamento europeo. Il Trattato viene quindi firmato da ciascuno degli Stati membri dell’U. E. e dal paese che aderisce. Prima di entrare in vigore, il Trattato di adesione deve essere ratificato da ciascuno Stato membro dell’U. E. e dal paese che aderisce, in conformità con le rispettive procedure costituzionali.
Da tutto quando abbiamo esposto consegue che la concessione dello status di paese candidato è poco più che uno specchietto per le allodole. Solo un abile showmen come l’attuale Presidente dell’Ucraina poteva vendere a un intero popolo come un obbiettivo immediatamente conseguibile l’adesione all’Unione Europea. Solo una classe politica di
avventurieri poteva concepire una strategia così irta di pericoli per raggiungere lo scopo e portare un popolo a pagare un prezzo così alto. È frutto di demagogia spacciare questi obiettivi come scelte di libertà quando si dovrebbe essere consapevoli che occorrerà intraprendere un percorso lungo ed irto di ostacoli che richiederà ponderazione, confronti, consenso e tante, tante verifiche. Venduto così il percorso di adesione sembra più un espediente per dar vita ad un reality che l’individuazione di un percorso di profonde modifiche istituzionali e politiche che richiederanno procedure complesse.
Rimane il fatto che se l’Ucraina entrasse nell’U. E. si collocherebbe sulle stesse posizioni di Polonia e Ungheria, condividendone le posizioni a riguardo dell’uguaglianza di genere, i diritti delle donne e lo Stato di diritto e tanto altro.