Cosa c’è di nuovo…

Abbiamo un mito moderno. L’immagine. Io allievo, io insegnante, io scrittore e giornalista che intervisto lo scrittore. Tutti temiamo la valutazione, perché vogliamo salvaguardare la nostra immagine.
Allora vale la pena di partire dalla scuola: che deve formare non formattare. Che deve formare persone intelligenti, e non clienti. La scuola pubblica e non quella privata, che è una vittoria sfacciata della società consumistica. Basta con la scuola che forma clienti, e certe università-chic che formano venditori.

Daniel Pennac, “La Repubblica”, 19 novembre 2010

“[…] Per sfuggire alla crisi di una politica impotente l’unica via d’uscita è l’indisponibilità. Questa pratica adottata dai ricercatori della Rete 29 Aprile ha un valore simbolico chiave. Non si tratta solo di indisponibilità ad insegnare in corsi non obbligatori per legge, è un’indisponibilità rispetto all’intero modello di conformità alla decadenza in essere. È l’indisponibilità fiera delle giovani generazioni, l’indisponibilità dell’intelligenza collettiva alla gabbia educata del consenso che sembra contenerla. È l’indisponibilità alla rassegnazione e alla lamentela, è la rivendicazione di autonomia, di fantasia, di libertà creativa […]”

Francesca Coin, Indisponibili: Università e mercato: un movimento asincrono, “Il Manifesto”, 23 novembre 2010, p. 3.