L’assassino e il predatore (il più pulito ha la rogna)

Ha destato molto scalpore l’assenso dato da Biden alla definizione di Putin come assassino ma, a ben guardare i comportamenti dei due, il più pulito ha la rogna. È bene ricordare i “meriti” di Putin nella trasformazione della Russia in uno Stato oligarchico, a gestione pressoché ereditaria, (per legge potrà correre per due ulteriori mandati) e quelli di Biden, già vicepresidente di Obama, distintosi nella guerra civile siriana per i feroci bombardamenti e lo sfruttamento dei Curdi, ma ancor più impegnato a fare affari in Ucraina per il tramite del suo diletto figlio. Anche se le accuse verso il giovane Biden provengono dall’odiato Trump ciò non significa che, come avremo modo di vedere, fossero false: per capire, mente già riprendono gli scontri armati nel Donbasss, basta riflettere sulla politica USA in Ucraina a partire dall’indomani del crollo dell’URSS.

La politica USA in Ucraina dopo l’indipendenza

Gli accordi degli Urali, accordi rimasti segreti, ma che coinvolsero Russia, Germania e Stati Uniti, prevedevano come contropartita a una dismissione pacifica dell’impero sovietico la creazione intorno alla Russia di una “cintura di sicurezza” che riprendendo il concetto napoleonico di Stati cuscinetto portasse alla creazione alle frontiere di una cintura di Stati “neutrali” volti ad isolare la Russia dai paesi NATO.[1]
Questo accordo venne immediatamente violato a nord dall’adesione all’ U. E. e alla NATO di Estonia, Lettonia e Lituania e dall’altro dallo schieramento della Bielorussia con la Russia e, sul confine sud, dalla ignorata spartizione di fatto della Moldava, con l’annessione per il tramite della Romania, della sua componente rumena nell’area occidentale e con la creazione della ”Repubblica della Transnistria”, un area autonoma
rispetto alla Moldova, situata ad est del fiume Dnster, fino ai confini con la Russia. Restava fra nord e sud il lungo confine con l’Ucraina, paese strategico dal punto di vista anche economico, perché in origine da li transitavano oleodotti e gasdotti per l’esportazione russa ad occidente.
Fin dal 1994 gli Stati Uniti, per aggredire la situazione ucraina e risolverla a loro vantaggio, si sono dotati di uno strumento per le operazioni in Ucraina. Ci riferiamo all’International Republican Institute (IRI) il quale non pretende nemmeno di essere un’Organizzazione Non Governativa. La quasi totalità dei fondi dell’Istituto (stimati in $ 50–100 mln) proviene dal Dipartimento di Stato USA per mezzo dell’Agenzia
Statunitense per lo Sviluppo Internazionale (USAID) ed il National Endowment for Democracy (NED). L’IRI, pur avendo la sua sede principale a Kiev, opera anche fuori dalla capitale, nelle regioni le cui comunità non sarebbero altrimenti state raggiunte dal messaggio dell’Occidente, come quelle orientali. Il personale dell’IRI comprendeva i background religiosi e geografici più diversi, rappresentando ben 10 regioni dell’Ucraina: da Leopoli all’ovest, a Luhansk all’est. Fino al 2015, aveva propri uffici a Odessa e Sinferòpol. In occasione del decimo anniversario dell’apertura della prima sede dell’IRI in Ucraina, il Patriarca Filaret del Patriarcato di Kiev ha impartito una speciale benedizione all’Istituto, a riprova dei legami tra la sua Chiesa e gli ambienti
della diaspora ucraina negli Stati Uniti e in Canada dove il Patriarca si è recato più volte per raccogliere finanziamenti volti a finanziare la separazione delle chiese ortodosse da Mosca e l’autocefalia.
Oggi, dopo la crisi del 2018 che ha portato al riconoscimento dell’Autocefalia per la neonata Chiesa Ortodossa Autocefala dell’Ucraina da parte del Patriarcato Ecumenico e alla rottura di questi con il Patriarcato di Mosca, il paese gravita sempre più verso l’occidente, anche se la Russia mantiene una certa influenza nel paese. Gli eventi non hanno tuttavia impedito che gli Stati Uniti continuassero ad operare in Ucraina per
accrescere i legami con gli USA, ne che la Russia operasse per tagliare fuori dal business degli oleodotti e dei gasdotti il paese, attraverso il raddoppio del grande Metanodotto del baltico (il cosiddetto Nord Stream 2). che non a caso è avversato dall’amministrazione Biden; essa minaccia addirittura sanzioni verso i paesi occidentali
che vi partecipano. Interessi di famiglia e geo strategici si confondono dunque e determinano la profonda avversione dell’amministrazione Biden verso Putin. Nello stesso tempo cresce l’influenza dei cappellani militari delle diverse Chiese ucraine all’interno dell’associazione internazionale dei cappellani militari voluta dal Pentagono, e attraverso la quale l’esercito ucraino viene risucchiato all’interno degli eserciti dell’occidente.

L’appoggio degli ortodossi della diaspora in USA a Biden

A confortare la tesi su esposta relativa ai rapporti di Biden e di suo foglio con l’Ucraina per il tramite del IRI concorre il documentato sostegno alla sua campagna elettorale da parte di Elpidophoros (Lambranidis), il nuovo Arcivescovo d’America, titolare della tauropegia (ambasciata) del Patriarcato Ecumenico a Washington, insignito nel 2008 del più alto riconoscimento dello Stato ucraino: l’Ordine del principe Jaroslav il Saggio, di V grado [2]. Costui non solo ha partecipato alla convention democratica che a nominato Biden, ma ha pubblicamente invitato i fedeli della sua Chiesa, cittadini USA che costituiscono un potente gruppo di influenter nella società USA, a votare per lui.
Ecco perché ora Biden si dispone a onorare la cambiale sottoscritta e fa dell’appoggio all’Ucraina uno dei cardini delle sua politica estera. Si tratta di una decisione gravida di conseguenze non solo per l’inevitabile scontro con la Russia, ma anche per il conseguente schieramento a favore di Erdoan, passando per i buoni uffici del Patriarcato Ecumenico che ha sede a Istanbul, ospite del governo turco, nel senso anche letterale del termine, visto che i locali dei quali usufruisce e ha sede sono di proprietà dello Stato turco. Questo perché in occasione della crisi Ucraina relativa alla concessione del Tomos dell’autocefalia il Patriarcato Ecumenico ha operato di concerto con la Turchia a favore di una collocazione anti russa dell’Ucraina.
Da questo appoggio dipende lo schieramento USA in Siria e in genere in tutto il settore mediorientale, malgrado che il Governo turco, denunciando la Convenzione di Istanbul sulla violenza sulle Donne, firmata nel 2011, sia un alfiere di fatto della repressione della libertà delle donne e che contrasta la difesa conclamata dei diritti umani dietro la quale si nasconde non abilmente la diplomazia USA. Lo “sgarro” nei confronti di Ursula
a von der Leyen è voluto in quanto donna e Presidente della Commissione U. E. è voluto e vuole mettere alla prova Biden.
D’altra parte, così operando, nei confronti dell’Ucraina Biden agisce in coerenza con la tradizionale politica estera dei governi USA retti dai democratici, in politica estera tradizionalmente interventisti e guerrafondai. Si pensi al ruolo di Obama nella guerra siriana e in tutto il conflitto mediorientale, per restare alle posizioni più recenti.

Putin l’oligarca devoto

Altrettanto legato e condizionato da una Chiesa, quella Russa ortodossa, è l’interlocutore di Biden, il quale si serve della sua affiliazione al Patriarcato di Mosca con un cinismo pari a quello dei più noti dirigenti sovietici, prendendo esempio soprattutto da Stalin, il quale rifondò la Chiesa Ortodossa Russa per farne strumento di potere all’interno del paese, ma soprattutto all’estero, al fine di manipolare attraverso le rispettive Chiese autocefale i paesi dell’Est a maggioranza ortodossa sotto il suo controllo. In effetti come hanno dimostrato i documenti emersi grazie alle leggi sulla “lustrazione” approvate nei paesi ex socialisti, più del 70% dei membri dei Sinodi delle Chiese ortodosse dei paesi dell’Est Europa appartenevano ai servizi segreti e
ricevevano da Mosca le direttive che ne orientavano l’operato.
Questi dati di fatto ci consentono di affermare che il presunto ateismo dei paesi dell’Est fu di facciata e che anzi le Chiese vennero infeudate e sostenute per puntellare il potere politico. Stupisce che in occidente si dimentichi che molti prelati avevano la tessera del partito e che facevano parte dei suoi organismi dirigenti.
Questo spiega tra l’altro almeno in parte, la rinata adesione ad Est della parte più ignorante della popolazione alle Chiese. In Russia oggi Putin, privo di valori laici da sostenere e da un’ideologia sociale che lo sostenga, si appoggia su quelli tradizionali della Chiesa ortodossa, come del resto fa il suo epigono Lukashenko, che ha trasformato la Bielorussia in uno Stato confessionale [3].
Le scelte in campo etico sulla libertà di coscienza in Russia come in tutto l’Est Europa, si vedono con estrema chiarezza sol che si guardi alle crescenti restrizioni relative alla libertà della donna in materia di contraccezione, maternità ed aborto e addirittura rispetto alle scelte in materia di riti funebri settore nel quale si privilegiano i cimiteri privati e caratterizzati, religiosamente e/o etnicamente.

Un panorama decisamente sconsolato e sconsolante

Vorremmo sbagliare, ma tutto ci dice che il territorio dell’Ucraina sarà quello sul quale verrà condotto lo scontro guerreggiato e per procura tra gli USA di Biden e la Russia di Putin, con il doppio obbiettivo da parte USA di contenere la Russia e di ostacolarne i rapporti economici con l’U. E. e la Germania in particolare. Con questo paese che, non a caso, è stato parte degli accordi di Minsk sull’Ucraina, la Russia aveva raggiunto un
accordo di spartizione: la Russia avrebbe incamerato i distretti orientali russofoni dell’Ucraina e consolidato il possesso della Crimea con il consenso tacito dell’U. E. e l’immobilizzazione della NATO; e la Germania avrebbe utilizzato sine die la forza lavoro dell’Ucraina. a buon prezzo e disposta a una presenza non stanziale in Germania (vedi l’apposita legge approvata in Germania che facilita la pendolarità tra i due paesi.). realizzando sul piano economico la spartizione dell’Ucraina, trasformata in un guscio vuouo. [4]
La scesa in campo di Biden e l’apertura delle ostilità con la Russia vuole rilanciare i giochi e non considerare chiusa la partita.

[1] Gli accordi conosciuti e pubblici sono invece quello di Belavezha, Bielorussia, (8 dic. 1991) tra Russia. Bielorussia e Ucraina e i protocolli di Alama Alta – Kazakistan, siglati il 21 dic. 1991 dalle 15 Repubbliche ex sovietiche che costituivano l’URSS.
[2] Tra i più decisi sostenitori del primato del Patriarcato Ecumenico e del suo diritto di concedere l’autocefalia, Elpidophoros è autore tra l’altro di un libro sulla Chiesa ucraina. Di lui si parla come del probabile successore di Bartolomeo. Vedi: Konstantin Shemljuk,
Fanar, Vaticano o Dipartimento di Stato: quali sono le forze dietro il Tomos della Chiesa ortodossa dell’Ucraina. Per una breve biografia: https://www.athina984.gr/it/2019/05/11/neos-arcivescovado-amerikis-o-metropolitis-proysis-elpidoforos/.                                   [3] G. Cimalo, La Bielorussia alla ricerca della propria identità e il processo di confessionalizzazione dello Stato, https://www.giovannicimbalo.it/wp-content/uploads/2019/10/87-Cimbalo-La_Bielorussia-alla-ricerca-della-propria-identità.pd, pp. 1-34.
[4] Per maggiori informazioni su questa tematica si veda: G. Cimbalo, L’evoluzione dei rapporti tra Stato e Chiese nella Nuova Ucraina. Alla ricerca dell’Autocefalia, “Diritti e religioni”. Parte I – Storia delle istituzioni religiose e dei rapporti tra Diritto e Religioni, pp. 263- 303.

Gianni Ledi