L’esecutivo Monti-Napolitano, con l’appoggio esterno delle banche e della Santa Sede – veri pupari del Governo, – e i partiti in funzione di comparse, è al lavoro, ma di risultati non se ne vedono.
Mentre Monti si fa ricevere da Benedetto XVI e si confessa per ben 25 minuti con Bagnasco. Chissà se il mancato pagamento dell’lCI-IMU verrà iscritto tra i peccati o tra i motivi per concedere l’assoluzione! E poi Monti gli avrà detto che quest’anno lo Stato italiano spende per la Chiesa Cattolica, sotto varie voci più di 6 miliardi di euro, esattamente quanto il governo ricava dall’intervento sulle pensioni?
Intanto lo spread con i titoli tedeschi è sempre sopra i 500 punti e le agenzie di rating declassano ulteriormente l’Italia e colpiscono i paesi dell’area euro. Nelle loro note a commento delle loro valutazioni le agenzie, pur non essendo note per condividere politiche di tipo keynesiano, motivano le decisioni con l’assenza di misure per la crescita.
La verità è che i maggiori esponenti della finanza speculativa non possono farsi carico di programmare politiche d’investimento e che, essendo cambiata la maggioranza al potere solo di nome ma non di fatto, gli interessi che vengono difesi sono quelli di sempre. Con la differenza che questo governo può prendere con disinvoltura i soldi ai soliti noti, limitandosi alla spettacolarizzazione del tipo Cortina per quanto riguarda la
tosatura dei ricchi e soprattutto può fare quel “lavoro sporco” che i partiti non avrebbero potuto fare senza riceverne dei danni elettorali.
Gli obiettivi di Monti
Al di là delle dichiarazioni programmatiche i veri obiettivi del governo sono quelli di rafforzare e consolidare poteri e profitti delle banche per impedire che esse divengano preda di gruppi finanziari più forti.
Malgrado ciò le ricapitalizzazioni dei maggiori istituti non vanno bene e il sistema delle Fondazioni Bancarie, ideato grazie a una politica bi-partisan delle diverse forze politiche non va bene e si dimostra incapace di supportare il sistema. Malgrado ciò le Fondazioni sono così infiltrate dalla politica e interconnesse con potentati e mafie che non è possibile intervenire con radicali riforme.
Ma forse ancora più importante è l’obiettivo di aprire il mercato prima riservato agli enti pubblici gestiti in regime di monopolio amministrativo alla penetrazione del capitale privato. Stiamo parlando non solo dell’acqua ma anche delle municipalizzate, settore che avrebbe dovuto rappresentare quello in cui fare i profitti, anche perché il settore delle attività di trasformazione e il sistema delle piccole e medie imprese anche artigiane sta attraversando una fase profondamente recessiva. Anzi, guardando con il senno di poi, non è azzardato pensare che proprio la sconfitta nel referendum sull’acqua sia stata la vera buccia di banana sulla quale è scivolato e caduto il passato governo.
C’è infine la partita sul mercato del lavoro nella quale l’articolo 18 è solo la punta dell’iceberg del problema più generale, costituito dai mille tipi di contratto in essere, dall’abolizione del contratto nazionale di lavoro e dallo smantellamento della presenza sindacale sui luoghi di lavoro.
Su questi terreni il Governo lavora e come, alzando la cortina fumogena delle liberalizzazioni, utilizzando lo strumento dei veti reciproci e la paura di crisi ulteriore per neutralizzare le differenti forze politiche.
E tuttavia su alcune questioni non si passa, visto che la maggioranza berlusconiana del Parlamento rimane in piedi e opera meglio di prima, al riparo dagli attacchi mediatici e scandalistici. Anzi per la prima volta segna qualche punto a suo vantaggio spaccando la Lega mediante il voto su Cosentino. Lo scontro aperto, in atto in questa formazione politica, non lascerà comunque le cose come prima. Sono ormai emerse le due componenti del movimento: una (quella maroniana), moderna e pragmatica, pronta a spendersi nel gioco politico e alla ricerca di nuove e più definite ragion d’essere; l’altra, quella del cerchio magico bossiano, che raccoglie i cascami del movimento e che non può vivere se non all’ombra di Berlusconi, forse a causa degli innominabili legami economici e d’affari che a lui la legano. A questa crisi si accompagnano elementi di prospettiva politica, prima tra tutti la crisi dell’Unione Europea, che rende irrealistico il progetto di dar vita a macroregioni, ristrutturando gli Stati nazionali, prospettiva sulla quale la Lega puntava tutte le sue carte.
La “sinistra” dal canto suo, è completamente prigioniera del migliorista Napolitano che continua a sponsorizzare l’alleanza con il centro e di fatto sostiene il blocco sociale di centro destra. Scomparso Vasto, sembra aver dimenticato che si vince solo cercando spazio a sinistra, promuovendo iniziative di lotta e gestendo l’opposizione. La politica di far ingoiare i sacrifici senza opporsi fa comodo solo ai padroni.
Un po’ di soddisfazione
In mancanza di meglio a sinistra si ci accontenta di comportamenti normali: uno dalle vacanze pagate da un imprenditore ridens si dimette, anche se dichiara come un suo predecessore di non sapere che gli ha fatto il regalo. La specialista in tunnel di neutrini non è più ministra dell’istruzione ma i suoi provvedimenti sull’Università sono buona cosa e la sua politica viene portata avanti da un ministro che era in prima fila tra
quelli che l’avevano proposta.
Sul fronte del lavoro gli inciuci con CISL e UIL continuano e la riforma dell’art. 18 è sul tappeto ancora più di quanto lo fosse con il passato governo, ammantata dalla ministra piangente come una madonna nella migliore tradizione delle truffe per gli allocchi.
Ancora il governo non ha avuto tempo per far danni nel settore della salute: si è limitato ad alzare i ticket e a rendere più difficile l’erogazione delle cure per i malati cronici, a burocratizzare oltre misura le procedure, ma vuoi mettere la soddisfazione di non avere davanti Sacconi e i suoi sproloqui sull’alleanza terapeutica nella cura dei malati terminali pur di garantire i profitti delle case farmaceutiche nella vendita dei prodotti
costosissimi per questo tipo di malati.
Se prima dovevamo accontentarci dello spettacolo sulle notti allegre del premier ora ci si propina la sua triste sobrietà nel pranzo di capodanno a zampone e lenticchie, anche se consumate nella sala da pranzo di Palazzo Chigi.
Tra torri, tetti e isole
Intanto i lavoratori licenziati continuano a salire sulle torri senza che nessuno si curi di loro, i cassa integrati aumentano e le aziende delocalizzano licenziando e non si adottano nemmeno elementari provvedimenti di cautela e di salvaguardia dell’occupazione. I lavoratori del polo chimico sardo restano confinati all’Asinara da più di un anno e tante fabbriche sono presidiate a cancelli chiusi. Sotto il ricatto della
paura il paese è immobile mentre l’astensione potenziale si colloca a livelli record a certificare il fallimento del sistema politico rappresentativo e democratico.
In questa mancanza di alternative – si dirà – bisogna stare attenti perché potrebbe inserirsi la reazione e la presenza di governi forti e di destra.
Si perché questo cos’è?
Dobbiamo ringraziare il Presidente della Repubblica per questo regalo e guardarci intorno con circospezione. Osservando attentamente potremmo scorgere le truppe berlusconiane mai sconfitte in via di riorganizzazione, pronte a prendere in mano il paese anche con un consenso del 12 %. Con l’attuale legge elettorale, se i voti si suddividono su quattro poli e restando costanti gli astenuti attuali, basta raggiungere
questa percentuale per far eleggere un Parlamento di nominati dove chi prende più voti ha il 51% degli eletti!
W la democrazia!
La Redazione