Schede: Il voto nella crisi

Per una singolare coincidenza di tempi in un breve lasso di tempo si è votato un po’ ovunque in Europa.
Abbiamo imparato che i governi non dipendono dai risultati elettorali e tanto meno le scelte politiche che essi compiono. Le consultazioni degli elettori hanno quindi un valore relativo e rappresentano una sorta di sondaggio dello stato di tenuta dei diversi sistemi di gestione dei vari paesi, fermo restando che poi le scelte di carattere economico e politico, quelle vere, si fanno in altri ambienti. Vale comunque la pena di riassumere il quadro della situazione perché ci aiuta a costruire i possibili scenari nei quali vedremo i diversi attori muoversi Grecia.
Il dato mediaticamente più eclatante è quello greco che ha visto la sconfitta secca dei due maggiori partiti, primi responsabili, sia pure in misura diversa del fallimento del paese. A beneficiarne diversi soggetti politici a destra e a sinistra. La presenza di due raggruppamenti filo comunisti divisi sulla posizione da tenere rispetto all’Europa ci dice che le lotte sociali hanno coagulato consensi a sinistra e fatto pensare che una presenza di forze collocate a difesa delle classi sociali più deboli sia la sola strada attraverso la quale rinegoziare il debito e uscire dalla crisi. Qualunque sia l’eventuale governo che verrà formato esso sarà fortemente condizionato dai poteri economici e non potrà fare molto per trarre fuori il paese dalla situazione nella quale si trova a meno che non cresca nel frattempo la mobilitazione e la lotta e il governo possa guadagnare spazio di manovra ponendosi come mediatore tra il conflitto sociale e i creditori internazionali Benché dotata di una struttura economica debole la Grecia costituisce ancora uno spazio di interesse, soprattutto per la politica espansiva della Russia la
quale ne ha bisogno per contenere la crescita della Turchia e la rinascita  dell’ottomanesimo ai suoi confini, nei Balcani occidentali e nel mondo arabo islamico. Per quanto paradossale possa sembrare gli improvvidi tedeschi potrebbero trovarsi in un lasso di tempo non molto lontano a dover rimpiangere il fatto di aver lasciato cadere a pezzi uno dei paesi della Comunità Europea con il risultato di mettersi in casa un attore scomodo quello russo che pretende di giocare un ruolo anche economico sulle sponde del mediterraneo e che vuole arrivare in quest’area con i suoi canali di esportazione di energia. Non è improbabile attendersi a breve un rilancio del
cosiddetto corridoi di Salonicco.
La diplomazia europea queste cose sembra non vederle ma questa e forse una delle ragioni per le quali la Francia, da sempre attenta agli equilibri mediterranei non resterà insensibile alle richieste di aiuto in sede europea della Grecia, almeno per controbilanciare l’opzione russa. Questa ultima prospettiva comincia a preoccupare anche gli Stati Uniti e la stessa Turchia per la possibile presenza sulle sponde mediterranee dell’orso russo.
L’elemento di maggiore fragilità e preoccupazione della situazione greca è inoltre rappresentato dalla crescita del partito neaonazista di “Alba dorata”. E’ pur vero che questo costituisce un tratto comune rispetto a quanto avviene in Europa in tutti i paesi attraversati dalla crisi ma quello che è grave è il contenuto razzista, xenofobo e nazionalista di questo partito che si concretizza in una vera e propria caccia agli immigrati e riporta in auge il volto oscuro del sistema politico greco e la propensione a sistemi dittatoriali, che trova fondamento nelle struttura dello Stato e nella composizione della società greca, nella sua distribuzione per ceti e classi.

Germania

La politica del Governo tedesco non ha prodotto eccessivi danni elettorali alla Merkel e questo perché le sue scelte sono ampiamente condivise dall’opinione pubblica e sono supportate da alti salari e da un’economia ancora florida. Del resto la S.P.D. fa al governo una opposizione di facciata e di nessuna efficacia perché ne condivide la politica economica. Qualche ripensamento forse sarà possibile dopo le elezioni francesi, ma al momento non vi è nulla di certo. La sola novità è rappresentata dal partito dei Piraten il quale presenta tratti comuni a tanti movimenti che si vanno diffondendo in Europa e che utilizzano la cosiddetta “democrazia a partecipazione informatica” per tentare una rifondazione della politica e della partecipazione. La vera prova per la Merckel deve ancora venire e si svolgerà nelle elezioni del Land NordReno-Westfalia, che avranno luogo domenica 13 maggio..

Gran Bretagna

Anche a Gran Bretagna ha avuto la sua tornata elettorale che ha visto i conservatori sconfitti ovunque meno che a Londra. Il leader Cameron non smette di accumulare insuccessi e la sua politica economica ultra liberista sta trascinando il paese verso la recessione. Risultati non migliori hanno avuto i suoi alleati liberal-democatici anche se essi sono indicati dai conservatori come la causa prima del fallimento delle politiche neoliberiste proposte. Lo sforzo laburista di ribaltare la situazione potrebbe essere sostenuto da un mutamento degli equilibri politici nel continente ma ben poca forza viene al partito dal suo radicamento sociale considerato che non è in grado di generare mobilitazione a sostegno delle proprie politiche

Serbia

Anche in questo paese si è votato e il primo turno ha visto la vittoria del candidato filo-europeista; consistente è tuttavia il consenso intorno al leader della destra. Le elezioni del secondo turno ci diranno se il paese sarà in grado di trarre beneficio dal mutare, sia pur graduale, della situazione politica nell’Europa dei 28.
Benché l’andamento generale delle consultazioni elettorali sembra andare nella direzione di raccogliere consensi intorno ai partiti della sinistra optando per una politica di crescita e alternativa alla gestione neo liberista dell’economia, le leve del potere istituzionale ed economico sono ancora saldamente in mano alla destra e ai neo liberisti.
Occorrerà uno sforzo poderoso per ribaltare questa situazione e ciò non può avvenire se le forze di sinistra non saranno in grado di produrre ovunque mobilitazione e lotte in comune.

La redazione