Il MelonDraghi

Il governo ha predisposto dopo lunghe e laboriose trattative la sua finanziaria che per almeno i due terzi è a poste bloccate predisposte dal precedente Governo Draghi che di fatto ha impostato la manovra in un’ottica conservativa dei conti pubblici per non spaventare i mercati. Il restante quarto della manovra soddisfa le velleità identitarie di questo Governo e il suo bisogno di diseguaglianza sociale e su di essa concentreremo la nostra attenzione.
L’intervento bandiera è quello contro il reddito di cittadinanza non solo per la segale politico verso i 5 stelle ma per il messaggio sul lavoro che manda. Il lavoro è merce, e come tale va trattata: non è un diritto, perché di fame si può e si deve morire; non è liberò perché è merce e il prezzo, le condizioni vengono fissate dai padroni. In nome del bisogno esso non può essere rifiutato e non c’è dignità. Se rimane spazio per lavoro migrante, per lavoro sottopagato e sfruttato esso va distribuito tra i poveri “occupabili”, disabili, malati, anziani e quant’altro. Se poi sul posto di lavoro cadono una media di tre lavoratori al giorno, morti schiacciati, triturati, maciullati da condizioni di lavoro infama poco male: è il prezzo da pagare. In questo il governo ha mantenuto le sue promesse muovendo i primi passi per assimilare la legislazione sul lavoro italiana a quella ungherese: la più infame d’Europa.
Ma ci sono anche le categorie privilegiate: si inizia con ben 12 condoni, con i quali si premiano evasori piccoli e grandi, con una legislazione fiscale che facilità il lavoro nero, l’evasione e l’elusione, sperando che l’economia clandestina criminale e sommersa faccia da traino al Pil del paese. La carenza di prospettive di lavoro qualificato e di salari decenti spinge chi è giovane a cercare nell’emigrazione prospettive migliori e la soluzione ai problemi collettivi viene cercata da chi può farlo e ha le forze di farlo nella soluzione individuale della fuga.

Un paese ripiegato su sé stesso

Si ha l’impressione di assistere a un paese, una società sospesa, in attesa di vedere quello che succede. Una società assuefatta alla pandemia, diventata endemica, che continua a mietere morti al ritmo di 600 la settimana mentre i dati vengono nascosti, con un sistema sanitario sempre più al collasso che ha visto ridursi le risorse nel bilancio mente vuoti paurosi si aprono nel settore paramedico, medico e delle strutture.
Ma ad andare verso il collasso non è solo la sanità ma anche il territorio, sempre più devastato dagli eventi climatici, sempre più ricco di ferite non rimarginabili., mentre una strana calma sembra regnare a fronte di una sinistra spenta, sonnacchiosa, incapace di opposizione che semplicemente subisce mentre il paese sembra attendere quello che
sanno tutti ovvero che presumibilmente fino a primavera durerà l’effeto lungo dell’iniezione di risorse che viene dall’Europa e che si comincerà a ballare appena la crisi economica incombente inizierà a mordere.
Non abbiamo visto fino in fondo gli effetti della guerra ma il suo cronicizzarsi sta profondamente spostando l’asse politico dell’intera Europa e del mondo in direzioni che non riusciamo per i momento a intravedere ma che imporranno a tutti i paesi una stretta dei consumi e una contrazione dell’economia che avvieranno le diverse aree del mondo verso la recessione, e tutto questo in un panorama internazionale nel quale la sinistra in generale ha perso ogni capacità progettuale, una propria visione del mondo da proporre.
In questo buio dicembre del 2022 il futuro appare quanto mai incerto e privo di prospettive mentre faticosamente si consumano massacri e olocausti, mentre le vite di migliaia di giovani donne e uomini si spengono in Iran come in Afganistan , mentre la morte e la violenza si consumano nella guerra mondiale a pezzetti che sconvolge il mondo dalle pianure dell’Ucraina alle foreste d’Africa e di America Latina, dalle rovine delle città siriane, ai massacri del popolo curdo, suddiviso, spezzettato in mille Stati, dai villaggi russi desertificati dai morti seminate sui campi di battaglia ghiacciati d’Ucraina.
Malgrado ogni sforzo e ogni desiderio di pace, non riusciamo a trovare occasione di speranza e ottimismo se non quella di provare a ripartire dalle piccole cose, dalla lotta contro le ingiustizie e per un mondo più giusto, costruita passo dopo passo in ogni occasione, come disperato bisogno di libertà e di giustizia.

La Redazione