Cascami di regime

Diceva il filosofo Horkheimer della scuola di Francoforte che i professori universitari “sono specialisti idioti: sanno tutto di ciò che insegnano, ma nulla di ogni altra cosa”.
E’ il caso di quel gruppo di professori universitari come Giovanni Guzzetta, Stefano Ceccanti e altri, cosulenti illuminati di quello che fu il PCI, che, specialisti in sistemi elettorali – un sottoproblema piccolo piccolo del più grande tema delle Costituzioni – pensano che una legge elettorale ad hoc sia lo strumento attraverso il quale risolvere tutti i problemi per un partito che non avendo i numeri per governare vuole governare lo stesso.
Attraverso la legge elettorale disegnano i partiti e le aggregazioni politiche e così tracciano la strada per la presa del potere. Così attraverso la legge elettorale si conquista il potere ! Ci hanno creduto i PD, i DP, PDS, i DS o come diavolo si chiamano, e infatti il paese è in mano alla destra e a Berlusconi, i quali hanno saputo, tra l’altro, usare meglio la legge elettorale per fare cappotto e prendersi il Paese. La legge elettorale ha saputo usarla l’amerikano Veltroni, l’uomo del cinema, che dice di non essere stato mai comunista anche se è stato nel CC del PCI !. Eppure dice Veltroni il vero: il PCI non è stato mai comunista!
Ora difronte alla crisi di Berlusconi il problema sembra essere quello delle elezioni anticipate che non verranno, almeno per ora; della legge elettorale nuova di là da venire e da fare; di governi transitori, d’unità nazionale, d’armistizio, di resa e di attesa…

Eppure il nuovo si prepara

La teoria delle organizzazioni complesse ci dice che la struttura politica istituzionale, che è espressione dei rapporti produttivi e dello stato dei rapporti di forza presenti sul territorio, si crea le sue regole e le sue leggi. Già, le leggi, perché non ci sono leggi giuste o ingiuste, ma solo leggi che sono espressione dei rapporti di forza esistenti, leggi che disegnano l’equilibrio di forze raggiunto e la sua proiezione possibile nella società Oggi in Italia abbiamo di fatto un paese spezzato, frammentato in diverse macroregioni, alcune delle quali corrono alla velocità del centro dell’area produttiva europea e altre che si muovono all’estrema periferia se non al di fuori di quest’area. Ognuna di queste realtà produttive e politiche ha bisogno del proprio partito e perciò la Lega va bene per l’area più forte mentre un partito meridionalista va bene per il sud. Perciò nuovi partiti collocati sulla destra dello schieramento politico si vanno posizionando: il Popolo della libertà si scompone più che decomporsi e si declina con vari nomi e diverse facce a sud e al nord, come al centro, per poi ricomporsi in una grande aggregazione post berlusconiana fatta di localismi, di regionalismi, di nuove identità.
Persistendo questa legge elettorale il blocco berlusconiano si presenterà come un cartello di partiti localistici in grado di ingannare gli elettori.
E’ questa la nuova destra che esce dal guscio e che da crisalide si trasforma in farfalla.
Fuori dalla metafora tutti i paesi che si sono federalizzati – si guardi ad esempio al Belgio – hanno visto nascere uno o più cloni dei partiti preesistenti, hanno visto regionalizzarsi le organizzazioni politiche, con la scusa di voler “aderire al territorio”, frazionarsi per poi ricomporsi a livello nazionale.
E’ ciò che la destra prepara in Italia, finanziando questo progetto in modi diversi: l’accaparramento di appalti pubblici e la lotta per la gestione economica della monnezza ne è un esempio; i finanziamenti più o meno occulti dell’industria militare che sponsorizza il partito della “nuova” destra di Fini è un altro. Sono ancora in corso i lavori di strutturazione in partito delle componenti della satrapia berlusconiana, dispersi per
ora tra le diverse Fondazioni, pronte a contendersi il campo.
Si tratta di una lotta dura che decimerà l’oligarchia egemone in questi ultimi venti anni. Le vittime saranno forse quegli ex socialisti già berlusconiani che non sapranno riciclarsi ancora una volta e quegli uomini azienda portati in politica da Berlusconi che non sapranno ben posizionarsi.
Sul loro cadavere politico danzeremo con gioia pensando ai vari Brunetta, Sacconi, Bonaiuti Boniver.
Un destino simile, con nostra gioia sembra attendere La Russa, Gasparri e altri..

E i partiti di centro?

Il centro gioca la sua partita. E’ anch’esso solidamente frammentato, spezzettato e diviso, ma la grande mamma lo ha abbandonato. La Chiesa lascia che ognuno vada per la sua strada, trovando conveniente avere cattolici ovunque. Certo non manca di dire bene di Casini ma non gli attribuisce né rappresentanza, né leadership del mondo cattolico. Aspetta, sta a guardare. Sa bene che mai i cattolici hanno ottenuto tanto da
quando sono divisi e contesi da ogni forza politica, clettoonvinti che vince chi conquista il centro.
Si vaticina che la battaglia sarà combattuta tra una galassia di partiti di destra in formazione e una di centro che potrebbe formarsi e che i sondaggi danno sul 20 % di coloro che vanno ancora a votare. Ma si dimentica che lo spazio per i ceti medi che il centro vorrebbe rappresentare si riduce e marginalizza sempre più per effetto della crisi economica e che il vero problema è conquistare al voto indecisi e astenuti. Il centro questo non è in grado di farlo e quindi il suo bacino di voti rimane limitato.

E la sinistra parlamentare?

Gli oligarchi demo-comunisti si dibattono in mille convulsioni. L’uomo in maniche di camicia cerca di dirigere il traffico e ogni tanto ne azzecca una, come quella di aver fiutato l’affare della monnezza in Campania, dal quale è una volta tanto escluso e perciò si è potuto permettere di andare da Maroni a dare l’avvertimento classico per far capire che tu sai che io so e che ora tutti sanno, ovvero: dell’affare potenziale della monnezza lo sappiamo anche noi, attenti a quel che fate!
Intanto un uccellaccio ritorna ad aggirarsi. Veltroni, purtroppo mai partito per l’Africa, per la gioia degli africani e la disgrazia nostra, ha ricominciato a volteggiare come un avvoltoio sul cadavere dei DS, riproponendo Chiamparino, l’uomo della pizza e una birretta con Marchionne.
Intanto i cattolici alla Fioroni si agitano e smanettano, pronti a imbarcarsi dove più conviene nel caso che non riescano ancora una volta a incagliare la barca. Tra rottami, rottamatori e giovani imbecilli più imbecilli dei vecchi che almeno erano furbi – i resti di quello che fu un partito – si aggirano tra l’ex stazione leopoldina di Firenze e i gazebo delle primarie perse, aggrappandosi all’idea che un giovane o di uno di mezza età è meglio di un anziano, come se l’anagrafe facesse intelligenza!
A latere volano i giustizialisti di Di Pietro in planata libera e fanno pena quelli della sinistra radicale finalmente uniti a gestire la stalla mentre i buoi sono già scappati.

L’affabulatore

Con gli astenuti al 25 % e schede bianche e indecisi che portano a un terzo dell’elettorato quelli che non partecipano al voto riuscirà l’affabulatore Vendola a prevalere? E’ legittimo avanzare dei dubbi, anche perché le “fabbriche” ipotizzate appaiono strutture ancora fragili, che hanno bisogno di mettere radici sul territorio, che
mancano di un’analisi strutturale e recitano a livello sovrastrutturale, organizzando comizi d’amore, come alle comunali di Bologna a sostegno dei propri candidati.
Si, chi a sinistra opera con gli strumenti della società dello spettacolo e tenta di costruire l’alternativa nei fatti non comprende che la delega ai partiti, alle istituzioni, non può rappresentare una credibile via d’uscita alla miseria nella quale siamo precipitati.

E noi?

Certo la sinistra di classe nel suo complesso è messa molto male, certo peggio di noi modesti militanti della lotta di classe che cerchiamo ogni giorno nelle lotte e nell’autorganizzazione, forti della nostra capacità di analisi e di lettura dello sviluppo delle forze produttive, di costruire le ragioni di un’alleanza degli sfruttati, di costruire una rete di uomini e di donne, di giovani e di vecchi, di migranti e di gente che è da generazioni in Italia, per una rivoluzione sociale, per una società più giusta di liberi ed eguali.
Il cammino è lungo e faticoso, compagne e compagni.

Gianni Cimbalo