OSSERVATORIO ECONOMICO

serie II, n. 16, febbraio 2012

Debito – Uno dei vanti attribuiti al Ministro dell’economia del defunto governo Berlusconi, il fiscalista Tremonti, era quello di aver tenuto i conti sotto controllo. Questo almeno fino a quando, venuto in contrasto col suo datore di lavoro, superGiulio è caduto in disgrazia presso la destra, divenendo l’artefice della disfatta.
Allora si è cominciato a dire che tenere a bada il debito pubblico era sì una priorità che andava contemperata con gli investimenti per la crescita (ma sembra che Monti non abbia appreso questa semplice lezione).
A chi obiettava che la percentuale del debito sul PIL era cresciuta negli ultimi anni veniva detto che ciò dipendeva dal fatto che il denominatore della frazione, cioè il PIL, era diminuito per la crisi, facendo così lievitare la percentuale. Falso. In valore assoluto il debito pubblico era circa 1720 miliardi di € nel gennaio del 2009 ed ammontava a circa 1950 € nell’ottobre 2011, ultimo mese del Berlusconi Presidente del Consiglio dei
Ministri: un aumento dell’11,8% in 22 mesi.
Spagna – La Spagna faceva parte dei “pigs”, i paesi europei a maggior rischio (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna). Vanta un tasso di disoccupazione spaventoso, oltre il doppio di quello italiano. Eppure i suoi dati di tenuta economica sopravanzano nettamente quelli del nostro paese. Il temutissimo spread con i mitici Bund tedeschi viaggia costantemente al disotto di quello italiano: negli ultimi due mesi costantemente al di sotto di oltre trenta punti.
Nel 2011 ha registrato un modesto aumento del PIL (+0,3%), mentre quello italiano è in calo (-05%).
Paga il 2,4% di interessi sul debito (contro il 5,4%), paragonabile al 2,3% che paga la Germania. Fa registrare un tasso di investimenti sul PIL pari al 3,75%, mentre l’Italia vanta un modesto 1,75%, meno della metà.
L’indennità di disoccupazione è pari al 70% ,mentre quella italiana è al 60% (la Germania al 67%). Sempre nel 2011 il credito erogato dalle banche alle imprese è calato del 5% ed a dicembre però dell’1%; in Italia l’anno è andato meglio (+3,1%), ma a dicembre ha segnato un pericoloso -2,3% (attenzione alle date).
In buona sostanze l’Italia è ufficialmente in recessione con prospettive pessime per il 2012, la Spagna no. Il paese iberico sta bene? Questo non si può certo dire, ma attraversa una fase meno tempestosa della nostra.
Sorge un dubbio. Che ciò avvenga perché Madrid non ha messo in atto le pesanti manovre recessive che in Italia si susseguono dall’agosto scorso e che stanno massacrando la Grecia?
Certo il confronto tra i dati annuali dell’accesso al credito delle imprese con quelli dell’ultimo mese dell’anno qualche sospetto lo crea, forse qualcosa di più di un semplice sospetto. L’anno è stato molto negativo per il credito in Spagna, ma il fine anno fornisce qualche speranza; mentre per l’Italia un anno sostanzialmente
positivo nel complesso, si chiude nel peggiore dei modi.
I dati sopra esposti non sono riferibili al peso del debito pubblico (Italia 119,0% sul PIL, Spagna 60,1%), perché quello che bisogna considerare è anche l’indebitamento in valore assoluto, in quanto gli ormai mitici mercati (ossia le banche) sono attenti alla loro esposizione finanziaria e alla speranza nel recuperare i propri capitali (o meglio all’esigibilità degli interessi che maturano, cioè i loro guadagni); quindi nel complesso
alla fiducia del sistema economico del paese.
Una tabella ci può chiarire molte cose.

DEBITO PUBBLICO

Stati Uniti Germania Italia Francia Spagna Grecia
% sul PIL 94,36% 83,96% 119% 82,33% 60,12% 142,76%
valore assoluto 13.322.735,5
8
2.803.151,5
3
2.520.734,1
6
2.186.996,0
1
882.494,8
7
472.221,53

Se contasse il valore percentuale del PIL sarebbe corretto considerare la Grecia più a rischio dell’Italia e questa più a rischio della Spagna; ma allora Stati Uniti, Francia e Germania sarebbero più a rischio della Spagna e la Germania sarebbe più a rischio della Francia, che invece è sotto minaccia. Se contasse solo il valore assoluto gli Stati Uniti sarebbero ben più a rischio della Grecia, e la Germania starebbe peggio dell’Italia. La Spagna ha un debito pubblico doppio di quello della Grecia ed un terzo di quello italiano: dovrebbe quindi star molto peggio della Grecia ed infinitamente meglio dell’Italia, mentre in realtà sta molto meglio della Grecia ed un poco meglio dell’Italia. E ciò è legato non al debito pubblico, ma alla fiducia sulla sua ripresa, come convalidano i dati statunitensi e tedeschi.
Crisi – Mai così male. Il Sole 24 ore del 19 febbraio 2012 (a. 148, n° 49, p.9) confronta la crisi italiana attuale a quella del 1929, confrontando sei anni (dal 1928 al 1934 e dal 2006 al 2012) facendo base 100 del PIL rispettivamente al 1928 ed al 2006. Ebbene il picco più negativo si è registrato nel 1931 (95,1) e nel 2009 (95,0), ma poi negli ani trenta il PIL è risalito tra il 99 ed il 98, negli ultimi anni è cresciuto molto meno per
ricadere nell’anno a venire sotto il 95. Fu merito del fascismo? Evidentemente negli anni trenta di fronte alla crisi mondiale si iniziarono politiche espansive, ora il liberismo imperante (Monti officiante) impongono politiche economiche recessive.

chiuso il 21 ottobre2011
saverio