DANTE FASCISTA O EUROPEISTA?

La Boutade del Ministro della cultura sul “Dante di destra” non è la prima e non sarà l’ultima per accreditare quarti di nobiltà alla propria parte politica ricercandone le origini sempre più indietro nel tempo, così da aumentare i propri quarti di nobiltà.
Del resto una forza politica così poco avvezza ad essere immersa nella storia come la destra italiana e, in particolare, quella fascista, tanto da essersi dovuta inventare di sana pianta riti e tradizioni ha bisogno come il pane di “mito e storia” .
Mussolini era stato chiaro in questo senso (lui che di storia, in fondo, ne masticava abbastanza) “l’Italia ha bisogno di mito e non di storia”.
Questa attitudine non appartiene certamente solo alla destra. La nazionalizzazione delle masseebbe bisogno di creare, inventare qualcosa di tangibile che legasse il popolo allo Stato. [1] La Nazione era una idea troppo impalpabile per per essere compresa in maniera immediata per cui fu necessario colmare questa lacuna con tradizioni e storie inventate.[2]
Per quanto riguarda Dante, poi, la sua cattura da parte dello Stato italiano avviene immediatamente dopo la nascita di questo, tanto da diventare l’inventore della lingua “Italiana” che viene subito traslata nella lingua dello “Stato Italiano” così come era ed è inteso. Una evidente forzatura rispetto al pensiero medievale e al concetto stesso di “Stato” che, nel senso che noi diamo al termine, non esisteva perlomeno fino alla Rivoluzione Francese.
Tuttavia, se per la costruzione di una nuova realtà nazionale è comprensibile che si cerchino origini lontane nel tempo, quando ciò avviene a cura di una specifica forza politica le cose cambiano un po’. In questo senso assumere che Dante sia di destra non è una novità. La sua appartenenza era già stata avviata dal fascismo, arruolando Dante nella propria compagine. Per il fascisti essere italiani voleva dire essere, appunto fascisti, e chi tale non era non apparteneva alla nazione. Creando questa identificazione Italia=fascismo il regime mise una pietra pesantissima su ogni successivo richiamo alla nazione. Infatti quando il Duce cadde e la guerra finì, il richiamo alla patria nazionale divenne molto sospetto, tanto da rimanere appannaggio della destra e dei reduci.
Ecco che il recupero del poeta non tanto ad una causa nazionale (anche perché in questo senso le letture di Dante di Benigni non è che siano tanto più corrette dal punto di vista storico, tra l’altro immerse in un mare di retorica impensabile qualche decennio fa) ma ad una causa politica specifica (destra) appare chiaramente per quello che è: il
tentativo di egemonia culturale fascista da contrapporre a quello ormai decaduto della sinistra. Ritorna così non il Dante di destra (che è una ovvia ed evidente castroneria) mail Dante italiano perché di destra.
Nella fase storica attuale la compagine al governo ha le mani legate: non può fare praticamente nulla sul piano economico che non sia seguire il “pilota automatico” di draghiana memoria. Deve quindi lavorare sul piano simbolico (attenzione: simbolico non vuol dire innocuo, tutt’altro). Attaccare il RDC dal punto di vista morale (“chi non lavora non fa l’amore” cantava il democristianissimo Celentano negli anni caldi della contestazione ), inventarsi il reato di “Rave” (una urgenza letteralmente inesistente), ritornare sull’attacco all’immigrazione, prendersela anche con gli “atti osceni in
luogo pubblico”. [3]
Tutte iniziative tese al riprendere in mano una egemonia che sentono vicina, vista l’inesistenza (eccetto i 5S dello scaltro, ma non idiota, Giuseppe Conte) di qualunque forma di opposizione.
Lo abbiamo visto in questi giorni. L’espulsione della Russia dalle celebrazioni per il 27 gennaio appartiene a quel percorso di riscrittura della storia pro-domo sua (come se l’armata rossa fosse l’armnata russa di Putin) e si arriva fino ad inventare da parte di un cosiddetto “media di sinistra” (quando si dice che l’idiozia è equanimemente distribuita) come LINKIESTA un delirante articolo come questo https://www.linkiesta.it/2023/01/auschwitz-ucraina-russia-campo/.
Che dire? Sulla strada della falsificazione della storia la destra ha avuto buoni maestri e non solo dalla propria parte.

[1] Vedi George Mosse, La nazionalizzazione delle masse. Simbolismo politico e movimenti di massa in Germania (1815-1933), Il Mulino, 2009 (ed. or. 1974).
[2] Eric J. Hobsbawm e Terence Ranger (a cura di), L’invenzione della tradizione, Einaudi, 1987.
[3] https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2023/01/27/fdi-nel-pdl-stretta-sugli-atti-osceni-torna-il-carcere_fd338d48-2340-4b8c-8174-3c68eebbb29e.html

Andrea Bellucci