Contesto europeo

Dopo dieci anni di gestione rigorista sono ora visibili gli effetti. Come era facile prevedere anche la “locomotiva tedesca” segna il passo: il mercato del continente, depresso da oltre un lustro di austerità a senso unico, non assorbe più e i tedeschi stanno pensando di rinfocolare il mercato interno. Alle prime avvisaglie del rallentamento congiunturale (giù produzione industriale ed ordinativi) i rigidi teorici del contenimento delle spese hanno iniziato a consigliare i sindacati tedeschi ad adottare una linea salariale maggiormente aggressiva (Il Sole 24 ore, a. 150, n° 215, 7 agosto 2014, p. 6). Questa è l’ammissione che un’economia, qualsiasi economia, non può reggersi sulle sole esportazioni e che necessita di un mercato interno vitale. Ora che tutta la zona del vecchio continente è in conclamata recessione, ed in particolare quelli che un tempo erano i paesi “forti” e rigorosi, nel disastro sembrano al momento galleggiare Spagna, Portogallo, Olanda e Regno Unito. I primi tre beneficiano di risultati positivi nel secondo trimestre grazie all’andamento debole del trimestre precedente o (Spagna) della lunga depressione del 2012-2013. (Il Sole 24 ore, a. 150, n° 223, 15 agosto 2014, p. 2). Per quanto riguarda il Regno Unito basti ricordare che il PIL cresciuto del 0,6% nel secondo trimestre del 2014, rispetto al primo, nel 2012 era sceso di circa il 15% rispetto al 2007 (http://it.kushnirs.org/macroeconomia/gdp/gdp_uk.html#p1_1).
Nel complesso è l’economia mondiale a segnare il passo, compresi gli Stati Uniti. Anche le economie cinesi e giapponesi non brillano più. I Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) hanno creato un banca per lo sviluppo, per supportare i propri investimenti (Il Sole 24 ore, a. 150, n° 215, 7 agosto 2014, p. 15). Il fatto è che la continua compressione globale dei consumi segna negativamente il mercato globale, così che un paese poco tempo fa in sviluppo vertiginoso, grazie all’invasione dei mercati esteri, la Cina, vede oggi rallentare la propria crescita dalle due cifre percentuali l’anno a circa la metà.
In questo contesto, comunque, l’Europa ha la palma della zona più in difficoltà, e poiché essa rappresenta nel mercato internazionale una zona privilegiata per l’assorbimento di tutte le merci sia di consumo che di beni durevoli, la sua bassa congiuntura si riverbera inevitabilmente su tutte le altre.