Il bandito di Riyad e la sua banda

Il contado di Siena dette i natali a personaggi come Ghino di Tacco (che ispirò Craxi) mentre quello di Firenze, in epoca più recente, ha prodotto ex mezzadri arricchiti che, dopo aver succhiato le risorse del padrone, credevano, con il capitale accumulato, di fare investimenti speculativi, che per andare a buon fine richiedevano però intrallazzi con il sottobosco parassitario della politica democristiana.
Tra questi vanno collocati il padre del bucaniere di Rignano sull’Arno e il babbo della donnina di Montevarchi, soci in affari nel depredare negli anno ’90 i patrimoni e le rendite di fondazioni e storici enti pubblici, in combutta con i politici trombati incaricati di gestirli, (vedi la proprietà della fattoria Dozza in provincia di Arezzo già delle Montalve alla Quiete e poi dell’Università di Firenze), comprata e poi rivenduta a prezzo maggiorato.
Il figlioletto prediletto, – senza arte ne parte – fin da giovanissimo, si legava al carro del Presidente ex democristiano, quasi santo e poi PDS, della Provincia di Firenze, divenendone successore nelle vesti di Presidente predatore dell’Ente. Costui divenne noto per aver usato poi il quest’incarico come trampolino per conquistare prima il Comune di Firenze, poi la Segreteria del PD. poi il Governo del paese. Scivolato sulla
propria arroganza, costui dava vita a “Italia Viva”, partito nato già morto, e di bucanieri della politica, personalmente saltando il fosso e salvandosi la pelle e le tasche.
Sembra di rileggere la storia di un suo illustre predecessore, salvato da Henry Kissinger che lo definiva “il mio comunista preferito”, e che, per foraggiarlo, quando la politica gli dava poco da vivere, gli organizzò un giro di conferenze nelle Università del Nord America. A lui invece è toccato ricevere, chiavi in mano, l’equipaggiamento di advisory board del FII Institute, fino a 80 mila dollari l’anno, l’aereo privato e altri benefit, a patto di dire che il nuovo Rinascimento sta avvenendo in Arabia Saudita e che il costo del lavoro (da schiavi) in quel paese è da invidiare. Si potrebbe concludere che ce n’è a sufficienza per saziare il boiardo di stato ormai lanciato ad accumulare profitti. Ma la sua fame è insaziabile.

Gli affari della banda

Il nostro non opera da solo, ma in combutta con una banda di “bravi” che, insinuatasi in modo capillare nell’amministrazione fiorentina, opera di concerto per produrre profitti. Rientra in questa attività la concessione di una variante al piano regolatore di Firenze che consente una gigantesca speculazione edilizia e di fatto privatizza l’uso di un bene pubblico: il Giardino di Boboli.
A riguardo riproduciamo qui di seguito Manifesto Boboli – Belvedere, riguardante la Variante urbanistica sull'”Ex Caserma Vittorio Veneto”, Costa San Giorgio,di Firenze, redatto per rendere noti gli impatti temuti e sul patrimonio storico-artistico in un’area UNESCO come quella fiorentina. È da sottolineare che Italia Nostra aderisce all’iniziativa e invita soci e simpatizzanti a condividere e sottoscrivere l’appello che segue:

Manifesto Boboli – Belvedere

febbraio 2021
Nel cuore del Centro storico Unesco di Firenze risulta essere stato accordato dall’Amministrazione comunale – con l’adozione di una Variante urbanistica del tipo ‘semplificato’ e con l’esclusione del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica – il primo via libera ad una gigantesca ipotesi di trasformazione proposta da un facoltoso privato accanto al Giardino rinascimentale di Boboli, a Palazzo Pitti e al Forte Belvedere, sulla collina che – dirimpetto – ospita la Villa e il Giardino Bardini. Il caso è salito oramai all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale. L’intervento porterebbe infatti ad una ristrutturazione edilizia profonda e al cambio radicale di destinazione di un vasto complesso di ambienti ex conventuali di origine medievale e di qualità architettonica elevata, già per decenni sede di una Scuola di Sanità militare, incastonato nel grande mosaico dei beni fra i più cari ai fiorentini e al mondo intero. Sui suoi oltre 16.000 metri quadri di superficie si prospetta, per una quota vicina al 90%, la realizzazione di un’imponente struttura ricettiva di superlusso. Apparentemente indispensabili, stando al disegno presentato al Comune di Firenze, ingenti scavi per far posto in sotterraneo, nel fragile ‘Poggio delle Rovinate’ (un toponimo che racconta le caratteristiche idrogeologiche dei luoghi), a parcheggi, a un tunnel carrabile, a magazzini e servizi. E, ancora, a beneficio della ricca clientela attesa nei 300 posti letto
programmati, si ipotizzano collegamenti meccanici con l’albergo (funicolare? cremagliera? ascensore inclinato?) da Palazzo Pitti e Giardino di Boboli, con servitù di passo incompatibile con tali proprietà demaniali, e da Forte Belvedere sulla cresta della cinta muraria che delimita il confine col Giardino.
n cambio, la collettività riceverebbe accesso agli ambienti restaurati di pregio storico, artistico e architettonico del complesso. Ma non si trova traccia, nell’avallo di Palazzo Vecchio, di alcuna precisazione circa i tempi, le modalità e le condizioni di questa ipotesi di fruizione. Mentre gli stessi uffici tecnici comunali che si occupano di
mobilità hanno escluso categoricamente che si possa intervenire su questo spicchio di Firenze, minacciato di divenire epicentro di una cantierizzazione pesante, sotto ogni riguardo difficilmente sostenibile. La collina di Belvedere è peraltro, nel panorama fiorentino, una fortunata eccezione: la consistente pendenza della Costa
San Giorgio lungo il crinale e la distanza dai flussi turistici di massa della dolce e tortuosa Via San Leonardo, dai piedi del Forte Belvedere ai viali del Poggi, permettono a questa viabilità di vivere e far vivere una condizione particolare. Qui rimane possibile passeggiare godendo di ritmi e percezioni visive, sonore e olfattive ancorate alla storia dei luoghi e all’identità dei manufatti e dei muri, intonacati e istoriati con geometriche
fantasie di graffiti. Appaiono, questi, valori che conviene assolutamente preservare, difendendoli da una penetrazione di massa ispirata al modello turistico speculativo che – fino alla vigilia della pandemia – ha segnato Firenze.
per tutti questi motivi consideriamo importante e urgente che l’Amministrazione comunale adotti un provvedimento di sospensione dell’iter della Variante urbanistica in questione, ed apra un dibattito pubblico che permetta alla cittadinanza,  all’associazionismo e agli esponenti del mondo della cultura, lasciati di fatto
all’oscuro delle caratteristiche dell’intervento proposto e impossibilitati, a questo punto del procedimento, a intervenire col contributo delle proprie osservazioni, di recuperare il terreno perduto in fatto di conoscenza, trasparenza e partecipazione alle decisioni che toccano un contesto così prezioso della città storica.

Per aderire è sufficiente inviare una mail indirizzata all’Architetto Giorgio Galletti
(attuale consulente per il Giardino Bardini e già direttore del Giardino di Boboli):
giorgiogalle10@gmail.com scrivendo: Sottoscrivo il “Manifesto Boboli-Belvedere,
febbraio 2021”, Nome e cognome (con a seguire eventuale titolo o ruolo)