Il 18 febbraio Stato e Chiesa cattolica hanno celebrato l’anniversario della modifica del Concordato del 1984. Per effetto di questo accordo e della legge 222/85 ogni anno lo Stato corrisponde alla Chiesa cattolica l’importo dell’otto per mille dell’imponibile IRPEF, sulla base della destinazione delle opinioni espresse dai cittadini in sede di dichiarazione dei redditi. A questa somma si aggiunge una quota pari alla stessa percentuale di coloro che hanno optato per la Chiesa cattolica, prelevata dalle quote di coloro che non hanno espresso alcuna preferenza. Il risultato è che secondo i dati forniti dalla CEI e dallo Stato, lo Stato italiano dal 2002 al 2013 ha corrisposto alla Chiesa cattolica 12.105.000.000 € (dodici miliardi e 105 milioni di euro), dei quali 4.184,000.000 sono stati spesi per il sostentamento del clero.
Quindi solo un terzo della somma è stato speso per preti e vescovi. I due terzi sono stati utilizzati per le esigenze di culto della popolazione (5 miliardi circa) e per attività caritative (2.5 miliardi di euro circa). Fonte: CEI Otto per mille. Destinazione ed impieghi 1990-2013, WWW.8xmille.it.
In realtà lo Stato non paga i ministri di culto solo con l’8 per mille, ma anche come insegnanti di religione, cappellani negli ospedali, nelle carceri, nell’esercito, ecc e in tutti questi casi gli Istituti Diocesani per il Sostentamento del clero evitano di pagare il ministro di culto con i soldi ricevuti a questo fine dallo Stato. Potremmo dire, insomma, che lo Stato paga due volte.
Questa situazione ha destato l’attenzione della Corte dei Conti, la quale ha redatto una delibera nella quale analizza la situazione
La delibera della Corte dei Conti n. 16 del 20141.
In particolare, la Sezione centrale denuncia:
a) che nonostante l’importo del finanziamento sia assai cospicuo, nessun Organismo indipendente di valutazione, cioè un’autorità terza, ha mai proceduto a valutazioni sull’istituto, essendo queste ultime riservate a una Commissione paritaria, prevista dall’articolo 49,della legge 222/95 la quale già dopo il 1996 aveva espresso grande preoccupazione ritenendo “enorme” la somma di denaro che confluiva nelle casse della Chiesa Cattolica. Questa somma superava di gran lunga quelle elargite nel sistema precedente). Questa commissione la cui composizione è rimasta immutata dal 1994 vede una presenza accresciuta di persone di parte clericale perché nel frattempo qualcuno dei membri della commissione, Carlo Cardia, si è convertito (sic !), divenendo editorialista dell’Avvenire;
-
che c’è totale assenza di trasparenza nelle erogazioni e nelle attività di tutti i soggetti coinvolti;
-
che la contribuzione così disposta ha superato i due terzi delle risorse destinate alla conservazione del patrimonio artistico del paese;
-
che le confessioni stesse godono di altri introiti oltre all’otto per mille;
-
che i fondi destinati alle confessioni – in controtendenza rispetto alle altre voci della spesa pubblica – siano stati costantemente incrementati;
-
che manca una informazione riguardo al cosiddetto inoptato (cioè la destinazione delle quote per le quali non è stata espressa alcuna opzione da parte del contribuente) e che questo sistema avvantaggia troppo la Chiesa Cattolica, che, in questo modo, vede i suoi introiti più che raddoppiati rispetto alle opzioni ricevute;
-
che è necessario avere stipulato un’intesa per poter partecipare alla spartizione dell’otto per mille. Ciò ha portato a una distorsione del sistema, dal momento che «In assenza di una legge sulla libertà religiosa, la discrezionalità governativa nella selezione delle confessioni e quella parlamentare nell’approvazione delle intese sottoscritte, con l’eventuale esclusione di alcune, si configura come una possibile disparità di trattamento e violazione del pluralismo confessionale per l’irragionevolezza della limitazione»;
-
che dall’otto per mille siano esclusi gli enti che perseguono un fine di religione “negativo” come le associazioni di atei organizzati. Da ciò si deduce che è opinione della Corte che anche le associazioni di atei dovrebbero aver diritto all’otto per mille.
-
che le lungaggini necessarie al procedimento di approvazione di un’intesa con una confessione religiosa escludono, di fatto, molte confessioni dai benefici della normativa;
-
che non c’è sufficiente chiarezza sui finanziamenti ricevuti, essendo i dati forniti dalla Presidenza del Consiglio, dal Ministero dell’economia e delle Finanze e dall’Agenzia delle entrate poco attendibili e bisognosi di numerose rettifiche;
-
che c’è assenza di par condicio per quanto riguarda l’erogazione delle somme. Infatti alla Chiesa cattolica vengano anticipate le somme salvo conguaglio nei tre anni successivi mentre alle altre confessioni le somme vengono erogate con anni di ritardo. C’è inoltre carenza di controlli in tutte le fasi della gestione, in particolar modo sulla correttezza degli intermediari;
-
che c’è carenza di controlli sulla rendicontazione della gestione delle somme;
-
che lo Stato si disinteressa totalmente della sua quota, utilizzando le risorse per altri fini esulanti dalle sue finalità, che sarebbero quelle di destinare tali somme a iniziative di solidarietà sociale. Infatti usa le somme ad esso destinate per finanziare enti religiosi, vanificando, in questo modo, l’intento di fornire una valida alternativa ai contribuenti che, non volendo finanziare una confessione, aspirino, comunque, a destinare una parte dell’imposta a finalità sociali ed umanitarie, garantendo, in tal modo, “una sorta di parità di opportunità attraverso la possibilità di scelta”;
-
che c’è quindi necessità di maggiori controlli riguardanti l’utilizzo delle risorse erogate;
-
che non c’è sufficiente trasparenza nella procedura contabile di assegnazione delle risorse
Questi rilievi sono frutto di osservazioni oggettive, formulati da magistrati, preoccupati di trovarsi di fronte a uno sperpero evidente di risorse pubbliche, a riprova del fatto che la laicità è anche frutto di buon senso.
Centro Studi Laicità – Bologna
1Il testo integrale della deliberazione si trova in :
http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/controllo/sez_centrale_controllo_amm_stato/2014/delibera_16_2014_g.pd