OSSERVATORIO ECONOMICO

serie II, n. 25, gennaio 2014

Tasse – Un allarme è stato lanciato recentemente da Confindustria: le tasse in Italia sono le più elevate dell’occidente capitalistico. I dati pubblicati su “Il Sole 24 ore”, a. 159, n° 4, 5 gennaio 2014, p. 3, sembrano confermarlo (65,8% contro il 64,7% della Francia, il 58,6% della Spagna, il il 46,3% degli USA e il 34,0 del Regno Unito; manca stranamente il dato della Germania). Ora quello che ci interessa analizzare più
specificatamente è la tassazione sul lavoro. Ed ancora più in particolare il suo andamento nel tempo. Nel 1994 la situazione era la seguente: la tassazione media sul lavoro in Europa era circa del 38%; l’Italia viaggiava leggermente sotto e la Germania leggermente sopra; la Spagna era decisamente sotto, intorno al 30%, mentre la
Francia era decisamente al di sopra, intorno al 40%. Nel 2011 la situazione è decisamente mutata: la media europea è scesa, con molte oscillazione, di un punto percentuale; la Spagna ha aumentato la propria tassazione, pur restando ben al di sotto della media (33%); in Francia la tassazione resta di poco al di sopra della media,
con un vistoso calo (38%); la Germania è scesa leggermente sotto la media (37%); in Italia, al contrario, ha conosciuto tra il 1994 ed il 2000 un balzo notevole della tassazione (governo di centro sinistra), raggiungendo il non invidiabile record del 42% ed ora viaggia un po’ al di sopra di questo ragguardevole livello.
Usa-Cina – È ufficiale! La Cina ha sorpassato gli Stati Uniti d’America nel commercio estero (“Il sole 24 ore”, a. 159, n° 10, 11 gennaio 2014, p. 5). I dati non si riferiscono all’intero 2013, ma al periodo gennaio-novembre, comunque sono incontrovertibili. Il confronto tra le due economie è impietoso, ma la penetrazione cinese nel mercato internazionale fa da contraltare al fatto che la macchina produttiva USA non precede da tempo ai ritmi necessari per tenere il passo; il volume del commercio estero statunitense dal 2001 al 2013 3 quasi raddoppiato, mentre quello cinese è cresciuto di otto volte. Gli USA godono tuttora di una produzione circa doppia di quella cinese, di un PIL pro capite maggiore di oltre cinque volte, di un salario medio sei volte più grande, ma hanno una bilancia commerciale in deficit (633 miliardi di $) contro quella cinese
positiva (260 miliardi di $). Ci sono però altri dati su cui riflettere. L’import statunitense è statico da due anni, il che significa che la congiuntura di quel paese segna il passo. Infine le attese sul mercato del lavoro sono rimaste non verificate, in quanto la creazione di nuovi posti (sempre considerando che il computo delle assunzioni sono
molto diverse tra nuovo e vecchio mondo, perché tengono in considerazione tipologie più aleatorie) è rimata in dicembre molto al di sotto delle aspettative.
Usa – “Crolla il deficit commerciale Usa” titola trionfante “Il sole 24 ore” (a. 159, n° 7, 8 gennaio 2014, p. 9). E annuncia che “il passivo con l’estero [non è] mai [stato] così basso dal 2009”. I dati sono questi: l’export è aumentato dello 0,9% (194,86 miliardi di $) mentre l’import è diminuito dell’1.4% (229,11 miliardi di $); la bilancia commerciale resta i deficit di 34,25 miliardi di $. Se le stime del PIL danno un incremento del
3% per l’ultimo trimestre del 2013 (in calo rispetto al trimestre precedente, ma pur sempre una buona performance), il calo drastico dell’import (3,16 miliardi di $) non è certo un indicatore di buona salute della congiuntura.
Scuola – Sono stati stanziati i fondi contro la dispersione scolastica e distribuiti fra le varie regioni italiane. Ecco i dati.

La distribuzione non sembra rispondere ad alcun criterio, come si evince dall’ultima colonna: i finanziamenti per alunno disperso sono fortemente disomogenei. Due sono però le cose evidenti. Le regioni che godono dei maggiori finanziamenti sono quelle più rilevanti dal punto di vista politico: Lazio e Lombardia. Ma soprattutto se è possibile rintracciare una bussola nella disomogeneità apparentemente casuale della
distribuzione, emerge che i finanziamenti sono più scarsi laddove l’emergenza dispersione risulta più rilevante; Puglia, Sardegna, Sicilia e Campania che presentano i tassi più elevati di dispersione scolastica ricevono i finanziamenti minori, a parte l’anomalia del Molise che presenta simultaneamente la minore dispersione del
paese ed il contributo più basso. Come troppo spesso accade in Italia i soldi vanno dove meno servono, come nel caso della valutazione degli apprendimenti per la quale le scuole che presentano i risultati migliori vengono premiate e quelle in difficoltà penalizzate, con poca attenzione ai contesti di riferimento sociali ed economici.
Logica vorrebbe che le situazioni più svantaggiate ricevessero maggiori attenzioni, come avviene nelle nazioni più civili, per affrontare le emergenze, invece di favorire quegli istituti già avvantaggiati del contesto di riferimento e dalla tipologia dell’utenza.

chiuso il 18 gennaio 2014
saverio