OSSERVATORIO ECONOMICO

n. 2, serie II, febbraio 2010

Crisi – Ci dicono che la crisi è alle nostre spalle, ma i dati che provengono dall’ex economia trainante dell’Unione Europea, la Germania Federale, sono tutt’altro che incoraggianti. Alcuni esempi in tabella (variazioni percentuali rispetto all’anno precedente).

2008 2009
Pil 1,3 -5
Investimenti in beni capitali 3,3 -20
export 2,9 -14,7
import 4,3 -8,9

Di particolare rilevanza è il dato relativo agli investimenti. I risultati negativi dell’export e dell’import (comuni a molti paesi) testimoniano la frana del commercio internazionale ed in particolare l’import in forte calo rivela che la diminuizione del PIL non è momentanea.
Global Warming – La partita aperta tra Stati Uniti e Cina per la leadership del mercato mondiale non conosce esclusione di colpi ed il mancato accordo di Copenaghen è solo un episodio del conflitto in corso (è appena il caso rilevare quanto sia ingente l’investimento cinese nei titoli di Stato statunitensi). Quello che emerge in questi giorni è che un rilevante gruppo di scienziati ha legato la propria carriera alla scommessa sul disastro climatico. Il rapporto 2007 dell’Ipcc (il comitato scientifico dell’ONU sui cambiamenti climatici, cui partecipano 2.500 scienziati di tutto il mondo) è sotto accusa per errori e falsificazioni. Gli errori, si sa, li fanno tutti; ma quando un rapporto ufficiale tra i più citati del mondo e su cui si costruiscono carriere accademiche e successi politici pronostica la fine dei ghiacci in Himalya entro il 2035 sulla base di una tesi di laurea, che citava un giornale, che a sua volta citata a sproposito uno scienziato (che poi ha smentito) la cosa si fa inquietante. Ma quello che più allarma e che è stato dimostrato che alcuni dati del dipartimento di climatica dell’Università dell’East Anglia sono stati scientemente manipolati in modo da rendere più drammatici le conseguenze negative dell’effetto-serra (Il sole 24 ore, n°40, mercoledì 16 febbraio 2010, p. 14).
Italia – Mai così male l’export italiano negli ultimi quaranta anni. Nel 2009 le esportazioni sono diminuite del 20,7% con un calo monetario di 76 miliardi di Euro. Tutti i settori merceologici hanno subito perdite ingenti, tranne quello farmaceutico. Le considerazioni da fare sono poche e chiare. Il commercio mondiale è in forte restrizione e ciò colpisce tutti i paesi, ma è chiaro che il dato del nostro paese e nettamente peggiore di quello della Germania, per esempio. Il problema è tanto più rilevante per l’Italia per il semplice fatto che la scelta storica di questo paese è stata quella di coltivare la vocazione esportativa a scapito del sostegno del mercato interno. Ne discende che l’effetto della contrazione delle esportazioni (in maniera così rilevante per di più) si ripercuote in modo violento sull’occupazione con gli effetti che sono sotto i nostri occhi quotidianamente. Meno occupazione vuol dire meno massa salariale e quindi calo dei consumi interni, ulteriore. Ma la crisi è alle nostre spalle!

chiuso il 18 febbraio 2010
Saverio Craparo