Il dibattito parlamentare sviluppatosi intorno alla recente legge sulle unioni civili, tutti i commenti della stampa, hanno focalizzato l’attenzione sulla maternità surrogata e sui problemi connessi all’adozione dei bambini, trascurando l’essenza del problema. Tutti sembrano aver dimenticato che è la famiglia a essere in crisi. Oggi i più fermi sostenitori dell’istituto sono coloro che non possono accedervi, i quali vorrebbero per altre forme giuridiche di convivenza le stesse caratteristiche del matrimonio e questo per due sostanziali motivi: i diritti che al matrimonio sono connessi, il bisogno di superare la crisi di utilità della famiglia che risiede anche nella sua limitazione alle unioni eterosessuali. In buona sostanza l’ingresso nella platea delle persone sposabili di gay e lesbiche aumenterebbe la solidità dell’intero istituto familiare. E ciò è senz’altro vero.
I sostenitori del Family day dovrebbero ben riflettere sulla circostanza e annettere tra i propri membri coloro che chiedono perfino il matrimonio paritario.
E invece – auspice il centro destra e il Ministro degli Interni nella di veste di capo partito (!) – è stata introdotta nella legge appena approvata l’esclusione dell’obbligo della fedeltà. E questo senza riflettere affatto sul significato di questa esclusione, ma utilizzandola solo per esaltare le differenze con la famiglia tradizionale cattolica. Una volta tanto dobbiamo ringraziare la destra inconsapevole, perché in tal modo impedisce che la sopravvenuta eventuale infedeltà sia causa giuridicamente sanzionabile (art. 570 Codice Penale), capace di produrre lo scioglimento o l’insussistenza del vincolo. Restano tuttavia in vigore le garanzie stabilite dal codice civile relative alla tutela dell’altro membro della coppia e di eventuali figli, del resto suffragate da un orientamento in tal senso della giurisprudenza. Tuttavia in tal modo la persistenza della fedeltà coniugale viene sottratta alla sanzionabilità del diritto e l’unione consegnata alla persistenza del legame affettivo tra coloro che lo contraggono e lo fanno vivere, che è cosa diversa dalla fedeltà.
Il clero cattolico, becero e ignorante; gli esponenti di centro destra, ipocriti sostenitori della famiglia tradizionale. pluridivorziati e fedigradi. esultano e pensano di avere vinto, mentre chi ha l’occhio più lungo in Vaticano, unilateralmente, rende più labile l’unione matrimoniale, introduce l’annullamento del matrimonio mediante un procedimento amministrativo (decisione del Vescovo), coglie le ragioni profonde della crisi che
risiedono nelle mutate condizioni di vita e di lavoro, nell’insicurezza sociale, nell’allungamento della vita, nell’organizzazione giuridica e economica della convivenza e chiede che su questi fattori si intervenga. E perciò, al vincolo giuridico sostituisce la misericordia e quindi accetta l’ipotesi che il matrimonio possa finire, ma che non per questo deve interrompersi la solidarietà, la comprensione, l’attenzione per i figli e perfino l’insorgenza di un nuovo amore, di una nuova convivenza.
Gli appartenenti al PD e il governo che della questione hanno fatto uno spot elettorale si dilaniano tra loro, vittime delle diverse componenti lobbistiche, senza capire nulla di quello che stanno facendo e si lasciano incastrare nella discussione sulla maternità surrogata. I cinque stelle usano l’occasione per fare esperienza di tattica politica e nascondere l’inesistenza di un dibattito culturale a riguardo.
I laici invece dovrebbero esultare ringraziando per il favore e battendosi per i diritti dei bambini comunque nati, incolpevoli di ogni eventuale conseguenza delle scelte di chi li ha fatti nascere, aprendo definitivamente le porte degli orfanotrofi e lavorando per la loro estinzione.
La de-istituzionalizzazione del vincolo di convivenza e/o di matrimonio toglierebbe a tutte le religioni il controllo dei momenti topici di ogni vita: nascita, unione con un altro individuo, morte. Sarebbe la fine dello Stato etico in materia di rapporti affettivi e sessuali, posto, tra l’altro, che una pluralità di rapporti affettivi tenuti da due soggetti di un rapporto può costituire una libera scelta che riguarda la sfera personale di chi li instaura e quindi deve gestirli, in un’ottica paritaria.
Se abbiamo ancora bisogno di approfondire la riflessione sull’utero in affitto, pratica così cara all’iconografia cattolica che concepisce l’immagine di una Maria sempre vergine, resa fertile dallo spirito santo e assistita da un padre putativo Giuseppe, possiamo intanto cominciare a discutere concretamente di eutanasia e quindi del diritto di ognuno di prendere in mano e di governare, i modi e i tempi della vita e della morte, che appartengono a ognuno di noi e non sono delegabili ad alcuno, tanto meno ai preti di ogni religione, alla Chiesa e agli altri culti, ai “laici operosi” alla Ferrara.
Il laico