Cosa c’è di nuovo – EFFETTI COLLATERALI

L’11 settembre si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Riksdag, il Parlamento svedese vinte dalla coalizione di destra per 40.000 voti che gli hanno dato 3 seggi in più della coalizione avversa. A determinare la vittoria della coalizione di destra il successo del cosiddetto Partito Democratico, che ha raccolto il 20% dei voti, diretto erede del partito nazista svedese, schierato su posizioni razziste e violentemente contrarie all’accoglienza di coloro che fuggono dalla guerra. Ma c’è di più i punti di forza del suo programma sono: il sostegno al nucleare, una rimodulazione del welfare a favore dei soli svedesi, riduzione dei fondi a radio e TV pubbliche, giro di vite nelle politiche di accoglienza, più mezzi e poteri alla polizia, chiusura all’immigrazione e all’accoglienza, programmi obbligatori di integrazione. L’elettorato ha mostrato di gradire queste proposte anche per rispondere alla crescita della criminalità che è un fatto obiettivo degli ultimi anni. La risposta dei social democratici è stata quella di ricorrere la destra sul proprio terreno facendo propria l’equazione tra numero di migranti e aumento della criminalità e promettendo di reprimerla senza pietà, risultando non credibili, visto che detengono il potere da decenni.
Ma a ben vedere sono stati i cedimenti e le carenze sul programma a determinare il successo della destra: in un paese che si spaccia per essere la culla dell’ecologismo, nel paese di Greta Thunberg. È prevalsa la proposta di costruire 10 nuove centrali nucleari, sostenuta dalla destra rappresenta un frutto malato della guerra in Ucraina e della crisi energetica e dimostra che malgrado l’ecologismo il partito dei verdi non decolla. Benché i social de4mocratici abbia aumentato i consensi ciò non è bastato a compensare l’insuccesso dei partiti alleati

La crescita delle destre

I partiti socialisti e socialdemocratici scandinavi pagano la loro subalternità politica e ideologica alle posizioni liberiste dei governi della Gran Bretagna che essi hanno sposato da anni, condividendone i programmi, gli obiettivi di politica internazionale, le politiche economiche e quelle sociali, non tenendo conto che avevano a che fare con la feccia del conservatorismo britannico e non con posizioni laburiste, per quanto discutibili. Un caso tipico di “infezione da supposta superiorità finnica e anglo sassone”.
A loro parziale scusante c’è da dire che la crescita delle destre risponde ad una  tendenza generale, causata dalla crisi economica e dalle incertezze del futuro, aggravata dall’inconsistenza delle politiche dei partiti sedicenti di sinistra, privi di programmi solidaristici e appiattiti su una politica conservatrice che esclude la tutela delle fasce più deboli della popolazione. Per capire entità e consistenza di quanto sta avvenendo, restringendo lo sguardo ai paesi scandinavi, si rileva la crescita di consensi a favore dell’euroscettico Partito dei finlandesi, in Norvegia della Høyre (conservatori) con il populista Partito del progresso; tutti questi partiti si ritrovano poi, insieme al Partito Democratico svedese, nel Parlamento europeo nel Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti, con gli ultranazionalisti polacchi del PiS, gli spagnoli di Vox e Fratelli d’Italia: una vera minaccia per il futuro dell’Unione Europea. La miopia della sinistra e dei progressisti, la subalternità alla politica USA, non mancherà di produrre ulteriori danni.

E ora in Svezia?

Certo l’aver portato il paese nella NATO non aiuterà a contenere la svolta a destra anche se per ora il particolare meccanismo istituzionale di salvaguardia del sistema parlamentare svedese che prevede il cosiddetto parlamentarismo negativo – lo statsminister o candidato primo ministro va a casa unicamente se in una mozione di
sfiducia più della metà dei parlamentari gli vota contro – permetterà un governo estremamente debole e instabile.
(batterebbe infatti che l’opposizione disponesse di un solo voto in più per mettere in minoranza un governo che includesse i neonazisti).
Ciò concorre ad ipotizzare un governo di minoranza sostenuto dall’appoggio esterno di questo o quel gruppo di partiti di volta in volta e l’indisponibilità dei social democratici al compromesso (almeno per ora) non aiuta. È singolare ma la precarietà e l’instabilità dei governi delle destre sembra essere un fattore comune e caratterizzante della loro avanzata.
Per ora non così in Italia, dove la coalizione di destra che ha vinto le elezioni, ha un partito dominante di gran lunga rispetto alla coalizione, ma questo potrebbe essere forse il tallone d’achille dei vincitori perché potrebbe indurre Forza Italia a sfilarsi, se e nella misura in cui la maggioranza prenderà le distanze dall’Europa.