Ue : il gioco dei tre cantoni

Una moltitudine brulicante di uomini e di donne si muove perennemente tra Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo, dividendosi tra uffici che occupa a giorni alterni, seguendo i lavori degli organismi comunitari. Nel 1992 i governi nazionali dell’UE hanno deciso all’unanimità di stabilire nel Trattato costitutivo dell’Ue quali sono le sedi ufficiali delle istituzioni europee. Tale decisione ha comportato importanti conseguenze per l’organizzazione dei lavori del Parlamento: la sua sede ufficiale e la sede della maggior parte delle sue sessioni plenarie è stata ufficialmente
stabilita a Strasburgo; le commissioni parlamentari si riuniscono a Bruxelles; e il Segretariato del Parlamento (il suo personale) ha i propri uffici a Lussemburgo. Nel 1997 tale intesa è stata inserita nel Trattato sull’UE e qualsiasi modifica al sistema attuale necessiterebbe di una revisione del Trattato, il che richiede l’unanimità di tutti i governi degli Stati membri e la ratifica di ciascuno dei parlamenti nazionali.
Per cogliere l’ampiezza delle persone coinvolte bisogna considerare che costituiscono il Parlamento europeo 705 deputati, di cui 76 italiani, affiancati da propri assistenti parlamentari personali, assunti nei limiti del bilancio fissato dal Parlamento. Nel 2022 l’importo mensile massimo a disposizione per coprire tutti i costi sostenuti per l’assunzione degli assistenti personali è stato pari a € 26.734 al mese per ciascun deputato. Nessuna di queste somme è stata versata direttamente ai deputati, i quali tuttavia hanno potuto scegliere tra diversi tipi di assistenti: gli assistenti accreditati, che si trovano a Bruxelles (o Lussemburgo/Strasburgo) e fanno capo direttamente dall’amministrazione del Parlamento: costoro godono delle condizioni di impiego del personale non permanente dell’UE. Inoltre, i deputati possono assumere fino a un
massimo di tre assistenti accreditati (quattro a determinate condizioni). Almeno un quarto del bilancio complessivo deve essere impiegato per assumere assistenti accreditati. Vi sono poi gli assistenti “locali”, dislocati nei rispettivi Stati membri, gestiti a livello amministrativo da pagatori qualificati che garantiscono l’adeguato assolvimento dei relativi obblighi fiscali e previdenziali. Per l’assunzione di questi assistenti locali può essere impiegato al massimo il 75 % del bilancio. Ma non basta: in aggiunta all’assunzione di assistenti accreditati e locali, fino a un quarto del bilancio complessivo disponibile può essere impiegato per il pagamento di servizi commissionati a fornitori selezionati dal deputato, come ad esempio per la realizzazione di uno studio specializzato o altre attività necessarie all’espletamento del mandato ricevuto.
Questo esercito di burocrati e delle loro famiglie danno vita e ragion d’essere ad una città di medie dimensioni che gode di un alto reddito pro capite e soprattutto di aspettative e stili di vita che richiedono di più, molto di più del budget comunitario messo a disposizione e dichiarato. I motivi sono molteplici, in parte funzionali e in larga parte di status e discendono dal tipo di attività sociale che caratterizza l’ambiente, dagli sport praticati, dalle scuole frequentate, dai vestiti indossati e dai ristoranti frequentati. Per tutto questo si richiede un budget crescente e potenzialmente illimitato.

L’indotto

Questo mondo brulicante di esperti in “procedure comunitarie” gestisce un volume di lavoro burocratico e di attività immenso, disponendo per il 2022 di un bilancio da gestire e distribuire di 167,8 miliardi di EUR per il prossimo anno, integrato da sovvenzioni per un importo stimato di 143,5 miliardi di EUR a titolo dello strumento Next Generation
EU.
Le risorse comunitarie vengono distribuite infatti sulla base d progetti redatti secondo formulari precisi e articolati, frutto di una sperimentata tecnica di organizzazione del lavoro per step successivi e verifiche che permettono di valutare gli stati di avanzamento dei progetti e provvedono ad erogare i finanziamenti in relazione alle diverse fasi di realizzazione delle opere. Queste procedure tendono a dare delle garanzie sull’effettiva attuazione delle opere e sul corretto utilizzo dei finanziamenti e tuttavia vengono di frequente e con abilità violate a vantaggio di governi e utilizzatori
particolarmente spregiudicati, spesso a danno di amministratori poco accorti e non dotati del supporto di quell’esercito di consulenti e facilitatori che sono fioriti ovunque nel territorio dell’Unione, ad eccezione forse delle Regioni più povere e sprovvedute del meridione d’Italia. Le rappresentanze delle diverse regioni e i lobbisti che in esse operano sono noti e registrati e occupano locali in posizioni strategiche rispetto ai diversi uffici comunitari.
Dell’esercito di consulenti fanno parte a pieno titolo la categoria degli ex, intendendo con ciò riferirsi a chi è stato esperto, o assistente, o parlamentare a Bruxelles e che, una volta partito dal paesello o città di origine non intende e non può ritornare in provincia a vivere una vita anonima che non sente più sua. Espletato il primo mandato, quando non il secondo o il terzo si abitua facilmente ai benefit, agli inviti, ai viaggi, alle vacanze pagate, alla vita facile, che rende sopportabile il brulichio frenetico tra i tre cantoni nei quali si dipana l’attività comunitaria, con frequenti visite e soggiorni
in alberghi esclusivi, in isole tropicali per un fine settimana a Dubai o in altri luoghi ameni quanto esclusivi, supportati dalle tante lobbie, palesi o occulte che operano nell’ambiente e che elargiscono soggiorni da sogno. Presentando poi il conto sotto forma di richieste di favori, di sostegno, di consenso, raccontando favole su supposti progressi, mascherando dietro cospicui conti in banca aperti in paradisi fiscali i favori concessi. Ma da chi viene dalla provincia c’è anche il bisogno animale di possedere il contante, di sentirlo frusciare nelle proprie mani di imbottire sacche e armadi, di palparlo e sentirlo fisica, ente. Da qui i pacchi di banconote indecenti, quasi volgari, le valigette sequestrate sulla pista di volo.

Il ruolo delle lobbies

Sono 12.445 le organizzazioni registrate presso l’ufficio deputato alle verifiche delle attività delle lobbies nella Comunità, delle quali ben 49 fanno capo alle Comunità Religiose: questo ci dice che ogni interesse va protetto e dà la misura di quanto radicato sia il fenomeno corruttivo e lobbistico, testimonia del fatto che esso riguarda ogni settore di attività. L’ufficio preposto al loro controllo delle lobbie può contare su uno staff di soli 9 dipendenti, ognuno dei quali dovrebbe vigilare su circa 1.800 organizzazioni: ne viene che i controlli sono solo formali e concernono il possesso dei
requisiti formali di accreditamento e l’aggiornamento dei dati. Difficile individuare anomalie, abusi e tanto meno attività illecite; facile invece muoversi in un ambiente affollato di altri soggetti interessati alle attività di corruzione.
Nello stesso ambiente si muovono e operano le organizzazioni non governative con rappresentanti di interessi con sede a Bruxelles. Sono ben 667, mentre i professionisti dichiarati del lobbismo sono circa 5mila, con 3.634 “In-house lobbysta and trade/business/professional associations”, 334 società specializzate e 557 “consulenti” d’affari e nei diritti che operano in funzione di supporto: un esercito dagli effettivi illimitati con ramificazioni e poteri impensabili che travalicano gli schieramenti ideologici e di partito per essere guidati solo dagli interessi.
In mezzo a questa fauna, a questo mare magnum navigavano gli attuali inquisiti di rapporti illeciti e di mazzette provenienti dal Qatar e dal Marocco, in cambio di favori e di restituire una impossibile verginità a due operatori sul mercato internazionale degli affari. Costoro dovevano coprire le malefatte dei governi dei due paesi, le migliaia di morti di lavoratori sacrificati sull’altare del profitto per costruire a tempo di record gli impianti sportivi di Dubai, il lavoro da schiavi, la tratta di esseri umani, la schiavitù di donne e uomini, di bambini e bambine, millantando progressi nei diritti umani, mentre – e il caso del Marocco – il popolo sahraui viene sfruttato, schiavizzato, costretto a vivere nel deserto in accampamenti di fortuna.
La cosa che fa più male era che chiamati a questo compito erano soggetti cosiddetti di sinistra, gente che proveniva dal movimento sindacale che aveva ormai scordato ogni origine, ogni principio morale ogni pudore, in nome dell’egoismo, del profitto, dello sfruttamento degli esseri umani, a proprio vantaggio personale.

La degenerazione morale e politica della sinistra

Si potrebbe dire che il sistema di corruttela lobbistico non c’entra nulla, prova ne sia che né i lobbisti del Qatar né quelli del Marocco sono tra quelli registrati e che quindi si tratta di corruzione “pura”, ma certo il clima, l’inquinamento ambientale nel quale i fatti sono maturati la dicono lunga sia sul fenomeno sia sulla degenerazione di un’intera classe politica o ceto politico come si preferisce chiamarlo.
Da quando la sinistra ha deciso che con il capitalismo bisognava convivere e che la lotta di classe l’aveva vinta il capitale i suoi leader, a cominciare da Blaire, dismessi i panni di politici, sono entrati in affari: così Schröder divenuto dirigente di Gasprom e Renzi sostenitore del rinascimento saudita. Come stupirsi allora se Pansieri – già dirigente della Camera del Lavoro di Milano – non vuole tornare in provincia e, scaduto il suo mandato, si fa lobbista e cerca di arraffare milioni di euro dove e come può? Il richiamo delle spiagge dorate d’oriente, degli alberghi di lusso, delle escort di alto
bordo, è troppo forte perché si possa resistere.
Il marcio viene dunque da lontano e, sulla carta, si saprebbe benissimo cosa fare: intanto si scopre che l’idea di limitare i mandati non è sbagliata, che i politici di professione sono un danno per gli altri e per sé stessi, che il passaggio dal sindacato ai partiti e da incarichi elettivi ad altri incarichi elettivi è foriero di corruzione, perché è anche l’occasione che fa l’uomo e la donna ladri. Fare il sindacalista o il politico di mestiere è diseducativo e dannoso. Si tratta di cautele, procedure e accortezze di buon senso che è una follia trascurare.
Sono le regole e le condizioni materiali a costruire faticosamente, giorno dopo giorno, ora dopo ora, l’onestà e la correttezza di intenti, al di là dei principi morali e dell’educazione, per quanto questa possa influire sulla natura umana.
Un sistema di regole di condotta, di verifiche continue, di confronti con le realtà dalle quali si proviene, permette l’esercizio del controllo e della vigilanza sui comportamenti, una costante verifica che dà il senso della realtà e aiuta ad evitare il richiamo della corruzione.
La fine del mandato politico o sindacale deve coincidere con il ritorno in produzione e con la perdita di ogni incarico, e a nessuno che non abbia conservato un rapporto costante con il proprio lavoro deve essere consentita l’attività politica o quella sindacale come mestiere in quanto questi meccanismi possiedono in se intrinsecamente potenzialità degenerative dei fini dell’attività sociale scolta. Gli incarichi politici e sindacali, come l’esperienza dell’anarchismo comunista insegna sono e non possono che essere a termine, riguardare una parte e solo una parte della vita di ognuno. Ne
va la correttezza del ruolo verso tutti.
La carenza di proposte politiche, di credibilità di chi si erge a difesa degli interessi di classe dipende, soprattutto oggi anche da questi comportamenti che prescindono dalle scelte personali e riguardano le conseguenze più dirette dei rapporti materiali che si stabiliscono tra deleganti e delegato ad un mandato di rappresentanza.

Gianni Ledi