Se la suonano e se la cantano

Mentre la manovra di 25 mila miliardi di euro subisce gli aggiustamenti ad opera delle diverse lobbies la cronaca si arricchisce di significative notizie che suscitano qualche inquietante interrogativo:
1) I cassintegrati sardi del polo chimico continuano a essere auto reclusi nel carcere dell’Asinara.
2) Licenziamenti e cassa integrazione crescono senza sosta, ma diminuiscono i morti sul lavoro: sono in meno a lavorare!
3) Gli statali vengono colpiti e affondati dalla manovra con la giustificazione che sono protetti da licenziamenti e cassa integrazione, ma contemporaneamente avviene il più grande licenziamento di massa di personale della scuola e il tempo scuola si riduce complessivamente di 2 anni scolastici.
4) Vengono proletarizzati i residui ceti medi con blocchi degli stipendi e dei contratti, ma non vengono toccate né le rendite né i redditi degli alti burocrati e dei manager.
In compenso:
Luigi Berlusconi (già ribattezzato Trota 2) entra in politica. Si va verso la monarchia ereditaria nella consapevolezza che non è possibile replicare Berlusconi padre perché la clonazione non funziona ancora.
La legge sulle intercettazioni va avanti, ma nessuno propone di abrogare l’articolo 2 che prevede l’obbligo di avvisare il vescovo se un ecclesiastico è intercettato: addio incriminazione di pedofili.
In questa situazione dall’opposizione si leva una voce flebile, così afona che con tutti gli sforzi non si riesce a sentirla.
Un vagito di opposizione si leva dalle organizzazioni sindacali, mentre CISL e UIL cercano di metterle il bavaglio.
I lavoratori, decimati e piegati dalla crisi e dalla disoccupazione, privi di una strategia e di una sponda politica alle loro rivendicazioni, cercano comunque di reagire impegnandosi a costruire uno sciopero generale per il 25 giugno.

L’opposizione istituzionale

In questa situazione l’opposizione parlamentare appare incapace di opporsi al Governo e concorda sull’inevitabilità della manovra. Eppure con una sola proposta – solo che l’avessero fatta propria – si sarebbe potuta evitare l’intera manovra: bloccare l’acquisto di centotrentuno cacciabombardieri F-35, centoventuno caccia Eurofighter e cento elicotteri NH90 da parte delle Forze Armate italiane, per una spesa complessiva di
29 miliardi di euro!
Ma per venire a conoscenza di queste attività e per conoscere l’ammontare delle spese delle missioni militari all’estero bisogna fare un’indagine sugli atti parlamentari senza la garanzia di venirne fuori. In questo l’opposizione parlamentare non aiuta perché concorda con la politica del Governo.
A parole la “sinistra parlamentare” protesta per i tagli sulla scuola, ma non gli viene in mente di chiedere l’abolizione di ogni finanziamento alle scuole private, anzi dove è al governo a livello locale non solo mantiene ma aumenta i finanziamenti alle scuole private confessionali.
A prendere il posto di questa “sinistra” inconsistente è la maggioranza che sviluppa al proprio interno una opposizione su tutti i provvedimenti del Governo, consumando nell’ambito della maggioranza la dialettica parlamentare, fatta di contrasti, di mediazioni, di piccoli e grandi scontri tra finiani e berlusconiani, tremontini e
leghisti.
La cronaca si riempie dei dissensi fra Fini e Schifani, tra la Belgiorno e Ghedini, tra Baldassare e Tremonti in un gioco delle parti che se non avesse effetti tragici sarebbe anche divertente da vedere.
Invece l’economia rallenta e perfino la Confindustria sembra accorgersi che questo Governo non offre prospettive e che una politica di pura riduzione dei salari e di riduzione dell’occupazione uccide il mercato interno e blocca i profitti.

Lo sciopero generale non basta

Senza dubbio lo sciopero generale indetto per il 25 giugno è un segnale di rifiuto della politica del Governo, è una dichiarazione di volontà di reagire, ma non basta.
Le mobilitazioni di questi giorni dimostrano che vi sono ampi settori del mondo del lavoro, della scuola, della società, disponibili a lottare, a impegnarsi in un’azione di difesa e contenimento degli attacchi ai livelli di vita e ai bisogni sociali per passare poi a una vera azione di contrasto, forte di una proposta politica in positivo.
Tuttavia c’è la consapevolezza che a questa disponibilità al confronto e alla lotta non c’è sponda politica: e allora da mobilitazioni come quella in difesa della scuola – che ha visto manifestazioni partecipate in un mese come giugno, di solito proibitivo per il mondo della scuola, segnato dalla partecipazione di intere famiglie oltre che di lavoratori – nasce la proposta di un collegamento a rete delle diverse situazioni di conflitto dal quale può scaturire sia l’elaborazione di una piattaforma rivendicativa e di lotta comune, sia una mobilitazione capace di aggregare spezzoni di classe e ceti ora dispersi, in modo da fare massa critica contro il Governo, scompigliando i giochi di palazzo.
Noi comunisti anarchici dobbiamo essere e siamo dentro a questi processi di aggregazione e vediamo ogni giorno crescere l’apporto di giovani, riconosciamo i volti di vecchi militanti della lotta di classe, assistiamo a un risveglio ancora timido, ma deciso di interesse, reso inevitabile dalla necessità, intriso di speranza e di volontà
di lotta. Bisogna continuare a lavorare, per poche che siano le nostre forze, ricostruendo nella lotta ciò che ci divide.
In questa prospettiva lanciamo un o slogan vecchio, ma efficace:

No alle spese militari
No alle spese per scuola e università private
Meno profitti, più posti di lavoro

La Redazione