Il papa si pente ma non paga

In un periodo come questo di grande crisi sociale, mentre cresce il debito pubblico, tagli pesanti vengono fatti su scuola, università e ricerca, i servizi sociali si contraggono per carenza di risorse una delle voci in crescita del bilancio dello Stato è quella relativa al finanziamento della Chiesa cattolica che raggiunge una cifra vicina ai 10 miliardi di €. All’importo dell’8 ‰ pari nel a 1002 milioni di euro nel 2008 e agli stipendi degli insegnanti di religione di analogo importo vanno messi in conto finanziamenti e esenzioni da tasse e imposte. Lo Stato italiano paga persino l’acqua per innaffiare i giardini vaticani e per smaltire i rifiuti organici nella rete fognaria di Roma. Una delle voci di spesa rilevante è divenuta, grazie ai governi di centro sinistra e di centro destra, il finanziamento alla scuola privata cattolica. Questo fiume di denaro è sempre più senza controllo e la sua erogazione avviene malgrado l’utilizzazione che ne fanno le autorità ecclesiastiche.

“Lasciate che i bambini vengano a me !”

Il mese di febbraio di ogni anno costituisce un momento importante per le finanze cattoliche. Entro la fine di questo mese vengono infatti compilati i moduli con i quali studenti e famiglie richiedono o rifiutano la frequenza degli alunni, dalle materne alla scuola superiore, dell’insegnamento della religione cattolica.
Quest’anno la Gelmini, in vena di risparmi, ha fatto sparire le risorse per pagare gli insegnanti di materie alternative a quella di religione, malgrado che tale opportunità sia prevista dalla legge come garanzia di libertà.
Così ci sono un bel po’ di docenti in meno e i genitori o ritirano i figli dalla scuola durante l’ora di religione o sono costretti a fargliela frequentare.
Ma il mese di febbraio è anche importante perché si approvano i bilanci degli enti locali che, insieme allo Stato, grazie alla legge voluta da Luigi Berlinguer, finanziano le scuole private cattoliche. Ciò avviene o attraverso il buono scuola (divenuto dal 2008 in Lombardia “dote per la libertà di scelta”, pagato preventivamente solo a coloro che mandano i figli alle scuole private), oppure attraverso la stipula di convenzioni dirette con le singole scuole, rappresentate dalla FISM – Federazione Italiana Scuole Materne, di orientamento cattolico, tanto da avere un assistente spirituale nominato dalla CEI.
Una di queste convenzioni, stipulate da un Comune della Provincia di Ferrara con una parrocchia dipendente dalla Curia di Bologna, che estende a Ferrara e provincia la propria giurisdizione, ha però riservato una brutta sorpresa. Nel 2005 il prete che sovraintendeva alla scuola materna è stato imputato di pedofilia nei confronti di 10 bambine dai 3 ai 6 anni ! Secondo le testimonianze rese in aula da maestre trimestrali, bidelle, cuoche, l’uomo era stato visto palpeggiare alcune bambine nelle parti intime, accompagnarle in bagno per guardarle orinare, baciarle sulla bocca, infilare una caramella nelle mutandine per poi farla leccare. I genitori e la direttrice della scuola avvisarono la curia di Bologna di quanto accadeva. Dalle dichiarazioni rese durante il
dibattito processuale risulta che il vescovo vicario di Bologna avrebbe detto: «Quell’uomo è malato e questo incontro non è mai avvenuto». E quando seppe della denuncia, si arrabbiò facendo notare che il personale della scuola che si era detto disposto a testimoniare era pagato dalla Chiesa.
I giudici Caruso, Oliva e Bighetti, nella sentenza hanno rilevato che «il silenzio dei vertici ecclesiastici e la loro ritrosia a mettere sul tappeto le notizie sulle accuse che già da tempo circolavano sul conto del parroco, e di cui i rappresentanti dei genitori e l’educatrice intendevano discutere, equivale a implicita ammissione di conoscenza di quei fatti da parte delle gerarchie e consente di leggere tutta la vicenda come un
tentativo di evitare uno scandalo che si considerava inevitabile perché fondato su fatti inoppugnabili». Così operando, dicono i giudici, la Chiesa bolognese ha eretto un «muro di gomma», che ha ritardato la tempestività delle denunce incidendo sul numero di bambine che sono rimaste vittime di molestie sessuali. Il prete, processato, è stato condannato in primo grado a 6 anni e 10 mesi di carcere e a versare 28.000 € alle famiglie.

I preti sbagliano ma non pagano!

Malgrado la condanna in primo grado probabilmente il prete non pagherà!
Sotto il profilo penale sono stati necessari ben tre anni per concludere il processo di primo grado e l’appello è previsto per il 2012 ! Il 68 enne sacerdote può stare tranquillo: tra leggi sul giusto processo, rinvii, età avanzata non farà un solo giorno di carcere.
Per quanto riguarda i 28.000 € dovuti alle famiglie, avendo pronunciato voti di povertà, dice di non avere i soldi per pagare.
E’ bene precisare che questo avviene solo in Italia, Repubblica papalina. I preti pedofili sono ovunque, soprattutto in Irlanda e negli Stati Uniti. Ma lì la Chiesa cattolica è stata obbligata dallo Stato a risarcire le vittime, tanto che la diocesi di Boston ha dovuto vendere numerose Chiese per risarcire i violentati. Il Papa è stato costretto a scusarsi e lo ha fatto recentemente con due documenti: Crimen sollicitationis
http://it.wikipedia.org/wiki/Crimen_sollicitationis e il De delictis gravioribus
http://it.wikipedia.org/wiki/De_delictis_gravioribus, ma per quanto riguarda l’Italia si guarda bene dall’impartire disposizioni per pagare i danni.
Anche in Italia ci sarebbe modo di far pagare i preti, tenendo conto che la loro remunerazione è gestita dagli Istituti Diocesani per il Sostentamento del Clero, supportati dall’Istituto Centrale finanziato con l’8 ‰.
Sono questi Istituti, peraltro finanziati con il denaro di tutti, a doversi assumere l’adempimento delle obbligazioni dei ministri di culto altrimenti avremmo un’altra categoria di intoccabili che possono fare ogni danno, tanto non pagano mai, nemmeno i danni di un incidente stradale.
Ma quando si tratta di pagare la Chiesa cattolica in Italia non paga mai, come ad esempio nel caso di un altro sacerdote condannato per violenze su una bambina dagli 8 ai 14 anni, con sentenza della Corte di Cassazione, sezione III penale n. 652 del 19.03.2009, quindi definitiva.
Eppure l’asilo parrocchiale in questione riceve i finanziamenti comunali, regionali e statali ! Perché allora non permettere alle famiglie di rifarsi su quei fondi ! E soprattutto perché continuare a finanziare queste strutture che sono prive di ogni controllo e vigilanza.
Un motivo in più dunque per battersi contro ogni finanziamento alla scuola privata, mettendo in guardia sia gli amministratori che le famiglie su quando può succedere.

Gianni Cimbalo