Paese reale e Paese virtuale

C’è un paese reale e un paese virtuale e questi due mondi non sono stati mai così lontani.
C’è un paese che lotta come in Val di Susa, che soffre nei mille presidi davanti alle fabbriche chiuse, lotta, spera, si collega e crea solidarietà, ci sono famiglie e persone singole che non sanno come nutrirsi, dove abitare, come curarsi. E anche questi lottano e si ribellano mentre un silenzio pesante grava su di loro.
C’è un paese di faccendieri, ladri e criminali, organici alla politica, che godono d’ogni privilegio, di ogni immunità e sui quali si disquisisce di garantismo e di tutela della libertà individuale, mentre le carceri scoppiano d’imputati senza processo, accusati del possesso di droghe leggere o più semplicemente colpevoli di essere clandestini.
Su tutti giganteggia la figura di un satrapo, attorniato dalla sua corte e dai suoi valvassori e valvassini, servito da una coorte di avvocati divenuti Senatori come il cavallo di Caligola.
Ma i veri pretoriani del Satrapo sono gli uomini della carta stampata e dell’informazione, sostenuti dalla rete delle sue aziende personali e di quelle asservite di proprietà pubblica.
L’attività di depistaggio dai problemi reali ci spingerebbe a occuparci di festini e di processi, di baci saffici e di reclutatori di prostitute per farci dimenticare i tre milioni di persone assolutamente povere e i tredici milioni d’indigenti la cui sopravvivenza è a grave rischio, distoglierci dalla sopravvenuta impossibilità di cura con ticket sui medicinali e sul ricovero al pronto soccorso mentre viene votata una legge sul testamento biologico che permette ai medici fanatici e faziosi di infilare un sondino ai malati terminali divenuti incapaci di intendere e di volere anche se essi hanno chiaramente manifestato la volontà di essere lasciati morire in pace. E questo con costi incalcolabili per il servizio sanitario nazionale. Insomma si curano i morti e si fanno morire i vivi pur di compiacere i vescovi e i mutandoni di Giuliano Ferrara.
Le donne sono esaltate come strumento di piacere, invitate a vendere gioventù e bellezza ai ricchi signori mentre la crisi economica le fa diventare le vittime privilegiate dei licenziamenti e la non detraibilità delle spese per gli asili e l’aumento delle rette e la restrizione dell’orario scolastico le costringono a stare in casa, senza reddito, senza la dignità che dà il lavoro.
L’attacco è così duro che mette in crisi la solidarietà tra i lavoratori e ci sono operai maschi che non scioperano se il padrone licenzia le donne per mantenere al lavoro gli uomini!
Così si distruggono la solidarietà e la coscienza di classe, così si distrugge l’alleanza tra tutti gli sfruttati e noi non possiamo assistere indifferenti a quanto sta avvenendo o fare solo i grilli parlanti, gli analisti di quello che avviene.
Ognuno di noi è innanzi tutto militante della lotta di classe e perciò occorre rafforzare la nostra presenza nelle lotte, perché è nelle lotte per il salario e i diritti e nel sostegno e nell’alleanza con tutti quelli che combattono ogni giorno la loro battaglia per la sopravvivenza che si manifesta il nostro programma che ci differenzia dai partiti parlamentaristi. Non è nelle manifestazioni con scontri e tutto che si realizza la nostra
radicale opposizione allo sfruttamento, non è nella ricerca del “tanto peggio tanto meglio” che si creano le condizioni per un’azione incisiva a difesa degli sfruttati.
Siamo consapevoli che bisogna sostenere una svolta politica economica e sociale perché è solo praticando la liberazione dai bisogni materiali e il miglioramento delle condizioni di vita che si possono difendere e affermare i propri diritti.
La nostra richiesta alla sinistra parlamentare di trovare all’interno della coalizione un accordo di programma per vincere il confronto con la destra non è motivata da nostri interessi elettoralistici o da posizioni di appoggio esterno a questi partiti, ma dalla consapevolezza che solo cambiando le politiche economiche e ricostruendo una base minima di benessere per tutti, anche utilizzando gli strumenti di democrazia borghese,
che si creano le condizioni per ripartire, per difendere e conquistare con le lotte i propri diritti.

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La Redazione