GERMANIA: UNA LUNGA TRATTATIVA

Il dopo Merkel in Germania inizia con l’ingresso del paese in una situazione di forte instabilità politica.
I risultati elettorali ci dicono che è impossibile un governo tra Socialdemocratici Verdi e Die Linke, irrealistica una coalizione tra CDU-CSU, liberali e Alternative für Deutschland; suicida per i Socialdemocratici una grande coalizione, inutilmente complicata e irrealistica una coalizione tra i tre partiti più votati; problematica una coalizione tra Socialdemocratici liberali e verdi. Ciò vuol dire che non è da escludere che, dopo ovvie ma defatiganti trattative per scrivere un programma comune, si debba ricorrere a nuove elezioni.
L’eredità della Merkel è dunque l’instabilità e comunque un lungo periodo di transizione, (nell’attesa dell’accordo il sua Cancellierato prosegue) durante il quale la Cancelliera sarà un’anatra zoppa, dal potere ridotto al lumicino. Mancherà quindi il suo apporto per dare soluzione ai tanti gravi problemi che si trova ad affrontare l’Europa abituata a usufruire di una forte leadership della Germania nonché i tanti problemi interni che hanno portato alla sconfitta del suo partito.
Pertanto la situazione politica tedesca non potrà non avere riflessi in Europa, producendo anche nell’Unione un rallentamento del processo decisionale e delle scelte rispetto a problemi che invece sarebbero urgenti come quelli relativi al dotarsi di una difesa comune per affrontare la crisi della NATO dopo l’Afghanistan, le sfide dell’amministrazione Biden che punta all’asse con i paesi anglofoni e volge l’attenzione al Pacifico, lasciando a se stessa l’Europa, i tanti problemi dell’allargamento dell’Ue, i rapporti con la sponda sud del Mediterraneo, il bisogno di andare verso un bilancio comune dell’Unione e la necessità di dare soluzione al dumping finanziario, industriale e del lavoro che minaccia di dissolvere la Comunità Europea, il bisogno di rimettere sotto controllo i paesi di Visegrád, che oltre a non rispettare diritti umani e Stato di diritto fanno dumping anche a danno della Germania. Né il vuoto di potere potrà essere riempito da Macron, anche lui sotto elezioni. In questa situazione la von der Leyen, che della Merkel è una creatura politica, non potrà che risentirne; le sue capacità operative risulteranno inevitabilmente ridotte, aprendo anzi tempo la corsa alla sua successione,
benché sia ad appena metà del suo mandato. In questa situazione il candidato in pectore a succedergli, tra gli alti tecnocrati di cui il capitalismo e le élite dispongono – Mario Draghi – farà bene a restare alla Presidenza del Consiglio e a tenersi lontano dal Quirinale dove verrebbe mummificato per sette anni.

La Germania e il voto

I risultati elettorali suggeriscono comunque una serie di elementi di valutazione utili a capire quali potrebbero essere gli sviluppi futuri della situazione politica del paese.
La Die Linke ha visto ridursi il suo elettorato, a causa dell’incapacità dimostrata di darsi una identità e una linea politica e di scegliere posizioni più decise a sinistra, subendo sia l’iniziativa dei verdi sui temi ecologici che quella dei socialdemocratici sui temi sociali e su quelli dell’integrazione. Questi ultimi si sono dati un programma coraggioso,
proponendo una patrimoniale, un miglioramento della sanità e modifiche del mercato del lavoro che cercano di ridimensionare il ruolo del Mini-Job che ha relegato giovani e lavoratori marginali in una situazione di sfruttamento inaccettabile e mascherato il problema della disoccupazione, senza risolverlo, hanno proposto la riqualificazione
professionale di giovani e lavoratori espulsi dal sistema produttivo a causa della ristrutturazione ecologica che si prepara, hanno sposato gli obiettivi dell’economia green. Le proposte relative alla decarbonizzazione e al clima non sono state
particolarmente avanzate, ma sufficienti per raccogliere consensi.
Per quanto riguarda i verdi molto hanno pesato gli errori della sua leader, per cui il partito ha sì raddoppiato i consensi rispetto alla precedente legislatura, ma ha perso durante la campagna elettorale la metà del patrimonio e delle simpatie che i sondaggi le attribuivano, fermandosi al 14/15 % dei consensi. Il leggero incremento dei liberali si spiega con la crisi della CDU; ma ciò che rende il partito importante sono i risultati complessivi delle elezioni che ne fanno uno degli elementi necessari di una possibile alleanza tra socialdemocratici e verdi. Tuttavia, sono proprio le posizioni dei
liberali, rigoristi in economia (di fronte alle loro posizioni quelli dei cosiddetti “paesi frugali” dell’Unione impallidiscono) a costituire l’elemento d’incompatibilità di una possibile alleanza di governo. Non è un caso che questo partito rivendichi per sé, almeno al momento, il ministero delle finanze e del bilancio!
La CDU – CSU ha perso consensi soprattutto in Baviera, suo tradizionale bacino elettorale e nell’Est del paese. A guadagnarci, in queste regioni, è stata Alternative für Deutschland AFD che arretra, ma si radica ancora di più fino a superare in alcuni casi il 25%, mentre perde consensi a Berlino e in genere nei Lander dell’Ovest del paese. In Baviera i consensi sono andati invece verso il SPD, il cui leader viene visto come il vero erede della Cancelliera, mentre i consensi a destra nell’Est si spiegano con la radicalizzazione del dissenso xenofobo e razzista a fronte della presenza degli immigrati, del ridursi del benessere economico della popolazione che non vede prospettive di miglioramento dei servizi, delle condizioni salariali e che si trova di fronte ad impianti industriali arretrati e un apparato strutturale obsoleto, ad una situazione ecologica gravissima, frutto di incuria, negligenza e scarsi investimenti pubblici. A preoccupare tutto il paese è tuttavia il crescere della burocratizzazione delle istituzioni, l’arretratezza del paese in digitalizzazione, prova ne sia che la DAD in Germania durate la pandemia ha funzionato peggio che in Italia e che la pubblica amministrazione dialoga mediante i fax!

Il bisogno di innovazione

Il dibattito elettorale e i risultati del voto nascono dunque da problemi irrisolti ai quali dovrebbe cercare di porre riparo un contratto di programma – come è nella tradizione tedesca – che dovrebbe puntigliosamente elencare i provvedimenti che i contraenti si impegnano a realizzare durante la sua durata e che in occasione dell’ultimo Governo
superava le 160 pagine. Ciò presuppone che tra i partiti che lo sottoscrivono vi sia unità di intenti, accordo sulle priorità, su dove prendere le risorse occorrenti, elementi questi che invece vedono le diverse forze schierate su posizioni a volte contrapposte: Ne viene una grande difficoltà anche solo di ipotizzare una sintesi. Perciò la trattativa che prenderà in via dopo la proclamazione dei risultati sarà probabilmente lunga e complessa, soprattutto se a prendervi parte saranno socialdemocratici, verdi e liberali. Saranno soprattutto questi ultimi a rappresentare il pomo della discordia che rischia di
riportare il paese alle urne.
Una riedizione della grande coalizione tra CDU-CSU e SPD non solo sarebbe suicida per quest’ultimo partito, ma sarebbe in contraddizione con i programmi elettorali con i quali ambedue i partiti si sono rivolti agli elettori. E ciò sarebbe vero anche se l’accordo di coalizione fosse esteso ai Verdi, rendendo più complicate le trattative. A spingere verso una trattativa che comunque ci sarà è il fatto che un ritorno alle urne sarebbe comunque traumatico per il paese e minerebbe quell’immagine di stabilità del sistema istituzionale sulla quale la Germania ha basato la sua immagine.
La situazione politica è, comunque, il riflesso della scarsa crescita economica, che sta caratterizzando il paese nel periodo post-pandemico: stagnazione economica e stagnazione politica vanno di paro passo. Nessuno, infatti, ha messo in campo una seria proposta di fuoriuscita dall’ordoliberismo che ha contraddistinto la politica economica della Germania (e di riflesso dell’intera Unione) negli ultimi cinquanta anni. Ore che quel modello ha mostrato tutta la sua fragilità, la dirigenza del paese brancola nel buio.

La Redazione