Lo stupro di una studentessa di medicina nel sud di Delhi, attuato in un autobus da sei uomini, ha scosso l’intera nazione.
In realtà, in India gli stupri sono all’ordine del giorno: secondo le statistiche ne sono state registrate 23.582 solo nel 2011. Bisogna tener conto che non sempre la violenza subita viene dichiarata. Malgrado ciò l’India è il terzo paese al mondo – preceduto solo dagli Stati Uniti e dal Sud Africa – con il maggior numero di casi di stupro.
Tuttavia, le autorità non hanno mai cercato di risolvere definitivamente il problema, anzi, ormai è talmente comune, da essere divenuto un argomento che suscita poco interesse. Certamente non si può dire lo stesso per le donne che sono soggette a tali abusi; inoltre a loro non spetta comprensione o compassione per ciò che hanno subito, ma con disprezzo, tanto che perderanno anche la loro dignità e il rispetto della società.
Infatti, molto spesso la ragazze vittime delle aggressioni sono viste come una vergogna per la famiglia e non trovano pretendenti per la loro mano, in quanto “impure”. In una comunità in cui il matrimonio occupa un ruolo fondamentale, e dove le bambine sono educate in modo da poter meglio affrontare i doveri di una moglie, nonché madre, questo si esplica in un “disonore” per la famiglia.
Gli unici a combattere al fianco delle donne con l’intento di accendere un dibattito sulla questione, denunciando pubblicamente i casi, sono i giornalisti. Ma è necessario tenere presente che ogni qualvolta gli aggressori appartengono a una casta di rango superiore o all’esercito oppure ricoprono una posizione con un peso politico ed economico significativo, la situazione degenera: non solo la vittima non riesce a far valere i
propri diritti, ma gli stessi giornalisti sono costretti a preoccuparsi per la propria incolumità. E’ evidente allora che questo particolare caso, in cui la vittima è di ceto sociale superiore ai sei uomini catturati, ha aperto la possibilità di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e domandare una riforma del sistema penale.
Infatti la condanna solitamente prevista per lo stupro è la detenzione, ma durante il processo sorge il problema della prova: le investigazioni si inceppano nella difficoltà riscontrata dalla vittima di fornire prove materiali o disporre di prove testimoniali, mentre per l’imputato la via è molto più semplice; così spesso si libera dell’accusa grazie alle testimonianze degli amici. Inoltre, il codice penale indiano non prevede alcuna
categoria di reato che riguardi lo stupro coniugale, che, pur costituendo il caso più frequente, rimane impunito, anzi sembra sia del tutto legittimo.
Inoltre, gli accusati si difendono con le solite affermazioni quali “è lei che lo ha chiesto”o ” è stata colpa sua”, sostenendo che fossero state le ragazze con i loro vestiti o i modi provocanti ad aver reso inevitabile il loro comportamento, e che quindi ciò che hanno fatto è del tutto naturale. Questo ricorda molto i casi di violenza sulle donne che si verificavano qualche decennio fa in Europa, e a queste si risponde con le stesse
critiche: gli uomini non sono spinti da alcuna forza di natura cui sia loro impossibile resistere, tali giustificazioni sono assurde ed inammissibili.
Un mero aggravamento della punibilità del reato non basterà certo a dare una svolta rilevante sulla questione; perché si abbia una riduzione significativa del numero degli individui colpevoli di un dato reato, non è sufficiente l’introduzione di pene più gravi per quel dato reato, ma è necessario intraprendere misure perché ci sia maggior possibilità che i colpevoli vengano giudicati in quanto autori di un atto riprovevole. In altre parole,
l’elemento di deterrenza non è l’aggravamento delle pene, ma il fatto che il reato commesso non goda di una copertura sociale, non avvenga cioè nell’indifferenza della società.
Inoltre è da considerare che con la recente corsa verso lo sviluppo economico, la condizione delle donne indiane si è diversificata, prendendo direzioni diverse: l’educazione, e di conseguenza l’emancipazione, ha assunto una dimensione sempre più rilevante. Sostenere che le indiane sono sempre in un ruolo di subordinazione o sottomissione, sarebbe un errore gravissimo. In India la scuola primaria, fino all’ottavo anno di studio, è gratuita, nonché obbligatoria. Secondo i dati forniti dall’Unesco, la percentuale di ragazze che frequentano la scuola primaria eguaglia quasi quella dei ragazzi, considerando sia le zone urbane che quelle rurali.
Non solo l’economia, ma anche la società, e quindi la mentalità, si proietta verso la modernizzazione, e assume forme dinamiche. Ci sono sempre più donne nel mondo del commercio, della scienza e della politica, ambiti che erano tradizionalmente attribuiti agli uomini. Si può affermare che sia in atto un tendenziale superamento della distinzione tra uomini e donne, soprattutto nelle grandi città, e che i valori della famiglia
patriarcale siano sempre meno condivisi.
Le mobilitazioni di massa seguite a questo e ai successivi episodi di violenza impongono la nascita nella società indiana di comitati e associazioni per la difesa della donna e dei suoi diritti che rappresentano un presidio e insieme una speranza di una sempre maggiore crescita della coscienza in modo che le tradizioni non violente di tanta parte della cultura indiana assumano finalmente le sembianze della donna.
Sadia Tuli