Che c’è di nuovo – Concordato e laicità

Con l’ascesa al trono pontificio di Jorge Mario Bergoglio la Curia romana, della quale fa parte la “Segreteria di Stato, Sezione per i Rapporti con gli Stati”, è entrata in rotta di collisione con lo staff del Pontefice regnante che, con pazienza, ha messo in atto la politica delle nomine, acquisendo gradualmente il controllo di gangli vitali della struttura di governo della Chiesa e dello Stato Vaticano, utilizzando gesuiti e prelati estranei alla Curia: valga per tutti il controllo dell’IOR affidato ad un Gesuita.
Lo scontro tra queste due componenti del clero è feroce e, al momento, la componente pontificia è all’attacco, disponendo del potere dl Pontefice che, non dimentichiamolo, è quello di un sovrano assoluto, il quale, lo scorso aprile, ha modificato l’Ordinamento giudiziario del Vaticano, togliendo l’esclusività di giudicare i cardinali alla Corte di Cassazione. Ora il Tribunale vaticano (composto da laici), può processare un cardinale, con l’assenso del Papa. È quanto avverrà a partire dal 27 luglio quando l’ex cardinale Becciù ed altri nove suoi compari saranno alla sbarra per rispondere del tentativo di usare lo Ior per un «lavaggio di denaro» a carattere internazionale, nell’ambito di loschi “affari” di compravendita immobiliare che, per essere portati a termine, hanno avito bisogno della copertura di Governi cattolicissimi quali l’Ungheria e la Polonia.
È questa componente, largamente presente nella Segreteria di Stato – legata a filo doppio con gli episcopati nazionali – che non disdegna l’utilizzazione dei tanti alti e bassi prelati che hanno qualche scheletro nell’armadio, molto amanti della maschia bellezza, che in occasione della discussione nel Parlamento italiano del Ddl Zan ha fatto notificare all’Ambasciata d’Italia una nota diplomatica nella quale si adombra una violazione del Concordato con l’Italia del 1984 “nella parte in cui si stabilisce la criminalizzazione delle condotte discriminatorie per motivi ‘fondati sul sesso, sul genere,
sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere’ — avrebbero l’effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario. Ci sono espressioni della Sacra Scrittura e delle tradizioni ecclesiastiche del magistero autentico del Papa e dei vescovi, che considerano la differenza sessuale, secondo una prospettiva antropologica che la Chiesa cattolica non ritiene disponibile perché derivata dalla stessa Rivelazione divina”. La nota ricorda che, in particolare “all’articolo 2, comma 1, si afferma che ‘la Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare, è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale, nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica’. All’articolo 2, comma 3, si afferma ancora che ‘è garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del
pensiero, con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione’”.
Con questa mossa i vescovi amici di Salvini e dei baciapile cattolici e la politica aperturista e dialogante del Pontefice sono serviti in un colpo solo. Ma oltre Tevere hanno sbagliato i conti e non si sono accorti che complice il Covid lo Stato e i Vescovi italiani hanno dismesso l’utilizzazione del Concordato, regolando l’accesso e l’apertura delle chiese con uno strumento amministrativo – le procedure della L. 241 del 1990 e successive modificazioni – e mettendo in soffitta lo strumento concordatario di comune
accordo. Ora per difendere la non violata separatezza delle scuole cattoliche, purtroppo parte del servizio pubblico integrato e quindi finanziate dallo Stato, che sembrava essere il fine dichiarato della nota ci vuole ben altro.
Sarà divertente vedere le facce degli addetti alla Segreteria di Stato quando a settembre la CEDU si pronuncerà estendendo alle associazioni filosofiche non confessionale il trattamento delle Chiese.