Cosa c’è di nuovo – Conversioni sulla via di Damasco

Eugenia Roccella, camaleontica ministra della famiglia, è una buona piazzista di sé stessa: per propagandare e vendere il suo ultimo libro si trasforma un’ennesima volta e, da intransigente militante di Fratelli d’Italia che si rifiuta al dialogo con i sindaci che chiedono di discutere dell’iscrizione all’anagrafe dei figli delle coppie monogenitoriali, si dice disponibile a confrontarsi e discutere con chi la contesta al Salone del Libro di Torino. Pecunia non olet, evidentemente, ma chi la contesta non ci casca e viene trattato da nemico della libertà e del confronto.
Questa settantenne trasformista, arrogante e presuntuosa, viscida e infida, ha percorso le strade del femminismo, transitando dal Partito Radicale, con successivi spostamenti sempre più a destra, e migrando verso i movimenti cattolici integralisti; è divenuta anti abortista, continuando via via ad andare a destra fino ad approdare all’attuale partito, sempre piena di livore crescente verso chiunque, fino a trovare posto sotto le bandiere di chi è riuscito a garantirle l’elezione alla Camera, dopo tanti tentativi falliti.
Da quanto sopra consegue che la presunta violazione della libertà di parola e di espressione della quale sarebbe stata vittima siffatta ministra semplicemente non esiste, poiché siamo di fronte a una risposta coerente al diniego di confrontarsi e discutere, posto che il confronto o è sempre un valore o non lo è, e non può essere invocato secondo convenienza,quando serve a farsi pubblicità e a vendere se stessa e il prodotto di tanta infamia.
Ma la ministra è particolarmente pervicace e provocatrice, perché come tutti i convertiti, ha da farsi perdonare il passato, e perciò si erge con arroganza a punta di diamante della politica reazionaria del governo, di attacco alle donne e ai loro diritti, è nemica del movimento LGBT+, è in prima fila nell’opporsi alla fecondazione assistita, sostiene la “famiglia tradizionale”, ma quale? Quella della Presidente del Consiglio, convivente? Quella del sempre fidanzato, ma cattolicamente coniugato, ministro delle infrastrutture che le è sì caro.
Ma – si diceva – la ministra ha fatto di più: è passata dal sostenere il diritto all’aborto
autogestito, ad avversarlo, ad ostacolare in ogni modo l’applicazione della legge 40 che consente le procreazione assistita, dal propagandare la pillola del giorno dopo a ostacolarne la distribuzione, dal sostenere posizioni laiche a militare nelle organizzazioni fondamentaliste cattoliche, a sostegno della “famiglia tradizionale” e nel cosiddetto movimento per la vita e non tralascia di rivalersi sui bambini delle coppie dello stesso sesso, vigliaccamente negando loro, di fatto, l’accesso al servizio sanitario,
all’assistenza pediatrica, alimentando la discriminazione verso di loro nella vita di ogni giorno.
Una delle conseguenze più gravi della vittoria elettorale della destra è quella di aver imbarcato sul carro dei vincitori opportunisti, approfittatori, voltagabana e quanto di peggio e di marcio e putrido circola negli ambienti politici, ammorbando l’aria di un fetore insopportabile che spinge allo sdegno.
Per questo motivo quanto è avvenuto a Torino è poca cosa e alle provocazioni occorre rispondere mobilitandosi in difesa dei diritti delle donne e degli uomini, violati da una politica ipocrita e discriminatoria, alla quale bisogna opporre una forte richiesta di diritti, a cominciare da quello al lavoro, anche per le donne, a servizi sociali (nidi, asili, ecc.), a pari opportunità nella società, al diritto alla casa, all’accesso ai diritti di status, garantendo piena cittadinanza a tutti.
A chi obietta che cambiare idea è segno di libertà intellettuale, bisogna rispondere che nessun rispetto, nessuna tolleranza, nessuna dignità, va riconosciuta agli opportunisti e agli approfittatori che camaleonticamente si trasformano per restare a galla.
C’è un limite allo schifo che si può sopportare, ai conati di vomito che arrivano irrefrenabili, anche al solo ascoltare la voce chioccia e pigolante, a volte stentorea, di mestatrici e manipolatrici dell’opinione pubblica che predicano a favore della morale e dell’etica cattolica e tradizionale, forti della loro capacità di inciucio nel piazzarsi in posizione strategica nelle liste elettorali, per subentrare comunque tra gli eletti, come è il caso della signora della quale parliamo.
Lasciamo che l’oblio e la vergogna scendano ad oscurare questo ciarpame della politica, questa zavorra maleodorante che la destra ha portato al potere!