Le borse della signora Soumahoro

L’inchiesta della Procura di Latina sulla gestione delle cooperative per i migranti Karibu e Consorzio Aid, riconducibili alla suocera e alla moglie del deputato di Sinistra-Verdi Aboubakar Soumahoro è diventata l’occasione per procedere al linciaggio politico del sindacalista da parte dei tanti garantisti che si sono barricati dietro la dichiarazione che se è anche vero che Aboubakar non è coinvolto “non poteva non sapere”. Si citano sequestri di denaro e si fa riferimento al mancato pagamento di tasse e contributi, e quel che è più grave di salari che non
sarebbero stati corrisposti.
Eppure, la responsabilità penale è personale e non è estendibile secondo la convenienza. Aboubakar si è autosospeso dal gruppo parlamentare che lo ha eletto e sulla sua attività è calato il silenzio mediatico. Chi ne ha sostenuto le lotte è scomparso o si è defilato, imbarazzato, invece di dedicarsi in modo serio ad approfondire l’indagine giornalistica sull’ambiente sociale dei migranti a Latina e nell’agro pontino, sui meccanismi di funzionamento e di sfruttamento di queste persone.
Quest’area rimane una di quelle a più intenso sfruttamento agricolo del Lazio. In quest’area la manodopera impiegata proviene dall’Africa e dal Pakistan prevalentemente e il controllo sulla manodopera è stretto e feroce, gestito da una rete di proprietari terrieri e di imprenditori che hanno visto le cooperative nigeriane come delle pericolose concorrenti nella gestione dell’auto sfruttamento dei migranti e percià da annientare, da distruggere.
In questo ambiente di odi, di invidie, di concorrenza fino all’ultima goccia di sudore è nata l’inchiesta che ha avuto come obiettivo politico quello di distruggere il simbolo di molte lotte: obiettivo riuscito proprio a causa dell’errore dello stesso Aboubakar nell’accentrare l’attenzione sulla propria persona, invece che sulla dimensione collettiva
dell’intervento politico.
Quando le avanguardie, benchè generose, si isolano dalla massa dei lavoratori, quando si ripone in una delega eccessiva tutta la potenzialità di una vertenza si riesce forse a “bucare” la comunicazione ma non si danno solide basi alle rivendicazioni collettive, non si fa crescere l’insieme del movimento e una rete di relazioni capaci di sostenere nel tempo e nello spazio l’iniziativa.