serie II, n. 17, aprile 2012
Aspi – La grande novità per la tutela dei lavoratori che perdono il posto di lavoro, introdotta dal ddl Fornero-Monti sul mercato del lavoro, si chiama così: è un acronimo che sta per Assicurazione Sociale per l’Impiego. Sembra la panacea che sostituisce tutte le indennità precedenti, migliorandole ed estendendole anche a chi precedentemente ne era escluso: i precari.
Vediamo meglio. Prima di tutto la seconda promessa. Non vi potranno accedere tutti i lavoratori precari, ma solo coloro che nell’ultimo biennio abbiano versato contributi per 52 settimane (cioè un anno) e abbiano un’anzianità contributiva di almeno due anni: in pratica nessuno. E analizziamo la somma percepita, nel caso di accesso alla nuova forma assicurativa. Sparisce la cassa integrazione straordinaria per essere
sostituita da Fondi contrattati aziende per azienda ed a carico di aziende e lavoratori; si dirà che non cambia molto perché già ora la CIG è a carico dell’INPS e quindi degli stessi soggetti. Peccato che nessuno sgravio sia previsto per i versamenti previdenziali, il che significa che i nuovi Fondi saranno finanziati da risorse aggiuntive. Nel caso di disoccupazione oggi esiste la relativa indennità o quella di mobilità. Sulla prima, l’indennità di disoccupazione, la nuova normativa sarà più favorevole (durata: 12 o 18
mesi a seconda dell’età, invece di 8 o 12 mesi; importo: 1.119,32€ per i primi sei mesi e 951,42€ per i restanti, contro gli attuali 876,89€). Ma per l’indennità di mobilità la musica cambia. La tutela attuale copre dai 12 (sotto i quarant’anni), ai 24 mesi (da quaranta a cinquant’anni) fino a 36 mesi (oltre i cinquant’anni); la nuova Aspi copre 12 mesi fino a 55 anni e 18 al di sopra. Ne discende che anche se l’assegno è più basso attualmente, in totale i lavoratori in mobilità percepiranno meno. Facciamo un po’ di conti.
Prendiamo un lavoratore di 54 anni. Con la vecchia indennità era tutelato per 36 mesi (48 se del sud) con un mensile di 876,89€, per un totale di 31.568,04€. Con la nuova miracolosa formula escogitata dal ministro lacrimante percepirà 1.119,32€ per i primi sei mesi e 951,42€ per altri sei, poi sono fatti suoi; il totale fa 12.424,44€. Non c’è che dire, un bel vantaggio!
Bilancia commerciale – L’inizio del 2012 segna un miglioramento della bilancia commerciale italiana, che resta pur sempre in passivo (1,5 miliardi di € in febbraio). È interessante un’analisi dei paesi con i quali è più vigoroso l’interscambio. La crescita più consistente delle nostre esportazioni è quella verso la Svizzera (grazie soprattutto all’oro), dalla quale, per ora importiamo poco più che l’anno scorso; per ora perché la Svizzera sta attuando una forza attrattiva per nuove aziende basata su una forte
sburocratizzazione delle procedure ed un abbassamento consistente della tassazione, politica che sta suscitando notevole interesse nei piccoli imprenditori del nord. La bilancia migliora sensibilmente nei confronti del Giappone, con le esportazioni che crescono del 22,1% nel febbraio 2012 nei confronti del febbraio 2011 (mesi di riferimento di questi dati), mentre le importazioni calano del 20,4%. Tornano a crescere le esportazioni verso gli Stati Uniti d’America, mentre le importazioni crescono solo del 7,2%, anche se la generalizzata bassa congiuntura dell’import è legata alla fase
recessiva che stiamo attraversando. Da rilevare è il dato relativo alla Cina: l’export verso di essa è diminuito del 4,8% e l’import dell’11,4%. Ciò dipende da un rallentamento in corso della crescita del PIL cinese, che il Governo ha già rivisto al ribasso rispetto alle precedenti previsioni. La Cina continua, comunque, ad importare macchine utensili, il che significa che si nutrono ancora forti speranze che la congiuntura non rallenti troppo. In questo settore la prestazione dell’Italia non è stata molto brillante: le nostre esportazioni verso Pechino sono cresciute dal 20,2%, contro il 40,6% della Germania ed il 97,8% degli USA. I beni strumentali rappresentano pur sempre una colonna portante dell’export italiano con un surplus pari a 7,87 miliardi
di €, praticamente pari all’attivo della nostra bilancia commerciali, se si esclude il settore dell’energia. Quest’ultimo continua ad essere il gravame maggiore e che giustifica la crescita dell’import dalla Russia (+31,8%, a fronte di un misero ‘0,8% delle esportazioni). Analogamente va il mercato con i paesi dell’Opec (esportazioni +2,9%, importazioni +15,9%). Positivo l’andamento con i paesi asiatici emergenti (Singapore, Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Malaysia e Thailandia) con un +17,6% delle
esportazioni, contro il -26,7% delle importazioni. Calano anche le importazioni dall’India (-3,0%), verso cui esportiamo poco per il basso tono congiunturale attraversato dal paese. Un ultimo dato: il settore delle macchine meccaniche (non elettriche ed elettroniche) vede l’Italia al secondo posto nel mondo dopo la sola Germania.
chiuso il 26 marzo2012
saverio