Un’altra domenica

Gabriella Carlucci, sorella della forse piú simpatica Milly è nota per essere stata, a suo tempo, conduttrice del programmone festivo della RAI “Buona domenica”.
Folgorata, come tanti, sulla via di Damasco del cavaliere si è gettata a capofitto nell’attività parlamentare. La sua “discesa in campo” fece abbastanza scalpore, nel 1994, per essere poi sorpassata dalle varie “igieniste dentali”, certamente più degne d’interesse da parte del nostro superB.
Fosse solo per doverle pagare il solito megastipendio da parlamentare, già ci girerebbero le scatole, ma tant’è, non è l’unica, aihmè, a rappresentarci così “degnamente” nei palazzi romani. Il fatto è che la nostra davvero si dimostra davvero attiva. A tale proposito basti vedere la sua scheda su http://www.camera.it/29? shadow_deputato=300317. Buona ultima è arrivata la sua proposta n. 4101 del 18 febbraio dove si chiede, niente di meno che “l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull’imparzialità dei libri di testo scolastici».
Fossimo stati in altri tempi, la proposta sarebbe stata degna di una battuta e, forse, di una imitazione del buon Noschese. Ma, visto che appena pochi giorni fa, alcuni esponenti della destra, in qualche caso davvero lombrosiani (vedi il profilo ineffabbile del nostro buon Totaro), avevano proposto la loro brava legge per abolire la XII norma transitoria della Costituzione Italiana che vieta la ricostituzione del “disciolto partitio
fascista”, forse un occhio merita buttarcelo. Voglio essere franco: la norma transitoria quasi mai è stata applicata, visto che il MSI fece la sua comparsa già nel 1946 e che, malgrado il buon (!) Scelba nel 1952 avesse previsto anche il reato di “apologia di fascismo” se anche i redivivi fascisti fossero stati perseguiti a “campione”, le galere italiane sarebbero state colme.
Torno però alla proposta Carlucci, che ha sollevato, in realtà, tiepide proteste. Forse come dice De Luna sul Manifesto (17/4/2011) perché ormai i libri di testo non interessano più a nessuno e, quando si parla di storia, la diffusione (questa sí scientifica) di menzogne colossali diffuse da quasi tutti i mezzi di comunicazione
di massa, ha ormai prevalso nettamente su qualunque ragionamento in maniera bipartisan. Vedasi ad esempio l’articolo di Pietro Ottone apparso sul Venerdì di Repubblica del 1 aprile 2011, sul colonialismo italiano.
Trovare le differenze con i piú beceri luoghi comuni fascisti e colonialisti sull’argomento: nessuna. Solo che se l’articolo lo scrive il “progressista” Ottone vale di più. Ma ecco come apre la nostra: “In Italia negli ultimi cinquant’anni lo studio della storia è stato spesso sostituito da un puro e semplice tentativo di indottrinamento ideologico. Tale tentativo, retaggio dell’idea gramsciana della conquista delle «casematte del potere», si è propagato attraverso l’insegnamento della storia e della filosofia nelle scuole”
Bel linguaggio, vero? Le “casematte” dove le avrà lette la Gabriella? Forse sul frontespizio dell’opera di Gramsci? Glielo hanno detto che Gramsci è morto in carcere nel 1937? Così prosegue: “Con la caduta del Muro di Berlino e con la fine dell’ideologia comunista in Italia i tentativi subdoli di indottrinamento restano tali, anzi si rafforzano e si scagliano non solo contro gli attori della storia che hanno combattuto l’avanzata del comunismo ma anche contro la parte politica che oggi è antagonista alla sinistra”
Ergo, i libri di testo devono essere filogovernativi. Ma, tra i testi che cita la Carlucci, il collaboratore che li ha selezionati, deve aver pensato bene di fare uno scherzo alla nostra eroina. Infatti dopo aver, con orrore, riportato questi passi, a dimostrazione della faziosità dei libri di testo: “ per capire la gravità del problema. Proviamo a sfogliare qualche libro di testo. « La storia » di Della Peruta-Chittolini-Capra, edito da Le Monnier, descrive tre personaggi storici: Palmiro Togliatti, «un uomo politico intelligente, duttile e capace di ampie visioni generali»; Enrico Berlinguer, «un uomo di profonda onestà morale ed intellettuale, misurato e alieno alla retorica»”.
Segue anche questo passo. Il cui contenuto scandaloso ci è del tutto oscuro:
“Alcide De Gasperi [viene definito ]« uno statista formatosi nel clima della tradizione politica cattolica »”.
E’ evidente che siamo davvero alle parole in libertà. Ma questo non deve indurci solo al sorriso (pur difficile da contenere). Infatti, la commissione proposta (composta da 40 parlamentari e con un costo di € 50.000,00 annui) è il segnale (semmai ce ne fosse ancora bisogno) che è stato ormai smarrito del tutto il senso di cosa sia lo studio della storia e cosa sia la lettura di un libro, da trasformare “nel” libro. Purtroppo a questa deriva non ha portato il destino cinico e baro, ma l’azione sconsiderata di uomini colti ma terribilmente stupidi per non aver capito che queste sono materie da non giocarsi sui tavoli delle varie e transitorie roulettes della politica (bicameraline etc..).
Dai “ragazzi di Salò” di Violante (che faceva propria la narrazione fascista) alla sciagurata legge sulla “giornata del ricordo” (dove Fassino rilanciava 2000 morti italiani a Basovizza, mentre Gasparri preferiva mantenersi sul milione!) chi doveva, politicamente ed intellettualmente fare la propria parte ha preferito, armi e bagagli, trasferirsi in altri lidi, lasciando cosí sguarnita, o, peggio, contribuendo a smontarla, pezzo pezzo, la difesa di qualcosa di piú importante della sola memoria.
Oggi possiamo anche ridere della proposta della proposta Carlucci, ma dobbiamo ricordarci che, carta, penna e calamaio gli sono stati gentilmente forniti dalla concorrenza.

Andrea Bellucci