Dopo la soddisfazione dei primi momenti, alimentata dall’estromissione di Berlusconi, dopo che i primi effetti della “cura Monti” cominciano a farsi sentire concretamente nelle buste paga, l’idillio tra il paese e il Governo Monti-Napolitano si sta finalmente spezzando e una delle domande più insistenti comincia ad essere: “ma chi è veramente Monti” ?
La sua biografia di finanziere, di politico, di professore universitario, di esponente del mondo cattolico, di uomo dagli incarichi nell’Unione Europea è nota: sono meno noti alcuni suoi importanti incarichi che sono invece quelli che gli conferiscono il vero potere e danno consistenza al suo ruolo di garante del capitale finanziario, speculativo e di rapina nella gestione del potere in Italia oggi.
Noi, in quanto comunisti anarchici, riteniamo che la storia sia frutto di un conflitto di classe che vede gruppi capitalistici a volte alleati, a volte in conflitto tra loro, che perseguono comunque il massimo profitto a danno dei lavoratori, delle classi subalterne e, quando occorre, anche degli Stati. I singoli uomini hanno quindi poca importanza. Ma siamo anche consapevoli che poiché le ragioni del profitto giustificano anche la guerra
verso appartenenti alle classi agiate e ai gruppi economico finanziari contrapposti, quando ciò è necessario, a volte alcuni personaggi giocano un ruolo particolare nella storia. Non vediamo quindi la storia come frutto di complotti e di trame più o meno segrete, tuttavia crediamo che sia utile rileggere fatti e ruoli di alcuni nel dipanarsi della guerra di classe.
Metti, una sera a cena alla Banca Monness Crespi and Hardt di New York
L’8 febbraio 2010 – come riferisce qualche giorno dopo il Wall Street Journal – si svolse una cena presso la Banca d’affari Monness Crespi and Hardt di New York, legata alla Goldman Sachs e alla Lehman Brothers.
Vi parteciparono i maggiori speculatori possessori di hedge funds, fondi speculativi il cui rendimento derivava dall’acquisto di titoli ritenuti sottovalutati e la cui compravendita è finanziata con la vendita di titoli sopravvalutati. Costoro avevano un obiettivo primario: mettere a punto strategie idonee per evitare un’ondata di vendite di dollari da parte delle banche centrali ed evitare così il conseguente crollo del dollaro.
Andava perciò portato un attacco a fondo al modello sociale (ed economico) europeo, smantellando le garanzie sociali che lo caratterizzavano e facendo si che l’estrazione di profitto si estendesse in nuovi campi come quello dei servizi pubblici e dei beni comuni. Lo spostamento verso altre economie del mondo delle attività di trasformazione e produzione obbligava il capitalismo a dar vita nei paesi sviluppati a un modello nel
quale l’estrazione del profitto fosse frutto della stessa organizzazione sociale e potesse derivare in quota parte rilevante dall’erogazione di servizi e vendita dei beni primari quali energia, acqua, istruzione, medicina, ecc.
Perché questa trasformazione potesse avvenire bisognava coinvolgere l’Europa in una perdita di garanzie attraverso un’ondata di liberalizzazioni e privatizzazioni, intaccando quelli che vengono definiti i beni comuni, convertendoli ad attività dalle quali si estragono profitti ed estendendo a questi settori l’attività speculativa e finanziaria. L’Europa era rimasta uno degli ultimi territori del pianeta nel quale questo processo di
mercantilizzazione non aveva avuto luogo. Un esempio per tutti: la proprietà e la gestione dell’acqua che in tutti i continenti è sempre più oggetto di contrattazioni di mercato e di rendimenti speculativi.
Si decise che per raggiungere questi obiettivi, conseguendo al tempo stesso lauti profitti, bisognava portare un attacco all’euro le cui compravendite ammontavano all’epoca a circa mille miliardi al giorno, tanto che questa moneta insidiava il ruolo preminente del dollaro negli scambi internazionali. Tuttavia allora l’euro era troppo forte e si pensò d’iniziare da quelli che erano i punti deboli dell’area economica coperta dalla moneta europea: il mercato dei titoli di Stato, in particolare quelli dei paesi mediterranei Grecia e Portogallo sembrò a ragione il punto da cui partire per un deciso attacco. La Grecia era certamente il paese più adatto. Lo sapevano bene gli uomini della Goldman Sachs che avevano aiutato i suoi governi a truccare i conti del debito pubblico e del bilancio dello Stato. Pilotata dagli speculatori iniziò così una vendita al ribasso, accompagnata da una campagna di stampa negativa delle agenzie di rating. Da qui il panico sui mercati, accresciuto dall’uso di derivati di assicurazione, denominati “Credit Default Swaps” (Cds). Così, con capitali relativamente ingenti è stato possibile ottenere un effetto al ribasso sui titoli del debito pubblico.
Lo strumento usato è truffaldino per sua natura e fa parte integrante dell’economia criminale. Un CDS è una scommessa (side bet) fatta da un terzo sulla bancarotta o meno di un altro titolo. Spesso viene fatta a distanza – nel caso in cui colui che fa la scommessa non è il proprietario del titolo di cui si tratta. Chiunque può vendere CDS, con esiti imprevisti, anche se non possiede risorse né fondi speciali. Questi titoli sarebbero vietati dalle leggi vigenti in molti Stati, prova ne sia che nella primavera scorsa Schauble, il ministro tedesco delle Finanze, ha varato una serie di misure contro l’emissione di CDS allo scoperto (naked Credit Default Swaps) riducendone gli effetti. Non altrettanto hanno fatto gli altri governi europei.
Ma l’attacco all’euro non avrebbe potuto avere successo senza la complicità della agenzie di rating che hanno dosato le loro valutazioni per diffondere il panico e alimentare la speculazione. In tal modo l’area del dollaro e i fondi speculativi hanno scaricato la crisi sull’Europa, indebolendo l’euro per impedirgli di fungere da
riserva mondiale, accanto al dollaro o al posto del dollaro.
L’attacco all’Italia
A partire da lunedì 11 luglio 2011 l’attacco speculativo prende decisamente di mira l’Italia. Le ragioni di questa mossa hanno molteplici cause tra le quali certamente va compresa l’entità abnorme del debito pubblico italiano, il bisogno di distrarre l’attenzione dal mercato USA, quella di trascinare attraverso la crisi italiana anche i paesi forti dell’Europa nel gorgo della crisi finanziaria. Non si tratta di un attacco di carattere esclusivamente finanziario, ma si mira a scardinare le strutture portanti della politica italiana, incidendo soprattutto sui rapporti internazionali relativi alle fonti di approvvigionamento energetico. In questa prospettiva le rivolte arabe del nord Africa sono state quanto mai funzionali, come lo è stata la rottura dell’asse italo russo,
ottenuta attraverso l’estromissione di Berlusconi dal Governo diretto del paese e la messa in crisi del rapporto con Putin.
Dove non poté il paese, dove non giunse l’opinione pubblica, è giunta la speculazione internazionale, la quale ha creato una situazione nella quale il quadro dirigente europeo ha dovuto spendersi per l’estromissione dal Governo di Berlusconi, ritenuto un corpo estraneo, privo di ogni prestigio tra le classi dirigenti internazionali. I soldi non sono tutto e il Cavaliere non è mai riuscito ad entrare “in società”, tanto che i garanti verso gli ambienti di potere presenti nel vecchio Governo erano Tremonti e l’ineffabile Gianni Letta, membri dichiarati della Trilateral, organizzazione parallela al Bilderberg della quale anche Monti fa parte, ma meno elitaria di quest’ultima.
Messo da parte l’indifendibile ex premier bisognava però contrastare l’attacco coordinato degli speculatori internazionali e questo compito poteva svolgerlo egregiamente certamente Mario Monti, un uomo sul quale da tempo si era manifestato il gradimento bi-partisan da parte di tutte le forze politiche fin dai tempi degli incarichi europei, ma soprattutto perché egli è insieme coordinatore dell’area europea per la Trirateral uno dei quattro membri del Consiglio Direttivo del Bilderberg e perciò gode di maggior prestigio e potere di molti altri.
Mario Monti, il Governo, la macelleria sociale
La lettera dell’Unione Europea redatta che ha Mario Draghi tra i suoi ispiratori rispecchia pienamente il programma individuato nella cena di New York e contiene le condizioni alle quali l’attacco verso l’Italia può cessare. L’introduzione in Costituzione dell’obbligo al pareggio di bilancio è il suggello istituzionale a una pace stabile inter area europea con la quale le diverse economie nazionali si impegnano a evitare politiche reciproche di concorrenza a ristrutturare la divisione internazionale del lavoro.
Bisogna poi ottenere gli obiettivi politici attraverso la ristrutturazione del reddito, tenendo conto che le moderne società repressive possono sopportare un numero fisiologico di poveri ben maggiore che in passato. Si riducono così le garanzie sociali (pensioni, tutela sul lavoro, servizi sanitari, istruzione, e in genere servizi alla persona), insediando quello che con una felice espressione Giulio Tremonti (si proprio lui) definisce “fascismo bianco”…
Perciò il governo ultrareazionario di Mario Monti è all’opera e non sarà tanto facile fermarlo. Sul piano finanziario esso si sta cautelando e in questa strategia è essenziale l’approvazione della legge anti corruzione ma non solo e non tanto per reintrodurre il falso in bilancio, quanto per arginare in maniera permanente la circolazione dei titoli derivati di assicurazione (Credit Default Swaps), strumento preferito per l’assalto alle
obbligazioni dello Stato Italiano e introdurre pene criminali per i trasgressori di tale divieto. Si spiega così l’intervento della Guardia di Finanza della cui attività hanno fatto notizia i controlli sugli scontrini fiscali e non le ben più importante perquisizioni nelle sedi delle agenzie di rating, prima fra tutti quella milanese della Goldman Sachs, allo scopo di accertare in maniera preventiva la messa a punto di attività criminali contro
l’Italia da parte di queste agenzie in modo da poterli prevenire attraverso interventi diplomatici, mandati dell’Interpol e altri mezzi messi a disposizione dall’appartenenza di numerosi esponenti del Governo “tecnico” ai circoli esclusivi della finanza internazionale e alle due organizzazioni su menzionate.
I patti scellerati e la nostra risposta
Nella soddisfazione seguita alle dimissioni del Governo Berlusconi nessuno ci ha detto quale è stato il prezzo pagato e quello da pagare, anche se oggi i fatti avvenuti ci danno ragionevoli possibilità per farcene un’idea.Fino ai giorni immediatamente precedenti alla caduta del governo la speculazione internazionale aveva colpito pressoché esclusivamente il rating dei titoli italiani, poi qualcuno ha fatto capire all’ex Presidente del consiglio che l’attacco poteva estendersi alle sue aziende. E allora è stata stipulato un armistizio che in cambio del sostegno del PdL al Governo “tecnico” prevede:
a) cessazione di ogni attacco alle aziende berlusconiane,
b) moratoria processuale e liquidazione silenziosa e graduale dei processi al Cavaliere,
c) inamovibilità della gestione RAI e del settore dell’informazione,
d) rimessa in corsa entro la primavera 2013 dei partiti politici.
Intanto continuerà la macelleria sociale attraverso l’attacco alle pensioni, ai salari, al non sostegno all’occupazione, all’accentuazione della de-industrializzazione del paese, alla privazione di ogni reddito per più di 350.000 lavoratori “esodati” ai quali era stato garantito lo scivolamento verso la pensione. Inoltre si procede alla riduzione dei servizi, alla liberalizzazione in alcuni settori, soprattutto quelle delle attività delle municipalizzate e della gestione dell’acqua, per cancellare nei fatti i risultati del referendum, l’introduzione di OGM in agricoltura attraverso una crescita del prelevamento fiscale che induca a ristrutturare il modello produttivo, compiacendo le multinazionali del settore. L’attacco riguarda anche i sistemi di produzione di energia, la gestione dei trasporti e soprattutto del sistema ferroviario, le grandi opere, anche per continuare ad
alimentare l’economia mafiosa. Si spiegano in questa chiave il sostegno alla TAV e le mancate modifiche della legge-obiettivo che consente le corse al ribasso apparente dei costi, recuperati con il sub appalto e gli aumenti in corso d’opera sulla basa degli stati di avanzamento..
Una delle novità più importanti viene dalla trattativa sul costo del lavoro in relazione alla quale Monti ha dichiarato a Cernobbio la fine della concertazione e della codeterminazione tanto cara alla CISL ma che non dispiace neanche alla Camusso. Se così fosse la sola difesa che rimane ai lavoratori è la lotta invece che snervanti trattative al ribasso con la svendita progressiva delle loro conquiste ai tavoli di trattativa. Va riconosciuto a Monti il merito di capire lo scontro di classe e di praticarlo, consapevole del fatto che non ci sono interessi comuni nel paese ma è in atto uno scontro tra capitale e lavoro dove il Governo non è neutrale e utilizza i richiami demagogici agli interessi di figli e nipoti per imporre le proprie ricette di restrizione dei salari, dei servizi, dei livelli di vita.
Di fronte a questa strategia la sinistra istituzionale o è complice inconsapevole, oppure condivide gli obiettivi. La sola opposizione rimangono la FIOM e i movimenti e intorno a questi e solo intorno a questi soggetti politici si possono costruire le risposte, possono germogliare e diffondersi i semi di una risposta sociale che la crisi crescente non potrà che alimentare.
Tuttavia la risposta resterà sterile nella misura in cui non riuscirà a farsi portatrice di proposte e strategie alternative. Lo ha capito ad esempio il partito socialista francese, che sia pure in misura molto debole prova, a individuare una risposta che segni un’inversione di tendenza.
A noi, per ora, non resta che continuare a lottare ovunque si manifesti uno scontro sociale, aiutando a comprendere quello che sta accadendo, per affermare l’autogestione delle lotte, e costruire una strategia di attacco al dominio capitalista.
La Redazione
Scheda
Gruppo Bilderberg
Si riunisce una volta all’anno a partire dal 1954. La prima riunione avvenne presso l’Hotel de Bilderberg (Oosterbeek, Paesi Bassi), da qui il nome del gruppo. Sponsor dell’iniziativa i reali d’Olanda. Ne fanno parte circa 150 individui. L’obiettivo dichiarato dell’organizzazione è promuovere la collaborazione economica e finanziaria tra l’Europa occidentale e gli Stati Uniti. Gli incontri, che durano alcuni giorni, sono
preclusi ai giornalisti: la zona degli incontri è sorvegliata da società di sicurezza private, a volte con il sostegno delle forze dell’ordine. L’organizzazione si propone di dar vita a un “nuovo ordine mondiale”, ma niente traspare sulle sue discussioni. E’ stato diffuso un elenco parziale dei suoi aderenti (http://bilderbergmeetings.org/participants_2011.html). Tra i più noti Giulio Tremonti, Franco Bernabè (Telecom), John Elkann (FIAT), e Paolo Scaroni (ENI), ma anche Barroso, Van Rompuy e altri.
A fianco del Bilderberg opera la:
Commissione Trilaterale
È una organizzazione non governativa fondata nel 1973 da David Rockefeller per favorire la cooperazione tra Europa, Stati Uniti e Giappone. Il Nord America è rappresentato da 120 membri, l’Europa da 170 e l’Asia da 85 membri (nel corso degli anni l’organizzazione si è aperta ad altri paesi orientali oltre il Giappone).
Mario Monti è anche direttamente impegnato in questa organizzazione come Presidente del gruppo europeo dal 2010, affiancato da un Presidente per il gruppo americano e da uno per l’area asiatica. Tra i membri italiani della Trilaterale ci sono tra gli altri anche Enrico Letta (PD), Carlo Pesenti (Italcementi), Luigi Ramponi (PdL, ex Comandante della Guardia di Finanza ed ex direttore del SISMI), Maurizio Sella (Banca
Sella) e Marco Tronchetti Provera (Pirelli). Monti ha il compito di coordinare il lavoro del nucleo europeo dell’organizzazione. Nel corso degli incontri globali, in genere uno l’anno, e di quelli in Europa, la Commissione Trilaterale si occupa di questioni economiche e produce analisi e previsioni sull’andamento dei mercati, sulle opportunità per imprese e altre organizzazioni di collaborazione. I risultati degli incontri e degli
studi vengono pubblicati regolarmente.