Cosa c’è di nuovo?

Dal sito: www.ucadi.org
L’Unione dei Comunisti Anarchici è costituita da militanti della lotta di classe che sentono il bisogno di svolgere insieme un’azione comune finalizzata allo sviluppo del comunismo anarchico. Perciò rivolgono a tutti coloro che, animati dal loro stesso fine, desiderano lottare e sviluppare esperienze e confronti finalizzati a diffondere la pratica del comunismo anarchico nelle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori.
Forti della memoria storica di esperienze e di lotte delle quali ci consideriamo portatori vogliamo porre le basi di una comune struttura organizzativa dei comunisti anarchici in Italia.
Il nostro appello è diretto sia a chi ha sviluppato negli anni di militanza politica un vissuto di lotte e di ricerca di strategie politiche di azione anticapitalistica, sia a chi oggi vuole impegnarsi nella lotta per una società di liberi ed uguali e contro lo sfruttamento di un essere umano su altri.
Il nostro agire politico privilegia la piena partecipazione alle lotte di emancipazione e di affrancamento dallo sfruttamento per il superamento del rapporto salariato, nella prospettiva di una società solidale e egualitaria. L’obiettivo è quello di consentire l’accesso di tutti alle risorse, lottando contro l’egemonia dei paesi più sviluppati e delle multinazionali sui poveri del mondo, nella consapevolezza che il comunismo
anarchico è l’unica strada verso la libertà dal bisogno e la reale uguaglianza di tutte e tutti.
Lo sviluppo graduale dei rapporti sociali e produttivi verso una gestione di essi che permetterà l’uguaglianza e la liberazione dal bisogno, se pure ha necessità di rotture rivoluzionarie è tuttavia un processo graduale che richiede una fase di transizione, non sappiamo quando lunga, anche perché ciò dipenderà dalle forze che avremo saputo mettere in campo e quindi non ne conosciamo esattamente l’approdo, anche se ne individuiamo i contorni.
Oggi, all’inizio di un nuovo secolo, usare ancora la parola “comunista” suona terribilmente datato, eppure noi la rivendichiamo con orgoglio, come rivendichiamo con orgoglio di essere tra i pochi che ritengono la “lotta di classe” il naturale dispiegarsi delle relazioni sociali in una società capitalistica. Nel nostro paese e nel mondo, auspice l’implosione dei paesi a “socialismo reale”, l’offensiva ideologica volta alla cancellazione della coscienza di quali sono i rapporti di forza tra sfruttati e sfruttatori non ha subito soste. Non sta certo a noi rivendicare alcuna nostalgia dell’ex Unione Sovietica, dei suoi satelliti, dei partiti che nei paesi capitalistici ne hanno sostenuto il ruolo il modello cui attenersi, perché mai le nostre critiche a quella concezione sociale sono venute meno.
Il fatto è che un’attenta campagna culturale ha declassato la parola “ideologia” a sinonimo di falsa credenza, la parola “utopia” a sinonimo di violenza sulla realtà oggettiva e la parola “comunismo” a sinonimo di criminalità politica. C’è un sostrato strutturale in questo passaggio. La finanziarizzazione dell’economia, la diaspora produttiva, la polverizzazione del lavoro e della sua rappresentanza. La crescente
precarizzazione dei rapporti di lavoro, cui i sindacati non hanno saputo opporre alcuna resistenza e a cui anzi spesso hanno contribuito. Un ciclo produttivo disseminato, reso possibile e controllabile dalla tecnologia informatica, ha disarticolato i rapporti sociali, rompendo i legami solidali che avevano rafforzato le classi sfruttate nell’arco di un secolo e mezzo rendendo possibile oltre che auspicabile la creazione di un diverso
rapporto tra capitale e lavoro. […continua sul sito: www.ucadi.org]