LE REGOLE DEL GIOCO

Le trattative per la formazione del nuovo governo si avvitano sempre di più, strette nella morsa dei veti incrociati. I 5stelle parlano con la Lega, ma non con l’ex cavaliere, pluri-contannato e ora mafioso con sentenza di primo grado.  Il senatore di Rignano, segretario non segretario del PD ,  si nega ai 5stelle decidendo per il partito, agendo – come ha sempre fatto – di conserva con l’ex cavaliere che sconfessa le aperture della Lega verso i 5 stelle. In questa pantomima tutti fingono di non sapere che le regole del gioco sono cambiate e che il sistema elettorale, almeno in parte proporzionale, imporrebbe altri comportamenti e altre logiche. Per capirci qualcosa bisogna fare qualche passo indietro e partire dal tentativo di riforma istituzionale di boschiana memoria.

Lo stravolgimento della Costituzione era volto a modificare l’impostazione proporzionalista del sistema istituzionale italiano impresso dai costituenti e perciò risultava così estraneo e incoerente rispetto al corpus della Costituzione. Il popolo italiano ha colto e avvertito la contraddizione insita nella malversazione della Costituzione ed ha votato contro le modifiche, agendo allo stesso modo del sistema immunitario di un corpo che rigetta il trapianto di un organo estraneo, appartenete a un essere di diversa specie.
I costituenti, memori delle sofferenze inflitte dalla Dittatura hanno inserito nel corpo costituzionale efficaci anticorpi volti a scongiurare le derive autoritarie del sistema istituzionale del paese spacciate come l’introduzione del sistema maggioritario. I costituenti sapevano bene che il paese è costituito da diverse e contrastanti componenti politiche, portatori di differenti interessi. Ciò da vita a un sistema politico plurale nel quale la forma di governo si concretizza in un bilanciamento degli interessi di volta in volta sul campo e va alla ricerca di un equilibrio fatto di mediazione. Per gestire un siffatto sistema di relazioni occorre una legge elettorale proporzionale che rappresenti plasticamente gli interessi in competizione. Dopo di che il risultato elettorale dirà qual’è il peso e la forza di ogni singolo interesse seduto al tavolo per cercare la mediazione necessaria a formare il Governo.
Partendo dalla costatazione ovvia che la tutela di non tutti gli interessi è sempre possibile il risultato di questa mediazione esprime la maggioranza di governo, ovvero il programma concordato di governo e la minoranza rimane all’opposizione, sperando e lavorando a un mutamento dei rapporti di forza in vista della scadenza della legislatura, momento nel quale si dovrebbe ridar voce all’elettorato per verificare quale sia il nuovo rapporto tra le diverse forze e quali sono le nuove alleanze possibili.

La dittatura del maggioritario.

Altri sistemi politici operano secondo una diversa logica. Prendono atto che nella società esistono differenti interessi dei quali sono portatori partiti politici diversi ma risolvono il problema di quale debbano essere gli interessi che prevalgono confidando in un premio di maggioranza alla forza (o alle coalizioni) che saranno risultate prevalenti. Questa sistema si basa sulla disincentivazione programmata della partecipazione e presume che non tutti partecipino al gioco elettorale e perciò assegna la rappresentanza degli astenuti al gruppo maggioritario, oppure riconosce alla maggioranza, ancorché relativa, il diritto di governare, affidando alle opposizioni un ruolo subordinato definito dagli elettori e non come frutto di una mediazione tra le diverse forze cosa che avviene invece applicando un sistema elettorale e istituzionale proporzionale.

Coalizione di governo o inciucio. Il governo nei sistemi proporzionali

Da quanto abbiamo detto discende che il compromesso in un sistema proporzionale è fisiologico e che quindi nessuna forza potrà pretendere di applicare come risultato della competizione elettorale il suo programma in modo integrale ma dovrà mediarne la realizzazione con gli altri membri dell’alleanza di governo. E’ dunque malato di maggioritario che pone come condizione la realizzazione integrale del programma o che si dispone alle trattative di governo pensando di non aver sbagliato in nulla in eventuali precedenti esperienze di governo.
Come tutte le forme di governo anche il sistema proporzionale ha le proprie patologie e quella più pericolosa è certamente la realizzazione di u sistema spartitorio-appropriativo che si realizza quando le diverse forze in campo si distribuiscono il potere non in base a un rapporto dialettico e continuamente conflittuale, ancorché dialogante, ma sulla base di attribuzioni rigide di sfere di potere per cui la burocrazia dei diversi settori prende il controllo di gestione degli interessi e ingessa il sistema istituzionale come è avvenuto ripetutamente in Italia. La migliore garanzia per combattere questa sclerosi è paradossalmente l’’instabilità dialettica dell’alleanza di governo e il ruolo positivo e insostituibile dell’opposizione che vigilando sul sistema ne garantisce nel modo migliore possibile la pulizia (ruolo di controllo dell’opposizione).
Ciò che i sostenitori del sistema maggioritario non vogliono è questo meccanismo di bilanciamento di potere, perché non pensano né utile ne possibile né funzionale governare sotto la continua minaccia delle verifiche in itinere, ma pensano che debba essere l’avvicendamento possibile alla fine della legislatura lo strumento di verifica dell’azione di governo. Nella loro visione un governo infatti dovrebbe durare per l’intera legislatura mentre nel sistema proporzionale può non essere così e ciò accade quando la convergenza di interessi, il compromesso che regge l’alleanza di governo viene meno a causa del sopravvenuto dissenso de uno o più parti. In Parlamento, stanza di compensazione dei diversi e confliggenti interessi nel paese dovrà essere cercata la nuova alleanza di governo e quando ciò sia impossibile le Camere vanno sciolte e si va a nuove elezioni.

L’abc del sistema istituzionale e gli attuali attori.

I guasti derivati dal tentativo di trasformazione del sistema istituzionale da proporzionale in maggioritario hanno diseducato le diverse forze politiche dalla comprensione dei meccanismi istituzionali o non è vero piuttosto che c’è ancora qualcuno che medita vendetta e – benché sonoramente sconfitto al referendum istituzionale – continua battere i piedi come un bambino stizzito al quale hanno tolto di mano il giocattolo e quindi continua a riproporre lo stesso gioco cercando di dimostrare che quello nuovo non funziona ?
Una volta si raccontava del senatore di Rignano che quando da ragazzo giocava a pallone se la partita volgeva al peggio prendeva la palla e abbandonava il campo. Ebbene il bell’imbusto continua, agendo di concerto con altri soci, quali l’ex cavaliere; e infatti pone come condizione per riprendere a giocare la “riapertura della fase costituente”, ovvero un’altra riforma costituzionale, nel tentativo di riciclare gli stessi attori, ormai sommersi dal discredito.
Non c’è che una strada: cancellare per sempre dalla scena politica del paese un partito che fin dalle sue origini si è definito “a vocazione maggioritaria”, pretendendo di rappresentare al suo interno e di comporre gli interessi della maggioranza dei gruppi e delle consorterie portatori di interesse vincenti, ovvero di mettere in atto una maggioranza di governo al suo interno, in un blocco sociale, garantito da meccanismi maggioritari nell’accesso e nella gestione del potere, da imporre al paese.
Dietro questa visione c’è la visione del Parlamento come un inutile orpello, un lusso in un mondo decisionista ed efficiente che il paese non può permettersi.
Sulla base di questa considerazione di fondo si capiscono proposte come quelle della Buona scuola del Job Act, e delle altre amenità che questo partito di scellerati “macronisti” ha imposto e oggi vorrebbe difendere, si comprende come e perché l’obiettivo non può che essere la distruzione di questo aggregato demenziale di burocrati che sta cadendo pezzo per pezzo nelle amministrazioni locali, in quelle regionali e quindi nel paese.
Sono migliori quelli che lo sostituiranno ?
Ma questo è forse il presso da pagare per disinfestarsi da queste zecche che succhiano il sangue ai lavoratori e alle classi subalterne. Forse solo quando l’organismo si sarà ripulito dell’infezione e riabilitato riuscirà a rigenerarsi.

La Redazione