Italia criminale e Italia solidale

La prima fase della pandemia ha visto il paese rispondere con responsabilità e solidarietà al diffondersi del virus e reagire alle morti e al diffondersi dell’infezione con disciplina e dignità. I commenti su quanto è avvenuto hanno prodotto una vasta letteratura a riguardo tutta tesa ad esaltare le virtù degli italiani con uno spreco di
retorica nel commentare quei comportamenti.
Poi è venuto l’allentamento dell’infezione e l’estate delle cicale nella quale le energie compresse e represse sono irresponsabilmente esplose: il tempo delle virtù dello spavento erano finiti. E allora ecco le vacanze ovunque, l’irragionevole spostamento di milioni di persone, l’invasione delle località turistiche in Italia e all’estero, aumentando a dismisura la mobilità e i contatti in un clima di follia godereccia, ecco distinguersi la
Sardegna e in particolare le discoteche dell’isola dove gli imprenditori del divertimento hanno colpevolmente imposto alla Regione il mantenimento dell’apertura dei loro locali che hanno consapevolmente fatto da incubatori per la diffusione del virus.
Certo quanto avvenuto non è solo colpa e responsabilità dei gestori perché i frequentatori di questi luoghi hanno consapevolmente scelto e ricercato la promiscuità, indifferenti ai rischi, ma bisogna pur riflettere quando si sostiene che la chiusura di questi locali avrebbe impoverito l’isola la cui popolazione versa già in precarie
condizioni per mancanza di lavoro. In poche parole si è sacrificata la salute per il benessere economico. Il fatto è che le cose non stanno così: questi locali da sballo distribuiscono stipendi da fame e accumulano enormi profitti dichiarando di operare addirittura in perdita. La proprietà, peraltro appartenente a imprenditori ben noti,
si nasconde dietro società di comodo che fanno si che le tracce dei proprietari si perdano e che queste evitino di pagare le tasse dovute. Questo è il volto reale dell’economia “sarda” che sarebbe stata danneggiata dalla mancata apertura delle discoteche !
Il risultato è che in tal modo l’infezione si è diffusa nell’isola e nel paese agli attuali livelli che preoccupa non solo per i morti che salgono vertiginosamente o per la saturazione delle strutture ospedaliere, ma perché, a sentire gli opinionisti e il Governo, non potremo fare il cenone di natale e l’orgia di spese connessa alle festività
di fine d’anno. Si ipotizza di cenoni di parenti legati da vincoli di sangue dimenticando che la famiglia tradizionalmente intesa è finita da decenni e questo mentre i morti superano i 500 al giorno.
Tutto questo ci da l’idea di quanto falsi siano i nostri valori, lo stile di vita e come il consumismo e il capitalismo, il bisogno di profitto abbiano distorto la nostra percezione dei valori e della vita. Si, perché nelle difficoltà di disporre dell’essenziale cresce e si sviluppa l’attività criminale dei prestiti a strozzo, il fallimento delle attività economiche, si registra la sconfitta della solidarietà da parte di chi approfitta della situazione per
espandere i propri commerci e guadagnarsi nicchie di profitto.

L’eccezione della solidarietà

Nella tragedia il dramma della condizione operaia e del lavoro si intreccia drammaticamente con il problema della salute; non si sa se per caso, ma significativamente la politica e il potere contribuiscono anche nei simboli a rappresentare questa sintesi. Ci riferiamo all’individuazione di un unico soggetto che ha finito per essere il responsabile di tutto l’apparato anticovid messo in piedi, il commissario Domenico Arcuri A lui fa capo tutta la responsabilità di reperimento della strumentazione anti pandemia e anche la responsabilità della distribuzione del vaccino (quando ci sarà), ma costui è anche amministratore delegato di Invitalia, l’Agenzia
nazionale per l’attuazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, partecipata dal Ministero del Tesoro, che dovrebbe affiancare Arcelormittal nella gestione dell’ex Ilva
In effetti la coincidenza di incarichi non è impropria visto che il settore dell’acciaio è in Italia in stato comatoso. Una gestione criminale del settore ha ceduto a una multinazionale gli impianti e questa, dopo essersi impossessata delle tecnologie e del portafoglio delle aziende del gruppo, sta facendo di tutto per disfarsi degli
impianti, che peraltro continuano a produrre morti e malati di cancro, oltre che debiti. Sarebbe necessario un piano di investimenti e di riconversione tecnologica dell’azienda, anche utilizzando risorse comunitarie che ci sono. Ma come è pensabile che un lavoro immane come questo possa fare capo allo stesso uomo che ha
compititi anche più gravosi e urgenti ?
Mentre le aziende dell’acciaio marciscono e le fabbriche si avviano alla chiusura scoppiano le proteste operaie perché i lavoratori sanno che covid o non covid Arcelormittal procede inesorabile sulla sua strada e prepara le condizioni per la chiusura degli impianti, li smantella pezzo a pezzo. Ma fatto nuovo e inatteso : la
polizia mandata a contenere gli scioperi e le manifestazioni accetta di levarsi il casco in segno di solidarietà con gli operai in lotta facendo fronte comune con chi protesta e testimoniando solidarietà.
Una piccola luce nel buio della pandemia e della sconfitta operaia di fronte a un capitalismo predatore, una manifestazione di solidarietà di classe sulla quale varrebbe la pena di investire per costruire una società più giusta e rapporti sociali e economici egualitari…

G.L.