CE N’EST QU’UN DEBUT

A un mese dall’inizio degli scioperi nelle raffinerie francesi, il paese è in ginocchio per la mancanza di carburante e le file chilometriche per gli approvvigionamenti alle pompe di benzina; lo sciopero si allarga alle centrali nucleari, ai trasporti agli studenti delle scuole tecniche. La lotta è contro le requisizioni governative eseguite in seguito al blocco delle raffinerie, per la difesa del diritto di sciopero, l’aumento dei salari e il salario minimo; il fronte di lotta contagia i portuali e i dipendenti del settore automobilistico.
Paralizzate numerose raffinerie e centrali nucleari, altri settori professionali ingrossano le fila della protesta e presentano il conto alla politica neoliberista del governo Macron. Cresce la mobilitazione generale e CGT, Force Ouvrière, FSU e Solidaires e quattro movimenti rappresentativi di giovani e studenti FIDL, MNL, UNEF e La Voix lycéenne, hanno indetto lo sciopero interprofessionale per “l’aumento dei salari e la difesa del diritto di sciopero” martedì 18 ottobre. Lo sciopero non è ancora generale ma arriva sulla scia di blocchi durati settimane nelle raffinerie e nei depositi di carburante che hanno portato a carenze in quasi un terzo delle stazioni di servizio del paese, e segue le manifestazioni di domenica 16 ottobre per la protesta contro gli aumenti dei prezzi. Gli otto sindacati e organizzazioni studentesche che hanno indetto lo sciopero si oppongono anche alla decisione del governo di costringere alcuni dipendenti delle raffinerie di proprietà della Total Energies SE ed Exxon Mobil Corp. a fornire nuovamente il carburante agli automobilisti. Perciò alle parole d’ordine si è aggiunta la difesa del diritto di sciopero e come risposta ai bassi salari la richiesta del salario
minimo. Si è così costruita la piattaforma generale del movimento di lotta.
Per ora le principali categorie coinvolte sono i ferrovieri e tutto il settore dei trasporti. afflitto dal caro benzina e energia e dal venir meno dei rifornimenti per il blocco di raffinerie, depositi e distributori. Gli imprenditori sono accusati di speculare e incassare superprofitti che non vengono adeguatamente tassati e questo mentre calano i salari e i dirigenti si aumentano lo stipendio. Per effetto dello sciopero delle metropolitane, degli autobus, dei treni e dei tram dell’Ile-de-France, così come quello delle ferrovie a livello nazionale, il trasporto pubblico si è interrotto in molti casi. Anche i camionisti hanno aderito allo sciopero. “I dipendenti del trasporto di merci su strada e, più in particolare, quelli coinvolti nel trasporto di materiali pericolosi sono solidali con la lotta in corso”, ha dichiarato la federazione dei trasporti CGT in un comunicato, invitando i suoi attivisti a moltiplicare i picchetti.
Alla mobilitazione si sono uniti gli studenti, soprattutto quelli delle scuole professionali che si sono visti aumentare di 60 le ore di stages obbligatori e non pagati in azienda. Macron ha preso esempio dal suo delinquenziale amico Renzi che ha introdotto in Italia una misura analoga che tanti morti ha prodotto tra i giovani. Molti insegnanti, preoccupati per il fatto di perdere così contatto con gli studenti, per l’ingiustizia e l’inutilità della misura per lo sfruttamento che produce, si sono uniti allo sciopero.
Si sono mobilitati anche i pensionati e i lavoratori anziani che sono preoccupati per la riforma delle pensioni che innalza la soglia per andare in pensione, unifica il trattamento pensionistico abbassando rendimenti e benefici, colpisce le retribuzioni delle categorie a rischio e quelli di chi svolge lavori usuranti; secondo una stima sindacale, ad esempio, i vigili del fuoco se la riforma venisse attuata subirebbero una perdita dal 10 al 20% [1] È da tempo che Macron persegue questo obiettivo, senza riuscirci. [C. G., Lotte sindacali in Francia, Ucadi, Newsletter, Anno 2019, Dic.,Numero 126].
Le caratteristiche della partecipazione alla mobilitazione non sono solo date dalla larga adesione. ma dalla sua diffusione capillare nelle città periferiche e perfino nei villaggi, cosa inusuale per la Francia che vede gli eventi politici concentrarsi nella capitale. La quota di scioperanti nelle comunità, come nell’intero servizio pubblico, è maggiore rispetto alle precedenti mobilitazioni ed è stimata nel 13,76% della forza lavoro complessiva. Si tratta del record di scioperanti. Il servizio civile statale mostra la quota impressionante del 32,8%– principalmente nell’istruzione nazionale (20,38%) – e
nel servizio civile ospedaliero, il 18,9%. In totale, il 26% dei dipendenti pubblici ha interrotto il lavoro.

Uno sciopero unitario

Colpiscono le modalità della mobilitazione che si è sviluppata in modo inedito a livello territoriale. Trattandosi di uno sciopero interprofessionale la sua diffusione è stata a macchia di leopardo in tutto il paese, da nord a sud, a dimostrazione del radicamento della protesta. Si calcola nei giorni precedenti si sono svolte 245 manifestazioni programmate su tutto il territorio. Questo fa pensare che la mobilitazione continuerà e crescerà in intensità e partecipazione. Allo sciopero interprofessionale: secondo il ministero dell’Interno hanno partecipato 107mila manifestanti, quasi 300mila secondo la CGT. Per il Ministero, 13.000 manifestanti hanno marciato a Parigi; 70.000 secondo la CGT che segnala la presenza nei cortei di 2200 persone a Marsiglia, 1100 a Strasburgo, 3650 a Le Havre, 2600 a Rennes, 1800 a Montpellier. La scommessa dell’opposizione e riuscire a saldare in un unico movimento lo scontento e il disaggio
sociale che serpeggia in tutto il paese per il diffondersi delle diseguaglianze e il progressivo rapido deterioramento delle condizioni di vita dei francesi. Lo sciopero è stato un successo ma la lotta continua e i ferrovieri pensano di arrivare almeno fino alle feste di Ognissanti. Interruzioni dei trasporti saranno ancora possibili a livello locale, come su alcune linee Transilien nell’Ile-de-France. Poche le tensioni: i manifestanti si sono scontrati con la polizia a Parigi. Circa duecento blackblock, si sono presentati in testa al corteo, e la vetrina di un’agenzia è andata in frantumi.
La mobilitazione nazionale di martedì non sarà isolata e continuerà. ha dichiarato nell’assembla tenuta a conclusione del corteo di Parigi il segretario generale della CGT. Bisogna attrezzarsi per durare. Force Ouvrière, Solidaires e FSU e le organizzazioni giovanili Fidl, MNL, Unef e High School Life concordano. Del resto, il giorno precedente alla mobilitazione interprofessionale, il 29 settembre, 118.500 persone, di cui 13.500 a Parigi secondo la polizia (250.000 e 40.000 secondo gli organizzatori) avevano manifestato contro la riforma delle scuole professionali.[2]

Il governo alla prova

Mentre le piazze si mobilitano il Governo vede crescere i suoi problemi anche perché non ha la maggioranza in Parlamento e deve approvare la legge finanziaria per il 2023 che contiene i provvedimenti che le stanno al cuore. Macron, che ha perso la maggioranza assoluta alla Camera bassa del Parlamento alle elezioni di giugno 2022, sarà costretto a lottare per ottenere un sostegno sufficiente per far approvare il provvedimento e per aggirare l’ostacolo ha pensato di ricorrere a un controverso processo di “decretazione accelerata”, previsto dall’art. 49 terzo comma, della Costituzione. [2]
Nel provvedimento il Governo ha impegnato oltre 100 miliardi di euro in misure per proteggere famiglie e imprese dalla crisi energetica, forte del fatto che le prime mosse per limitare i prezzi dell’elettricità e del gas prima della guerra in Ucraina hanno contribuito a mantenere il tasso di inflazione del paese al di sotto di quello degli altri paesi d’Europa. Il Governo ha dichiarato che la sua generosità non durerà: gli sconti sulla benzina scadranno all’inizio del prossimo anno.
Come lo stop agli aumenti regolamentati dei prezzi dell’energia fino al 15 per cento. Nel frattempo, la Banca centrale europea ha alzato due volte i tassi di interesse, con un ulteriore inasprimento in arrivo, mettendo sotto pressione gli oneri finanziari derivanti dal debito pubblico.
Il rischio per il Presidente è che il malcontento si diffonda ad altri settori e il dibattito parlamentare sul disegno di legge di bilancio contribuisca ad alimentare le tensioni sociali. Prova ne è che l’Assemblea nazionale, inclusi alcuni sostenitori di Macron, ha approvato alcuni emendamenti che il Governo ha ritenuto anti-business che riflettono la
crescente pressione sociale per chiedere alle aziende un maggiore contributo per contrastare la crisi economica in atto.

In piazza tanti politici di sinistra

Intanto l’esecutivo studia una serie di scudi sui prezzi dell’energia. Nel cuore della maggioranza si apre anche il dibattito sui superprofitti di multinazionali come Total-Energies, che ha realizzato oltre 10,4 miliardi di utili nel primo semestre del 2022. Bercy e l’Eliseo hanno sempre accantonato l’idea di una tassa sui profitti, preferendo il futuro
dispositivo europeo di un “contributo temporaneo di solidarietà”. Ma questo approccio crea non poche divisioni in seno alla maggioranza.
In un contesto così difficile la prima ministra, Elisabeth Borne, riceverà prossimamente i presidenti dei gruppi parlamentari per discutere della futura riforma delle pensioni contro la quale sono schierati sia la destra che la sinistra.
L’opposizione congiunta di destra e sinistra sul tema pensioni, ma anche sul salario sarà irriducibile.
Nei cortei sono stati notati gli eletti all’Assemblea nazionale di Ensamble e degli altri raggruppamenti di sinistra, segno che si farà di tutto per creare un fronte comune sul piano politico sindacale e comunque anche la destra non starà a guarda. Segno inequivocabile che le lotte sociali e il movimento sono destinati a crescere.

2. “Art. 49 commi III, IV: “Il Primo ministro può, dietro deliberazione del Consiglio dei ministri, impegnare la responsabilità del Governo dinanzi all’Assemblea nazionale sul voto di un progetto di legge finanziaria o di finanziamento della previdenza sociale. In tal caso, detto progetto è considerato adottato, salvo il caso in cui una mozione di sfiducia, presentata nel termine di ventiquattro ore, venga votata alle condizioni previste dal comma precedente. Il Primo ministro può, inoltre, ricorrere a tale procedura per un altro disegno o per una proposta di legge a sessione.
Il Primo ministro ha facoltà di chiedere al Senato l’approvazione di una dichiarazione di politica generale.”
Costituzione della Repubblica Francese.

La Redazione