Diritti negati

Il Parlamento italiano su proposta del partito della Presidente del Consiglio, ha bocciato il Regolamento del Consiglio d’Europa relativo alla “legge applicabile e al riconoscimento delle decisioni e all’accettazione degli atti pubblici in materia di filiazione e alla creazione di un certificato europeo di filiazione.”
L’obiettivo del provvedimento era di istituire, mantenere e sviluppare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia nel pieno rispetto dei diritti fondamentali, nel quale siano garantiti la libera circolazione delle persone e l’accesso alla giustizia. Per istituire gradualmente tale spazio, l’Unione deve adottare misure volte a garantire il riconoscimento reciproco tra gli Stati membri delle decisioni giudiziarie ed extragiudiziali in materia civile e la compatibilità delle regole applicabili negli Stati membri ai conflitti di leggi e di giurisdizione in materia civile. Perciò il regolamento disponeva il riconoscimento in uno Stato membro della filiazione accertata in un altro Stato membro.
Il suo obiettivo era tutelare i diritti fondamentali e altri diritti dei figli in materia di filiazione in situazioni transfrontaliere, compresi il diritto all’identità, alla non discriminazione e alla vita privata e familiare, considerando in modo preminente l’interesse superiore del minore. Il regolamento mirava inoltre a garantire la certezza del diritto e la prevedibilità e a ridurre le spese e gli oneri dei contenziosi a carico di famiglie, autorità giurisdizionali e altre autorità competenti a livello nazionale connessi ai procedimenti per il riconoscimento della filiazione in un altro Stato membro.
Per conseguire tali obiettivi il regolamento faceva obbligo agli Stati membri di riconoscere a tutti gli effetti la filiazione così come accertata in un altro Stato membro.
Il voto sull’approvazione del regolamento era necessaria perché secondo i Trattati, spetta agli Stati membri la competenza ad adottare norme sostanziali in materia di diritto di famiglia, quali le norme sulla definizione di famiglia e sull’accertamento della filiazione. Tuttavia, a norma dell’articolo 81, paragrafo 3, TFUE, l’Unione può adottare misure in materia di diritto di famiglia aventi implicazioni transnazionali, in particolare norme sulla competenza internazionale, sulla legge applicabile e sul riconoscimento della filiazione.
Per motivare questa scelta che priva dei propri diritti tanti bambini e bambine incolpevoli,a destra al governo in Italia ha addotto la propria opposizione alla pratica della maternità surrogata, producendo una limitazione dei diritti senza colpire i genitori per comportamenti ritenuti illeciti. Ad essere travolti dalla decisione non sono solo i bambini nati da maternità surrogata, ma tutti quelli appartenenti a famiglie moni genitoriali comunque concepiti.
Quanto avvenuto non deve meravigliare perché è coerente con la politica della destra che sposa le posizioni etiche sostenute in Europa da Ungheria e Polonia, allineando l’Italia su posizioni sessuofobiche, discriminare tra le persone sulla base di motivi di genere e non avere alcun problema quando le scelte dei genitori ricadono sui figli incolpevoli.
Così operando il Governo italiano sconfessa l’adesione al Programma di Stoccolma dell’Ue. Che si proponeva di diminuire in modo crescente gli adempimenti amministrativi per i cittadini, promuovere la libera circolazione dei documenti pubblici e il riconoscimento degli effetti degli atti di stato civile per i cittadini degli Stati appartenenti all’Unione anche ai fini di uniformare i loro diritti e obblighi.

G.L.