SEPARATI IN CASA PER CONVENIENZA?

I rapporti all’interno del Governo hanno raggiunto un livello di populismo sovranista conflittualità permanente e gli attori sembrano combattersi senza esclusione di colpi. Il modo più chiaro per spiegare la situazione ci sembra essere la metafora che segue.

Conosciamo il caso dell’assegnatario di una abitazione comunale, fortunato vincitore di un posto di portierato presso un ente pubblico, con annesso alloggio di servizio, che si è fittiziamente separato per conservare la titolarità dell’alloggio comunale in utilizzo e destinarlo ai figli maggiorenni. E’ un truffatore come lo sono i due vicepresidenti del Consiglio oppure, se è vero che i 5stelle non hanno alternative, Salvini le ha e punta a divenire lui primo ministro di un governo delle destre?
E’ però un fatto che nel corso della campagna elettorale per le europee i due vicepremier se le stanno dando di santa ragione rinfacciandosi ogni cosa, ma non si stancano di ripetere che vogliono continuare a governare insieme: ciò che li unisce è la prossima (e continua) spartizione delle poltrone per la gestione degli enti pubblici, vere leve del potere. Intanto si combattono o fanno finta di combattersi per meglio piazzarsi nella distribuzione dei voti e non tanto perché pensano di fare chissà cosa in Europa – prova ne sia che i leader che si candidano poi non ci andranno – ma perché pensano di riequilibrare la distribuzione del potere nel Governo: checché se ne dica hanno una visione provinciale del potere!
I 5 stelle hanno scoperto la questione morale e, dimentichi di non aver sollevato alcuna obiezione quando il senatore Siri, pregiudicato, appartenente alla lega venne proposto e da loro accettato come sottosegretario, hanno sollevato ex post la questione morale a seguito dell’avviso di garanzia che vede il senatore coinvolto in affari a favore di un imprenditore colluso con ambienti mafiosi, nonché sospetto percettore di una mazzetta per aver sponsorizzato provvedimenti a favore del suddetto imprenditore. A ciò si aggiunga l’acquisto, sponsorizzato da una banca sammarinese, di un immobile con un fido che si concede al miglior cliente: vicenda oscura sulla quale indaga la guardia di finanza e che fa pensare a sospette collusioni finanziarie. Un’altra inchiesta coinvolge il Governatore lombardo Attilio Fontana, squallido teorico del sostituzionismo ben noto per aver sostenuto a Radio Padania tesi apertamente razziste, affermando che sarebbe in corso la “sostituzione etnica” degli europei autoctoni da parte dei migranti, concludendo testualmente «Dobbiamo decidere se la nostra razza bianca deve continuare a esistere».
Sfugge al cadaverico Fontana il senso della decenza e il profondo squallore che da lui promana, benché costui si spacci come espressione del buon governo lombardo, mentre è indagato per aver pilotato assunzioni di persone amiche incompetenti a incarichi pubblici. Nello stesso tipo di reati è coinvolto il sindaco leghista di Legnano, nonché il vice sindaco e un assessore appartenenti a Forza Italia, ma dello stesso Comune, tanto che il consiglio comunale è stato sciolto. Tutto questo mentre è prossima la sentenza del processo che vede imputato il sottosegretario Rixi per le “spese pazze” effettuate da lui e da altri, mentre ricoprivano l’incarico di consiglieri regionali.
Ma chi la fa da leone è il capitano, il Ministro degli Interni, che si segnala per comportamenti illeciti ed è indagato dalla Corte dei Conti per utilizzo improprio di aeromobili della polizia e dei vigili del fuoco, mentre gira freneticamente il paese per fare campagna elettorale. Tutto questo avviene dopo aver patteggiato per il suo partito la restituzione in 80 rate di un furto ai danni dello Stato ed essere stato sottratto al giudizio della magistratura sul caso della nave Diciotti con la complicità degli zelanti giustizialisti 5 stelle. Queste vicende non hanno mancato di produrre nel leader leghista un delirio di onnipotenza che lo porta a far rimuovere scritte e lenzuoli che manifestano sommesse critiche alla sua presenza, considerata indesiderata, ma soprattutto ad operare per lasciare in mare a morire i naufraghi, criminalizzando le ONG, definite scafisti.
A contrastarlo solo la magistratura che coerentemente alla sua richiesta di incriminare le ONG per sostegno all’emigrazione clandestina dispone lo sbarco dei migranti salvati,vanificando la cosiddetta politica dei porti chiusi voluta dal confuso e facinoroso Ministro. Ha denunciare tutto questo non è l’opposizione – silente – ma lo stesso alleato di governo che richiama il socio in affari a un comportamento più composto e responsabile, che gli chiede di fare pulizia al suo interno, denunciando l’esistenza di una questione morale.

La risposta leghista

La Lega, da parte sua, porta avanti il proprio programma, utilizzando il Ministero degli Interni per gestire il pacchetto immigrazione, conducendo una campagna di manipolazione dell’opinione pubblica all’insegna del vuoto slogan “Prima gli italiani”, emulando le gesta del MINCULPOP (Ministero della propaganda fascista). Fonti giornalistiche ben informate individuano in una struttura convenzionalmente definita “la Bestia” la gestione di questa attività di propaganda. Intanto con i suoi provvedimenti il Ministro massacra i Sinthi, alimenta i ghetti dei migranti e il mercato clandestino del lavoro, attacca il dissenso sociale, colpisce i diseredati e le fasce marginali della popolazione con gli sgomberi, attacca i diritti civili, proponendo una piattaforma regressiva sui temi etici, sulla politica riguardante la famiglia e le relazioni interpersonali – come dimostra la convergenza con il fondamentalismo religioso cattolico che ha celebrato il Convegno di Verona sulle politiche familiari. Non solo, arma i cittadini, incitandoli all’auto-difesa, si ritrae di fronte all’assalto della criminalità organizzata, promuove la flat tax, strumento di diseguaglianza fiscale poiché farebbe pagare a ricchi e poveri la
stessa aliquota fiscale, violando la progressività della tassazione prevista in Costituzione; punta con l’autonomia differenziata a scardinare lo Stato unitario, attraverso il modo più efficace: l’ineguale distribuzione delle risorse. Attacca la scuola della Repubblica tentando di frammentarla a livello regionale. In politica estera costruisce alleanze con i sovranisti, sostenitori di politiche economiche recessive e di rigore.

Un programma per l’Europa

Mentre succede tutto questo i programmi dei sovranisti per l’Europa latitano e non vanno oltre la richiesta di un’improbabile flessibilità sui conti pubblici e sul superamento del fiscal compact, senza aggredire le cause strutturali del cattivo funzionamento dell’Unione. Nulla infatti si dice da parte dei diversi partiti sul coordinamento delle politiche fiscali, sull’eliminazione dei paradisi fiscali all’interno della stessa Unione, sulle lotta al dumping salariale, vera causa della crescita della povertà globale e in particolare nei paesi dell’Unione; nulla sulla necessità di fissare un salario minimo comune in tutta l’area europea, su un reddito di cittadinanza comunitario /o strumento analogo di sostegno e di lotta contro la povertà; nulla ancora sulla lotta ai monopoli e alla crescita incontrastata del potere delle multinazionali. Inconsistente la politica sulla crisi climatica e le concrete iniziative per contrastarne gli effetti.
Inesistente infine la politica migratoria, priva di qualsiasi visione strategica e non collocata all’interno della questione demografica, la cui esistenza non va negata, ma affrontata con politiche di sostegno alle unioni di convivenza per contrastare il declino demografico, ma al tempo stesso con una strategia per l’integrazione dei migranti, la sola in grado di far vivere i valori elaborati i Europa da secoli di confronto dialettico, ma anche segnati da guerre di annientamento e di sterminio che vanno evitate. Troppo recenti sono ancora le ferite delle politiche di pulizia etnica che hanno devastato, anche in anni recenti, una parte del continente europeo e prodotto migliaia di morti per poter considerare questo pericolo superato dall’intelligenza dei popoli e dalla storia. La ricetta sovranista proposta è di per se un ossimoro perché richiude i suoi sostenitori in uno schema di confronto competitivo volto a sostenere la prevalenza degli interessi di uno Stato nazionale rispetto agli altri in
un mondo globalizzato caratterizzato dalla competizione tra grandi entità statali e sempre più potenti società multinazionali che vanificano sia il concetto di Stato che quello di sovranità sotto il peso schiacciante del valore economico dei propri bilanci che si traduce in un potere che non conosce i confini statali, ma li supera e li sovrasta.
Ciò detto deve essere chiaro a tutti che le regole di convivenza a livello continentale vanno profondamente modificate se si vuole conservare uno spazio comune in cui operare e ciò conviene anche a chi come noi vuole produrre un mutamento sia pur graduale dei rapporti sociali e produttivi, perché le azioni di lotta sociale e di confronto tra le classi hanno bisogno di uno spazio comune per poter impostare e condurre la lotta per il cambiamento e la trasformazione della società. E’ così che noi guardiamo all’Europa.

La Redazione