Un 25 qualunque – Antifascismo, pastasciutte e banalizzazione della resistenza

Anche quest’anno, come già nel 2020, l’ANPI si appresta ad organizzare feste e celebrazioni per il 25 luglio.
Il 25 aprile è un giorno sacro e fondamentale per la storia d’Italia, ma mi sfugge invece il senso di “festeggiare” il 25 luglio.
Non comprendo cosa ci sia da celebrare nella caduta di un regime per propria mano assieme al colpo di Stato della Monarchia, durante una sanguinosissima e disastrosa guerra. Una caduta che non vide coinvolta la resistenza neppure di striscio e, anzi, nelle intenzioni del Re e di Badoglio vi era quella di costruire una dittatura o uno stato autoritario senza Mussolini.
Una data in cui una fronda di uomini che senza Mussolini non sarebbero stati nessuno, approva un odg di cui non capiscono molto in un consesso che non aveva neppure nessun obbligo di votare questo o altri ODG. E una data nella quale lo stesso Re che aveva nominato, dopo un atto di forza, Benito Mussolini Presidente del Consiglio lo fa arrestare chiudendo così un inizio illegale con un colpo di stato egualmente illegale. In cui un criminale di guerra come Badoglio viene nominato capo del governo e spara sulla folla come il fascismo non aveva mai fatto e dopodiché scappano tutti al sud lasciano un esercito totalmente allo sbando (un unicum nella storia mondiale).
Certo, la data dà inizio alla nascita e rinascita di partiti e poi alla resistenza soprattutto antinazista e poi anche antifascista (anche perché da parte fascista invece di chiudere la faccenda si dà vita alla RSI) ma al prezzo di una sanguinosissima guerra e con il comportamento inqualificabile del Re e della sua corte di accoliti (fra i quali vari criminali di guerra).
Posso capire che, per chi lo visse allora, fosse stato comunque un sollievo (perché soprattutto si pensava che la guerra fosse finita) ma noi che siamo arrivati molto dopo, non possiamo far finta di non sapere che dopo quella data iniziò un periodo devastante per l’Italia con bombardamenti a tappeto degli alleati e le stragi e rappresaglie dei
tedeschi.
Francamente avrei dedicato questa data ad una giornata di studio, riservando le celebrazioni e le ormai onnipresenti “pastasciutte antifasciste” al 25 aprile.